Storie di calcio a Lussemburgo, tra Milan e Sanel Ibrahimović

by Redazione Cronache
Sanel Ibrahimovic

Non tutti lo sanno, ma Miralem Pjanić iniziò a giocare a calcio in Lussemburgo, unico Granducato al mondo – oltre che “capitale” d’Europa” – dove la sua famiglia si rifugiò dalla guerra nei Balcani. Dopo Indonesia, Cipro, Hong Kong e Gibilterra, la terra sul Mediterraneo dei tre fratelli Casciaro, a proposito di famiglia, qui parliamo del Lussemburgo dei tre fratelli Thill. Papà Serge e mamma Nathalie: lui calciatore, lei calciatrice e lanciatrice di giavellotto. I loro tre figli sono Sébastien, 29 anni, Olivier di 26 e il più piccolo, Vincent, 23. Tutti giocano dal centrocampo in su, in Germania, Turchia e Svezia (Vincent, all’AIK). Ma i più famosi del Lussemburgo sono Gerson Rodrigues e i due Sinani: due fratelli nati a Belgrado. Ci sono 4 anni di differenza tra Dejvid, che gioca al Dudelange in patria, e Danel, che gioca al Wigan (in prestito dal Norwich) e che una sera fece paura a San Siro.

 

Lussemburgo, due Esch e il F91

Il Lussemburgo è il paese più ricco (e uno dei più piccoli) dell’Unione Europea, che qui ha sede oltre a Bruxelles, Francoforte e Strasburgo. La sua storia è travagliata, sia per la sua posizione geografica (tra Belgio, Germania e Francia) che condizioni politiche, con l’occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale. È l’unico momento – oltre al 2020, causa Covid-19 – in cui s’è fermato il campionato. Si gioca dal 1909 e in 37 occasioni è finito a Esch-sur-Alzette, città confine con la Francia dove 29 volte l’ha vinto il Jeunesse Esch, club più titolato del Lussemburgo, e 8 volte il Fola Esch, che è invece il club più antico del Paese, fondato nel 1906 da un insegnante di lingua inglese. Ma l’aristocrazia conta poco: il Jeunesse Esch non vince il campionato dal 2004, mentre il Fola l’ha vinto tre volte dal 2000 in poi, quando l’F91 Dudelange ha vinto ben 16 dei 22 tornei. La storia dell’F91 Dudelange è tipo una matrioska: viene fondato il 26 aprile 1991 da tre squadre, a loro volta nate da due fusioni e un cambio di nome. Totale, cinque squadre fuse in una. Curioso.

 

Dudelange, record e Milan

Nel 2012, l’F91 Dudelange batte i sanmarinesi del Tre Penne ai playoff di Champions League, poi il Red Bull Salisburgo di Roger Schmidt (oggi al Benfica), Ilsanker e Jonathan Soriano. Un’impresa mozzata, visto che il Dudelange non riuscì a qualificarsi neppure in Europa League. Ma nell’estate 2018 si compie invece la magia. Il Dudelange esce col MOL Fehérvár al primo turno preliminare di Champions, ma ai preliminari d’Europa League supera i kosovari del Drita e al terzo turno fa l’impresa. Vince 2-1 in casa del Legia Varsavia, pareggia 2-2 a Lussemburgo. Agli spareggi evita Celtic e Malmö, pesca il Cluj di Giuseppe De Luca, l’ex attaccante di Atalanta, Bari ed Entella, e batte i romeni sia in casa (2-0) che trasferta (3-2). Per la prima volta nella storia, una squadra lussemburghese si qualifica a una competizione UEFA. Il sorteggio è demoralizzante – Betis, Olympiakos e Milan, in ordine di classifica – e infatti il Dudelange finisce ultimo: 1 solo punto, 16 gol subiti e 3 segnati. A San Siro, però, il 29 novembre 2018, per più di un quarto d’ora l’F91 è in vantaggio in casa del Milan, che però vince 5-2 con due autoreti e i gol di Cutrone, Çalhanoğlu e Borini. «Ho avuto un po’ di paura», confesserà il tecnico, Gattuso. E tutto senza i due Ibrahimović.

 

I due Ibrahimović

Zlatan Ibrahimović gioca ancora ai LA Galaxy (tornerà al Milan a dicembre 2019), mentre l’F91 Dudelange non ha convocato Sanel Ibrahimović. Nessuna parentela. Sanel è bosniaco, oggi s’è ritirato, ha speso tutta la carriera in Lussemburgo dov’è stato tre volte capocannoniere (2011, 2014 e 2015), ha vinto 10 titoli e segnato 218 gol tra 4 squadre: Dudelange, Jeunesse Esch, FC Wiltz 71 e RM Hamm Benfica, che da luglio si chiama FC Luxembourg City, senza l’associazione con le Aquile di Lisbona. La famiglia di Sanel Ibrahimović emigrò in Lussemburgo per scappare dalla guerra. Gioca a calcio da quando ha 6 anni, ha lavorato in un hotel da addetto alle colazioni e come guardiano di parcheggi interrati. S’allenava di sabato, rifiutò anche un’offerta dal Colonia pur di restare in Lussemburgo. Niente favoritismi, tranne una volta: «Stavo tornando dalla mia famiglia in Bosnia. Alla frontiera, l’ufficiale di polizia guardò il mio passaporto e mi chiese se fossi Ibrahimović il calciatore. Dissi di sì. In fondo, mica era una bugia. Gli feci un autografo per suo figlio, fu il controllo di frontiera più breve della mia vita», ha raccontato sorridendo a 11Freunde.