Roma-Inter è un incrocio di date, facce e storie più fitto e trafficato dello Shibuya Crossing, il celebre crocevia di Tokyo in cui i semafori si fermano temporaneamente per 55 secondi alla volta per consentire l’infinito attraversamento pedonale di migliaia di giapponesi. E non stiamo parlando solo di Mourinho: basta pensare a Edin Dzeko, al ritorno all’Olimpico da avversario, o a personaggi minori come Gianluca Mancini che non ha mai nascosto le sue simpatie interiste né l’ammirazione per Marco Materazzi, tanto da essersi tatuato sul braccio il numero 23. C’è anche una curiosa sequenza statistica: gli ultimi tre Roma-Inter sono finiti tutti 2-2, e come se non bastasse hanno anche avuto dodici marcatori diversi. In ordine cronologico: Keita, Under, Icardi, Kolarov, De Vrij, Spinazzola, Mkhitaryan, Lukaku, Pellegrini, Skriniar, Hakimi, Mancini. Notevole come tra questi non ci siano né Dzeko né Zaniolo, avversari oggi pomeriggio all’Olimpico.
Non nascondiamoci, però: Roma-Inter del 4 dicembre 2021 è soprattutto la prima volta di José Mourinho contro la squadra di cui è diventato allenatore leggendario grazie ai tre diamanti del Triplete messi in fila nel maggio 2010. Come forse ricorderete, il primo anello della catena arrivò proprio in un Roma-Inter, simbolicamente andato in scena il 5 maggio 2010 nello stesso stadio in cui, esattamente otto anni prima, l’Inter aveva vissuto il momento più sconfortante della gestione Moratti. Fu una partita molto tesa e nervosa, vinta dai nerazzurri con un gol di Milito e passata alla storia anche per l’espulsione di Totti, reo di un proditorio calcione a palla lontana a Mario Balotelli che fece molto discutere. Tra le piccole e grandi polemiche di quella serata, ne lanciò una anche Mourinho, incentrata sul fatto che a ridosso del calcio d’inizio gli altoparlanti dell’Olimpico avessero diffuso l’inno “Roma Roma” di Antonello Venditti, classica colonna sonora delle partite casalinghe dei giallorossi, subito dopo l’inno nazionale.
Un capitolo a parte merita la tesissima finale di Coppa Italia 2010, primo tassello del Triplete, giocata all'Olimpico proprio il 5 maggio e vinta 1-0 con gol di Milito. Mourinho non gradì che venisse suonato l'inno della Roma a inizio partita. pic.twitter.com/e0nmfcyYc7
— Giuseppe Pastore (@gippu1) May 4, 2021
“Se entriamo in campo e sentiamo l’inno della Roma, significa che stiamo giocando in trasferta e ci va bene l’1-1”, ironizzò Mourinho. Anche se disputata all’Olimpico, la finale di Coppa Italia è in effetti un evento “in campo neutro” e la scelta di mandare l’inno della squadra di casa è quantomeno irrituale. In un’intervista del 2020 alla Gazzetta dello Sport, Mourinho ricordò il fastidio provato in quei momenti, arrivando a urlare a un funzionario della Roma a bordo campo: “Fermate la musica o ce ne andiamo!”.
Dove sta la curiosità? Sta nel fatto che, da allenatore della Roma, Mourinho ha deciso di sfruttare a suo favore l’effetto-Venditti. Da inizio stagione ha chiesto alla società di far partire l’inno in ritardo: non più con le squadre ancora nel tunnel degli spogliatoi ma quando sono già in campo, addirittura dopo “O Generosa” che è l’inno della serie A. “Roma Roma” – è il ragionamento dello Special One – scalda l’Olimpico come nessun altro coro: trasferire quell’elettricità ai giocatori in campo potrebbe sortire effetti benefici alla squadra. Questo ha dato origine a momenti curiosi come quelli all’inizio di Roma-Torino, quando l’arbitro Chiffi è sembrato aspettare la fine del coro per fischiare il calcio d’inizio.
“E’ un peccato che quando la gente canta l’inno i giocatori non sono ancora in campo perché sarebbe molto emozionante per i ragazzi. Io ero in panchina ad aspettarli ed è stato veramente bellissimo. Già lo sapevo da avversario quando giocavo qui, immaginate adesso che sono allenatore della Roma”, aveva detto Mourinho dopo l’esordio in campionato contro la Fiorentina. La “svolta” alla quinta giornata contro l’Udinese, quando il desiderio di Mourinho è stato esaudito e l’inno è stato suonato dopo quello della serie A, con le squadre già schierate a centrocampo: famosa la scena di Abraham ripreso dalle telecamere mentre canticchiava il ritornello. La cosa non è passata inosservata alla Lega Calcio e in particolare ad Andrea Butti, Head of Competitions della Lega, ex team manager dell’Inter proprio ai tempi di Mourinho. Butti ha segnalato l’irregolarità alla Procura Federale che si è limitata a un richiamo formale, senza emettere multe. E dalla partita successiva contro l’Empoli è stato trovato l’escamotage: da allora l’inno di Venditti viene suonato solo per i pochi secondi consentiti dalla Lega e dà “il la” al coro dell’Olimpico, che prosegue a cappella fino alla fine della canzone. Secondo alcuni siti di informazione legati alla Roma, Butti e Mourinho hanno scherzato da vecchi amici al telefono su questa cosa nei giorni successivi: “Addirittura hai avvertito la Procura, da te non me l’aspettavo!”. Ad ogni modo, l’effetto è ugualmente da brividi.