Genio e svogliatezza, Matthew Le Tissier: Le God tra i Saints

by Redazione Cronache

Per molti, se dici Southampton balza in mente l’immagine di Gabbiadini o della rovesciata di Pellè che lo ha portato praticamente all’Europeo. Per gli appassionati di calcio estero, magari,  al nome Southampton, può collegarsi il volto di Van Dijk, Manè o Theo Walcott. Ma per i tifosi e gli amanti dei Saints, il nome è uno solo: Le God, Matthew Le Tissier.

Guardando il video vi sarete detti: «Ma che gol, c’era spazio solo lì. Alzarsi la palla e calciare da lì è una cosa da gran giocatore». Certamente, Le Tissier faceva parte di quella categoria di giocatori capace di giocare da fermo e decidere una partita, ma chi lo conosce sa che quel gesto, anche un pò goffo nella coordinazione, era solo pigrizia. Perché Matt Le Tissier è sempre stato questo. Classe immensa, che compensava il suo voler star fermo e correre il meno possibile. Pochi giocatori facevano la differenza come lui, e farla in un ambiente come quello del Southampton, non è certo cosa da tutti. I biancorossi erano storicamente soliti fare alti e bassi tra Premier League e Championship (Serie A e Serie B, per intenderci), ma nei 16 anni di permanenza di Le Tissier, il suo Southampton, non è mai retrocesso. Da quando giocò la sua ultima partita, a maggio del 2002, i Saints sprofondarono, fino ad arrivare in terza serie inglese. 47 rigori segnati su 48. Dal 1986 al 2002, ha segnato ben 164 reti in 443 partite di Premier League con il Southampton e solo con il Southampton. La sua capacità di decidere le partite era fuori dal comune, e molte squadre hanno bussato alla sua porta.

«Il suo talento era fuori della norma. Poteva dribblare sette o otto giocatori, ma senza velocità, semplicemente camminando in mezzo a loro. Per me è stato sensazionale». (Xavi)

E se uno come Xavi parlà in questo modo di te, o sei Iniesta, o sei Le Tissier.

Di offerte ce n’erano

In Inghilterra ci hanno provato tutti a prenderlo. Dall‘Arsenal, nel 91, fino ad arrivare al Manchester United, nel 93, 94 e 95, di Sir Alex Ferguson, che in attacco aveva un certo Eric Cantona. Le Tissier non si è mai piegato, arrivando persino a divorziare con la moglie per rimanere a Southampton. Come dichiarato dallo stesso Le Tissier, la donna, dopo diversi liti, avrebbe sbattuto la porta dicendogli:

«A Southampton ci stai bene solo tu, non combinerai mai niente. Ti sei creato la tua corte dei miracoli qui, a duecento chilometri dal calcio che conta».

La domenica dopo segnò questo gol a Peter Schmeichel.

Ma perché rifiutare, perché proprio Southampton?

Ha deciso di rifiutare tutte le richieste, pur di rimanere al Southampton. I tifosi erano dalla sua parte, il club si muoveva per lui e gli allenatori lo mettevano al centro del progetto. Quante volte, dopo le partite, Le Tissier si fermava al bar sotto il vecchio stadio, “The Dell” a prendersi una birra. Per festeggiare, se vincevano, o per dimenticare, se perdevano. Ciò di cui era certo è che quella birra non la pagava mai. Il tifoso di turno era lì, pronto ad aspettare che Le God scendesse al pub, per poter farsi una birra in compagnia e scambiare due chiacchiere. Calcio d’altri tempi, certo, ma Le Tissier amava quel calore. Per questo Le God non poteva abbandonare The Saints. Per questo, certo, ma anche un pò per gli allenamenti e lo stile di vita dell’inglese, poco consono a una grande squadra. Il numero 7 si allenava, sì, ma con i suoi ritmi.

«Semplicemente, la sua dieta abituale prevedeva: un enorme piatto d’insalata cosparsa di ketchup, o meglio, letteralmente affogata nel ketchup. Poi un piatto di patate fritte a parte e due Coca-cola. Da bere una dietro l’altra». (Tim Flowers, ex portiere e compagno di Le Tissier).

Si registravano spesso sessioni di allenamento in cui non lavorava con il gruppo, per stare in “palestra” o fare un allenamento differenziato tutta la settimana, ma poi la domenica era lì, puntuale, in campo dal primo minuto.  Ai tifosi andava bene, e lui non li deludeva. Ogni partita c’era una magia, delle sue. Di quel 7 che gioca dietro le punte, a volte centravanti, altre volte davanti la difesa (solo lavoro di regia s’intende, copertura 0).

Quella dei Saints era a tutti gli effetti una venerazione. Fuori dal vecchio, The Dell, ormai abbattuto, c’era una targhetta con scritto “Benvenuti nella casa di Dio“. Il primo gol che vedrete, nel video, testimonia cosa poteva essere Le Tissier con un pò di allenamento, mentre i gol successivi raccontano cosa era veramente. Due gol da fermo, pazzeschi, con la palla che si infila sotto la traversa e l’inglese che non corre nemmeno per esultare, ma aspetta che gli altri gli arrivino addosso, metafora della sua vita. L’ultimo ricordatevelo, ci servirà dopo. 

