Napoli, De Laurentiis: «Ho alzato la proposta a Callejon, Mertens ok. Fabian e Koulibaly…»

by Redazione Cronache

Continua così l’intervista del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ai microfoni de Il Corriere dello Sport.

MERTENS – «Lui è uno scugnizzo. Ci siamo visti a colazione sei mesi fa, una rivelazione, ho scoperto un uomo speciale, intelligente, mentalmente veloce, cazzuto, uno sfacimm’. Rinnovare il contratto a un calciatore di trentatré anni non rientra nelle nostre abitudini, con Mertens è stato semplice, naturale. Dirò di più, quando avrà smesso di giocare mi farebbe piacere trovargli un ruolo per proseguire la collaborazione».

CALLEJON – «A settembre, o forse era ottobre, non ricordo bene, ci siamo parlati e gli ho chiarito le nostre intenzioni, devo aver ritoccato il contratto di cento, duecentomila euro. Il suo manager non ci ha più fatto sapere nulla. Basta. Lui le condizioni le conosce».

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MERCATO – «Offerte per Ruiz e Koulibaly? Fabian ha ancora tre anni, Kalidou due. Dov’è il problema? Se si presentassero il City, o lo United, o il Psg con 100 milioni, ci penserei ed è probabile che partirebbero, sempre se la loro volontà fosse quella di andarsene. Un’offerta di sessanta non la prendo nemmeno in considerazione. Io sono solido, se avessi voluto vincere lo scudetto a ogni costo oggi mi ritroverei con tre, quattrocento milioni di debiti. Mi guardo intorno e vedo società a -500, – 600 milioni, meno un miliardo. Io non devo un cazzo a nessuno».

VENDERE IL NAPOLI – «Se ci ho mai pensato? Mai. Ho ricevuto tre offerte, una da 700 milioni, una da 800 e l’altroieri si è palesato uno che però non ha fatto cifre. Il Napoli rappresenta sedici anni della mia vita, nel 2004 produssi il mio ultimo film americano, ‘Sky Captain and the World of Tomorrow’, con Jude Law, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie e Laurence Olivier, che ricreammo al computer, non fu un grande successo ma guadagnai 90 milioni di dollari. Se avessi proseguito oggi mi ritroverei con 3, 4 billions. Ho messo il calcio davanti a tutto. Certo, mi sono infilato in un mondo dominato da prenditori più che da imprenditori».