C’è un dettaglio nelle esultanze di Mandragora che racconta la sua esplosione come calciatore

by Giacomo Brunetti

La stagione della consacrazione alla Fiorentina (8 gol, 5 assist) rende Rolando Mandragora un candidato per il centrocampo della Nazionale. Nella gara di andata dei quarti di finale di Conference League, all’improvviso è spuntato un dato curioso: è diventato il calciatore con più presenze europee (40, in quel momento) con la Fiorentina. Subito dopo, la 6ª rete stagionale. All’improvviso, i riflettori si sono accesi.

Lontano dai riflettori, vicino al cuore

Il dato ci racconta la solidità di un calciatore, classe 1997, che ovunque è andato (Genoa, Pescara, Crotone, Udinese, Torino e under) è diventato un leader. Stavolta anche capitano. Da lì, Mandragora ne ha segnati altri due: sono 13 reti portate in stagione alla Viola. Dopo tutti gol, anche quelli bellissimi come la rovesciata contro l’Empoli, ha dimostrato maturità da leader: è sempre andato ad abbracciare in panchina un compagno in difficoltà. Lo ha fatto con Richardson, lasciando perdere la rovesciata appena realizzata, che stava giocando poco.

Lo ha fatto anche la settimana prima, in Conference, andando ad abbracciare Terracciano, che doveva essere il portiere di coppa ma a cui, viste le prestazioni dello spagnolo, è stato preferito De Gea. Proprio Terracciano, insieme a Ranieri e Mandragora, è l’uomo delle 2 finali di UCL perse.

Famiglia e tattica: i due segreti per diventare così impattante

La sua crescita è ascrivibile a due motivazioni. La prima è relativa alla nuova fase di maturità, arrivata con la nascita della figlia e la promessa di matrimonio alla sua storica fidanzata. Mandragora ha anche comprato casa a Firenze: è la prima volta che lo fa in carriera. Un appartamento in pieno centro.

Il secondo segreto, invece, ci fa scendere in campo: con Palladino ha iniziato a giocare stabilmente da centrocampista con il piede invertito, e invece di scivolare verso l’esterno, grazie anche alle sue doti di incursore, riesce a sfruttare il suo mancino all’interno del campo e arrivare più spesso in fase di conclusione dell’azione.

Solo un infortunio lo ha messo in difficoltà

Mandragora è uno stakanovista e glielo riconoscono. Arrivato tre anni fa, si è subito trovato in mezzo al campo: 50 presenze nella prima stagione, 50 nella scorsa e sono già 39 quest’anno (di cui una per recuperare la condizione in Primavera, complice un infortunio che lo ha messo fuori dai giochi a ottobre).

Quando contro il Celje ha raggiunto il primato già citato con la Fiorentina, suo padre pur di vederlo (viste le difficoltà nel trovare voli comodi per la Slovenia e poi Celje), ha viaggiato 1000 km in macchina per essere presente. Lui ha segnato, si è commosso, chiosando: «Nazionale? Lo spero tanto».