La nazionale

L’unico grande rimpianto della sua carriera è la Nazionale, con cui ha giocato solo 8 partite ufficiali senza mai segnare. Un mondiale, quello di Francia ’98, che era diventato una promessa, mai mantenuta. Il CT Hoodle, infatti, gli aveva assicurato una convocazione nel caso lo avesse convinto nella rappresentativa B. Le Tissier nell’ultima parte di campionato segnò 8 gol, 3 su rigore, facendo 6 assist, e con la rappresentativa segnò 3 gol in 5 partite. Hoodle non lo inserì nemmeno nei 30 preconvocati. L’Inghilterra fu eliminata ai rigori dall’Argentina ai quarti. Ai rigori.

Il genio di Le Tissier in una scommessa

Come ogni britannico che si rispetti, oltre alle birre e ai pub, Le Tissier andava matto per le scommesse. L’inglese, nei suoi 16 anni di militanza al Southampton, scommetteva con tutti i giocatori,  su qualsiasi cosa. Scommesse piccole ovviamente, fatte solamente per il gusto di poter vincere. Una particolare, resa nota poi dallo stesso portiere pochi anni dopo, l’ha vinta durante una partita, facendo gol. Ma non solo. Aprile 1994. Il Southampton affronta il Blackburn per una sfida che può regalare punti preziosi per la salvezza. Il Blackburn ha in porta l’ex portiere dei Saints, Tim Flowers, grande amico di Le Tissier dopo i 7 anni passati in biancorosso. Le Tissier conosceva tutto di lui, sapeva anche che Flowers porta sempre con lui un asciugamano che raffigura l‘Union Jack e lo tiene appeso sulla rete.  Ad inizio partita, prima del riscaldamento, i due si incontrano per scambiare due parole e Le God sfida il portiere con una scommessa delle sue: «Tim, colpirò il tuo asciugamano, non importa dove lo metti, lo prenderò». Ci riuscì, ovviamente, e a modo suo, con un tiro da 30 metri di destro, in una traiettoria ad uscire. Il gol, oltre che a fargli vincere la scommessa, venne premiato come il gol più bello della stagione 1994-95. Questo è il gol che dicevamo di ricordarvi prima. Ma tranquilli, lo sappiamo che siete pigri come Le Tissier, quindi ve lo riportiamo qui sotto.

https://www.facebook.com/storiedelboskov/videos/1717025538516390/

Nulla di banale, nemmeno la sua ultima partita

19 maggio 2001. Il presidente l’aveva promesso: «Dal nuovo millennio si cambia stadio, il The Dell sarà demolito». E cosi è stato. The Dell, lo storico stadio del Southampton, chiude dopo 103 anni di storia per lasciare spazio a un impianto nuovo, il St. Mary’s Stadium. Era l’ultima partita di Matt Le Tissier a casa sua. Lo stadio che lo ha acclamato per 16 anni, che lo ha visto arrivare da ragazzino, che lo ha visto correre (poco) e segnare (tanto) per tutta la sua carriera. La partita, di per sè, ha poco da dire. I gunners sono fuori dalla corsa titolo e i Saints ormai ampiamente salvi da cinque partite. Ma è l’ultima al The Dell, non può essere banale.

Eppure Matt non c’è. Le Tissier è fuori da metà marzo, per recuperare da un infortunio che avrebbe dovuto fargli finire la stagione in anticipo. Ma lui non può mancare. Il 7 torna convocato, dopo due mesi. L’apparizione di Le Tissier in quella gara doveva solo essere per i tifosi. Al 70′ si toglie la casacca ed entra in campo, sollevato letteralmente dagli applausi, con il presidente in tribuna in piedi e tutto lo stadio in lacrime. Lo sapevano tutti, sarebbe stata l’ultima partita al The Dell, e forse anche l’ultima di Le Tissier, ormai arrivato a 33 anni. Un ritiro prematuro? Magari sì. Ma basti pensare che, ormai a fine carriera, nelle sue ultime tre stagioni al Southampton totalizza complessivamente solo 36 presenze tra campionato e coppe. E poi, se Le God si ritira a 33 anni, avrà i suoi motivi.

Si, tutti in lacrime, ma c’è una partita da giocare, e lui non se n’è dimenticato.  Al minuto 89 il risultato è sul 2 a 2: lancio lungo del portiere con respinta dalla difesa dei Gunners sui piedi di Le Tissier. Non la passerà, almeno non questa volta. È scoordinato, la palla è lontana, ma parliamo di un fenomeno. Dopo un primo controllo che pare difettoso, Le Tissier impatta la palla in mezza girata e batte il portiere, mettendo la sfera sotto l’incrocio. E stavolta corre per esultare. Corre come se fosse l’ultima volta. Arriva sotto la curva in un secondo, sà cosa significa quel gol. Per la classifica nulla, ma per i Saints è la fine di un’era. Solo Le God poteva segnare l’ultimo gol nello stadio che lo ha accolto come un figlio. La partita si conclude 3-2.  

 

Il Dio Pigro. Matthew John Le Tissier, nome inglese, cognome francese. Un mix, come la sua svogliatezza e il suo talento. Qualcosa di grande, che nel calcio di oggi non vedremo mai, ma che ha fatto innamorare milioni di persone. Uno di quelli che “poteva essere”, ma non è stato, almeno per noi. Non per i tifosi del Southampton, che lo definiscono ancora Le God, coscienti che in terra non ci sarà mai più un giocatore così.