Francesco Modesto è l’allenatore dell’Atalanta under-23 e segue la scia di Gasperini

Siamo stati a Zingonia per raccontare la squadra B dell’Atalanta, incontrando il suo allenatore.

Ti bastano un paio di minuti in panchina durante un suo allenamento per capire che tipo di allenatore è. Partecipa in mezzo al campo, si fa sentire, tiene tutti sull’attenti. Fa vedere lui i movimenti e all’occorrenza diventa assistman per gli attaccanti che provano i colpi di testa in aerea. 

 

Francesco Modesto è un degno allievo di Gasp, maestro avuto al Genoa da calciatore con cui ora si confronta per far crescere pepite d’oro. Dall’Under 23 alla Serie A, la strada per molti di loro sembra essere tracciata. «La prima cosa che ho fatto, appena ho accettato l’incarico è stata chiamarlo. Sapeva tutto di tutti i ragazzi, compresi quelli in prestito. Gasp arriva ovunque, è preparatissimo. È come se in testa avesse un database, si ricorda ogni cosa. È una fortuna potermici confrontare quotidianamente».

 

Il modulo è lo stesso di Gasperini. Difesa a tre, quinti di centrocampo e il trequartista. «Non è solo il modo di giocare ma sono i principi e i valori a fare la differenza. L’obiettivo è avvicinarci agli standard della prima squadra. Vorrei insegnare lo spirito. I ragazzi devono essere pronti in caso ci sia bisogno di loro in prima squadra. Giocare in C è sicuramente una vetrina, ma dovranno avere ritmo e qualità da Serie A. Solo così potranno essere da Atalanta». Continuità è la parola d’ordine. 

 

Modesto prima di arrivare a Bergamo ha messo nel cv un centinaio di panchine in C tra Rende, Cesena, Pro Vercelli e Vicenza e un’esperienza in B con il Crotone, con cui è retrocesso nel 2021. La guida dell’Under 23 dell’Atalanta è quindi una sfida anche per lui. L’avvio è stato così e così – 8 punti in 7 partite – ma la squadra è molto giovane e per quasi tutti è la prima esperienza tra i grandi. «Vogliamo crescere insieme. Io ho 41 anni, alleno da 5 ma ho tanto bisogno di migliorare e imparare. E lo puoi fare solo con l’esperienza. Con l’Atalanta l’avventura è stimolante, il gruppo è forte ma va plasmato. Soprattutto sul carattere e sull’imparare a gestire i momenti. Ci vuole tempo». 

 

Con Gasp il confronto è continuo. «Capita spesso di parlare delle mie e delle sue partite. Ci scambiamo consigli e opinioni. Cosa mi ha insegnato? Ti direi tutto, ma soprattutto la capacità di creare empatia con il gruppo. È uno per cui ti butteresti nel fuoco. L’ho studiato molto. Quando allenavo i ragazzi della Berretti mi venivano in mente tante situazioni che ci faceva fare lui. Tattiche ma anche proprio di impostazione. È un allenatore che ti resta dentro, come una fotografia». 

 

Coraggio. È un concetto che Modesto ripete spesso durante la chiacchierata. «La squadra deve essere spregiudicata. Bisogna abituare i giocatori all’analisi dell’errore. Sbagli? Fa niente. Capiamo dove e perché. Anche a questo serve il video. È un’altra cosa di Gasp che mi portò dietro. Imparare a non avere rimorsi, solo così cresci e alzi il livello». 

 

La fotografia finale è sugli obiettivi. Sul quadro che Modesto vorrebbe venisse fuori dal suo lavoro. «Siamo l’Atalanta e i ragazzi devono capirlo. Quando le squadre di affrontano lo fanno con una consapevolezza diversa. Lo vedi dagli sguardi durante il riscaldamento. E poi ci sono tutti gli imprevisti che un campionato di C ti porta a dover affrontare». Niente campi perfetti come in Primavera e un valore diverso dei tre punti e del risultato. «Ti può capitare di trovare campi in condizioni pessime, arbitri che sbagliano. Devi adattarti. Noi sotto questo punto di vista siamo ancora un po’ morbidi».

 

L’imperativo è crescere, insieme. Con mezzi, talento e strutture da Serie A. Con una finestra aperta sul mondo dei grandi. Modesto intanto si confronta, studia e ruba con gli occhi. Le premesse sono ottime, gli obiettivi chiari: creare valore, umano e tecnico. Con gli insegnamenti di Gasp stampati sulla pelle, come tatuaggi.