La storia del più giovane esordiente nel calcio professionistico

by Costantino Giannattasio
mauricio baldivieso

di Costantino Giannattasio

Che in Sud America il calcio venga vissuto in maniera viscerale è cosa risaputa. Che succedano cose al di là del normale, anche. È questo il caso della storia del più giovane esordiente nel calcio professionistico: Mauricio Baldivieso.

È il 19 luglio 2009 e a Cochabamba (Bolivia) si sta svolgendo un importante match del massimo campionato nazionale: Club Aurora–La Paz, prima giornata del torneo di Clausura. A 10 minuti dal termine della gara, l’allenatore della squadra di casa, Julio César Baldivieso, ex calciatore molto noto fra gli altipiani boliviani, chiama a sé un ragazzino della panchina, pronto a concedergli la gioia del debutto fra i grandi. Nulla di eclatante… se non fosse che il ragazzo in questione sia suo figlio e abbia solo 12 anni. Nello stupore generale, il piccolo Mauricio si prepara e mette piede in campo.

Dopo pochi istanti è vittima di un’entrataccia e fra le lacrime esce dal terreno di gioco. Smaltito il dolore per il colpo subito, rientra sul prato verde e conclude la gara – vinta 1-0 dal La Paz. Al termine dell’incontro i media si scagliano contro Baldivieso senior, reo di aver lanciato nella mischia un ragazzo davvero troppo giovane per potersi confrontare con il calcio professionistico e col quale, per giunta, ha un legame di sangue diretto. Anche il club, più per il clamore mediatico che per altro, prende le distanze dall’accaduto e decide di rimuoverlo dal suo incarico. «Non avevo alternative: dovevo scegliere tra mio figlio e il club. Ho scelto mio figlio e l’Aurora mi ha cacciato», racconta il tecnico boliviano dopo aver ricevuto la notizia dell’esonero. Al termine della stagione, anche Mauricio, impossibilitato per limiti di età a farlo prima, lascia l’Equipo del Pueblo.

Dalle stelle alle stalle

Vivere con il peso sulle spalle di quel record infranto così prematuramente e, di conseguenza, con la pressione degli addetti ai lavori, che da lui si aspettano faville, non è qualcosa che un ragazzino di soli 12 anni può gestire al meglio. Difatti, la carriera di Mauricio intraprende ben presto una curva discendente: dopo aver militato per diverse squadre del suo paese, a soli 24 anni, oggi è svincolato. Papà Julio, invece, prosegue la sua onesta carriera da allenatore in giro per gli altipiani. Si segnalano due incarichi prestigiosi in veste di CT: prima per la sua Bolivia, poi per la Nazionale della Palestina. Recentemente è tornato a sedere sulla panchina del Club Aurora, proprio la società che ha segnato indissolubilmente la vita della famiglia Baldivieso.

Una storia che sia da monito a tutti quei ragazzi che, sicuramente in virtù di una spiccata dose di talento, sono lanciati nel calcio professionistico troppo presto, e ai quali – sempre più spesso purtroppo – vengono affibbiate etichette troppo ingombranti. Negli ultimi mesi tanto si è detto su Luka Romero, il nuovo Messi – per l’appunto -, che a giugno ha esordito in Liga, con la maglia del Mallorca, a soli 15 anni. Imporsi nel mondo del calcio con queste premesse è un’impresa ardua… e Mauricio Baldivieso lo sa bene.

Anche la giornata di ieri è stata caratterizzata da un esordio attesissimo: quello di Youssufa Moukoko, attaccante delle giovanili del Borussia Dortmund che all’85’ della sfida contro l’Hertha Berlino è entrato al posto di Håland. In settimana era partito il toto-debutto: il giovanissimo talento tedesco venerdì ha compiuto 16 anni – l’età minima per prendere parte ad un match di Bundesliga – e da quel momento ogni gara sarebbe potuta essere quella giusta per il battesimo nel calcio dei grandi. Gli è bastato attendere solo un giorno. Adesso la strada si inerpica, ma tentare la scalata accompagnati dalla cura maniacale che il BVB ha per i giovani potrebbe essere fondamentale.