Fede, la ferramenta e il record di Pelé: Miguel Borja, l’ex Livorno decisivo nel Superclásico

by Mattia Zupo

Segnare all’ultimo minuto e decidere la partita che rappresenta la rivalità più grande al mondo: il Superclásico. Miguel Angel Borja ha realizzato il rigore al 92’ per il definitivo 1-0 del River Plate contro il Boca e ha fatto esplodere di gioia gli oltre 84mila tifosi Millonarios presenti al Más Monumental. Poi l’esultanza del colombiano: da solo alla bandierina indossando una maglietta con scritto ‘La gloria es para DIOS’. Quello che è successo dopo ha fatto il giro del mondo con le immagini dello scandalo: una rissa che ha coinvolto i 22 in campo e le panchine, per essere placata dalla polizia dopo circa 15 minuti.

Dalla boxe e il baseball a trasferimento record nel calcio colombiano

Miguel Angel Borja forse qualcuno se lo ricorderà. 10 anni fa aveva giocato in Serie A: 8 presenze con la maglia amaranto del Livorno dopo aver vinto il Sudamericano Sub-20 in Argentina e aver impressionato il club di Spinelli al Torneo di Tolone. Una meteora in Italia, un attaccante di gerarchia in Sudamerica. Soprannominato El Colibrì per il balletto della sua classica esultanza, il classe 1993 ha vinto la Copa Sudamericana nel 2015 e la Copa Libertadores nel 2016, quando venne eletto giocatore sudamericano dell’anno davanti a Gabriel Jesus che è andato poi a sostituire al Palmeiras, per quello che resta il trasferimento più oneroso della storia del calcio colombiano: i brasiliani lo hanno pagato 10,5 milioni di dollari per il 70 % del cartellino.

Nato e cresciuto nel barrio Escolar del comune di Tierralta, da bambino Borja era soprannominato La Zorrita, la piccola volpe, per il suo taglio di capelli poco ordinato e per i dribbling sul terreno polveroso de La Bonga, il campo principale della piccola cittadina del dipartimento di Córdoba. Un’infanzia difficile, nella quale ha perso 2 fratelli in un conflitto armato, non sempre aveva assicurati i 4 pasti quotidiani e trascorreva le giornate con sua mamma Nicolasa tra preghiere e la vendita di empanadas, mentre suo padre José María vendeva biglietti della lotteria per strada.

Prima di diventare calciatore, Miguel aveva provato altri sport. Il baseball che però era ritenuto troppo tranquillo, noioso, e poi il pugilato dopo qualche rissa nel barrio, ma è salito sul ring con i guanti una sola volta ed è stato sconfitto. Non faceva per lui. La domenica andava a vedere suo fratello Walter a La Bonga, e dopo aver venduto le empanadas, spesso nel secondo tempo entrava anche lui a giocare. La sua prima scuola calcio è stata la Pony Gol. Scartato dall’Envigado, dall’Independiente Santa Fe e dall’America de Cali, El Colibrì percorreva 15 chilometri in bicicletta ogni giorno per allenarsi al Club Fútbol Paz e in quel periodo viveva a casa di uno zio che aiutava in un negozio di ferramenta.

La fede, il diploma a 28 anni e il record di O Rei

Chi ha avuto un ruolo importante nella sua vita è stato l’allenatore César Valencia, il primo a credere in lui. Borja rimaneva ad allenarsi dopo ogni seduta. L’allenatore gli ha dato fiducia, un alloggio e gli ha permesso di lasciare il negozio di ferramenta per dedicarsi esclusivamente al pallone. Da Tierralta alla Valle del Cauca per esordire in Prima Squadra con il Deportivo Cali.  Poi, il Deportivo Cucutà e 2 stagioni al Cortuluá dove ha battuto il record di gol in un torneo con 19 reti, e 2 partite a La Equidad, prima dell’esperienza in Toscana.

All’esordio in Primera contro il Junior di Barranquilla, Borja ha realizzato il sogno di scambiarsi la maglia con il suo idolo Carlos Bacca, con il quale ha poi anche condiviso lo spogliatoio in nazionale. Dopo Livorno, la sua carriera è proseguita in Argentina all’Olimpo di Bahia Blanca. Appena 3 gol di cui 1 al River, poi il ritorno in patria all’Independiente Santa Fe e all’Atlético Nacional dove in semifinale di Libertadores ha eguagliato Pelé e Usuriaga con 4 gol tra andata e ritorno al San Paolo. E pensare che pochi mesi prima aveva rischiato di morire, quando una tifosa del Junior aveva provato a pugnalarlo alle spalle durante i festeggiamenti della vittoria della Copa Colombia. Nel 2021 mentre giocava nel Gremio, Miguel Borja ha approfittato delle sue vacanze per diplomarsi al liceo, una questione che era rimasta in sospeso e un messaggio per i più giovani.

 

 

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Dopo il ritorno in Colombia al Junior de Barranquilla si è trasferito in Argentina nel 2022 per sostituire Julián Alvarez. Un compito difficile. 14 gol in 32 presenze sin qui per il colombiano, il più delle volte però partendo dalla panchina sia con Gallardo che con Demichelis. È accaduto anche contro il Boca. All’80’ era in ginocchio a pregare a centrocampo prima di fare l’ingresso in campo. Un rituale che testimonia la sua fede, oltre ai tanti messaggi religiosi pubblicati sui social. Preghiere che sono state ascoltate. Juan Pablo Angel, Falcao, Quintero e Santos Borré, questi gli unici colombiani ad aver segnato in un Superclásico con la maglia del River. El Colibrì è nella storia.