Amelia: «La chiamata di Mou e lo spavento in aereo dopo il mio gol»

by Redazione Cronache
Marco Amelia

«Credo che chi vuole fare l’allenatore debba sapere che il percorso per diventarlo è complicatissimo e passa attraverso delle belle esperienze, ma anche delle esperienze negative che secondo me sono quelle che ti insegnano di più. Io ho scelto di fare un percorso che mi permettesse proprio di immagazzinare tanta di quell’esperienza, anche negativa, perché c’è bisogno di formarsi anche se hai giocato a grandi livelli o hai avuto anche grandi allenatori». A dirlo è Marco Amelia, ex portiere di Serie A, campione del Mondo del 2006 e oggi, a 40 anni, tecnico. In Toscana tra Serie C e Serie D con la sua Livorno e con il Prato le ultime esperienze in panchina. «Partire dal basso è stata una scelta mia, voluta perché secondo me mi può aiutare ad essere pronto quando ci sarà un’occasione per poter andare ad allenare un livello più importante» ha spiegato in una lunga intervista sul canale Twitch di Cronache di Spogliatoio. Ecco alcuni estratti.

Amelia e il cammino da allenatore

«Io sto facendo il mio percorso e quindi credo che alla fine sia sia giusto. Soltanto il tempo potrà dire se mi premierà. Però ecco in questo momento devo studiare, devo imparare e devo immagazzinare esperienza per essere pronto in futuro».

L’impresa con la Roma

«Lo scudetto della Roma del 2001 è merito dell’allenatore (Fabio Capello, ndr) ma anche del presidente che ha portato un allenatore con quella mentalità. Già al primo anno il mister ha iniziato a portare quella mentalità, che poi ha contraddistinto una filosofia di lavoro. In quell’anno Capello ha costruito l’ambiente e lo ha preparato ad affrontare una stagione dove voleva essere protagonista. E questo è stato veramente un qualcosa che noi giocatori abbiamo apprezzato».

«Abbiamo proprio percepito che era cambiato l’ambiente da quel punto di vista, anche nelle nostre teste e nelle teste di quei giocatori che c’erano anche l’anno prima. Poi sono arrivati anche giocatori importanti come Batistuta, come Samuel che era giovane, ma era già ‘mentalizzato’. Una meravigliosa vittoria che ancora oggi tutti ricordano: aver fatto parte di quel gruppo mi ha arricchito molto».

Il trionfo azzurro in Germania

«C’era un contesto particolare, arrivavamo da Calciopoli, c’erano tanti giocatori che forse sapevano che avrebbero avuto l’ultima chance per fare qualcosa di grande. Il mister Lippi è stato fenomenale insieme a tutto il lavoro dello staff perché come detto vivevamo dei giorni veramente difficili. Si diceva di tutto, abbiamo pagato anche come giocatori, come lavoro di una squadra che si preparava a un Mondiale. Tanti amanti del calcio erano arrabbiati nei nostri confronti, invece noi non sapevamo quello che stava succedendo e questa è la cosa più difficile da vivere. Lippi ci ha portato a ragionare soltanto di campo e su questo è stato fenomenale».

La scalata del Livorno e quello spavento in aereo

Amelia è arrivato dalla Serie C alla Coppa Uefa con il Livorno e nella competizione europea è uno dei pochi portieri al mondo ad aver fatto gol. «È stato meraviglioso, avevo già segnato nel campionato Primavera con la Roma, ma mi venne annullato. Ho dimostrato che non mi piace perdere. Se ho la possibilità di poter vincere me la gioco. Sono andato a saltare di testa all’86 esimo minuto e non penso che sia successo in passato, di solito lo si fa solo nei minuti di recupero. Mi è andata bene».

2 novembre 2006, campo del Partizan Belgrado e Livorno sotto 1-0. «Segnare è stato bellissimo. Post partita l’ambiente era veramente difficile, giocare sul campo del Belgrado anche a livello mentale è difficile perché è molto caldo. Anche il volo di ritorno è stato particolare. Già all’andata avevamo dovuto lasciare del materiale a casa perché l’aereo non sopportava il peso di tutti, e anche due dirigenti sono dovuti scendere. Dopo la gara invece l’aereo parte e appena decolliamo si spegne e sentiamo dei rumori, il carrello si blocca, c’era una signora con una lampada in mano e tutto buio. Dentro di me pensavo: Cavolo ho fatto gol e ora cade l’aereo, non è giusto. Alla fine siamo arrivati all’aeroporto du Pisa. L’aereo si è riacceso, il carrello si è sbloccato e siamo atterrati».

Il trasferimento al Chelsea di Mou

Nel 2015, a 33 anni, nella sua carriera succede qualcosa di incredibile. Amelia era tornato vicino casa alla Lupa Roma in Lega Pro, diventando anche presidente onorario. A ottobre, però, parte per la Premier: «Si era fatto male Courtois e il Chelsea cercava un portiere, così mi ha chiamato un assistente di Mourinho, poi mi ha chiamato anche lui e in 5 minuti abbiamo fatto tutto. Sapeva che avevo giocato le partite di coppa in C e che stavo bene però mi ha detto: ‘Devi venire qua e allenarti’. Mi ha spiegato tutto, io sono andato e subito Mourinho è venuto in albergo a parlare con me: di lì a poco avevo voglia di giocare per lui. Se mi avesse chiesto di spostare le montagne lo avrei fatto, e anche qualcosa in più».