Il primo gol tra i pro’ nasce da un pianto forte e intenso. Uno di quelli fastidiosi, stressanti, di chi in quel posto proprio non ci vuole andare. Di chi quella cosa non la vuole fare, nonostante abbia reso famosi papà e zio. Nicolas Gonzalez ha segnato il primo gol col Barça a 19 anni, lo chiamano già «predestinato» e «nuovo Busquets», ma il bello è che da ragazzino non sopportava il calcio. Piangeva fuori dal centro perché «io a pallone non ci gioco, portami a casa».
Figlio e nipote d’arte
Chissà come mai. Papà Fran ha vinto la Liga, Coppa e Supercoppa con il Depor dei miracoli, quello di Djalminha e Pauleta, campione di tutto in Spagna tra il 1999 e il 2002. Più di 400 gare a La Coruña. Zio Josè, invece, ha vinto ‘solo’ la Copa del Rey nel 1995. Nicolas ha continuato la tradizione di famiglia, anche se hanno dovuto convincerlo parecchio, insistendo come si fa con i bambini che non vogliono mangiare broccoli e spinaci. «Nico, fidati, può darti un futuro». E lui piangeva in macchina con il borsone a terra. «Per fortuna c’erano i miei amici, altrimenti non sarei mai andato».
Come Sergio Busquets
Tempo e talento hanno detto che Nico è un giocatore da Barcellona, centrocampista di qualità e pensiero che sfiora il metro e 90. Palleggio e tecnica fin da piccoli, la Masia li cresce così, e dopo Gavi tocca a lui. Lanciato da Koeman, ora se lo gode Xavi, anche se gli somiglia poco. Nico è più simile a Busquets, l’avevano detto anche a papà Fran, esterno sinistro vecchio stile: «Occhio che non diventa come Iniesta». Quindici partite fin qui, 4 in Champions e 13 in Liga, dove ha segnato il primo gol nel 2-2 in trasferta contro l’Osasuna. Se il Barça del post Messi è pieno di ombre, fuori dalla grande coppa e ottavo in campionato, Nico è l’unico raggio di sole. Impensabile vederlo fuori dai titolari. Cresciuto con Ansu Fati, Pedri, Gavi e la nidiata di talenti nata dal duemila in poi, ha sempre vissuto con il fantasma di papà: «Diventerai più forte di lui», gli dicono. E il ragazzo risponde «sì, in fondo che ci vuole…». Un gioco tra padre e figlio.
«Chi è quel biondino?»
Inutile girarci intorno: Nico è un talento. A 16 anni lo voleva mezza Premier, a 7 il Real, ma alla fine l’ha blindato il Barcellona. Contratto fino al 2024 firmato a maggio 2021 e clausola da 500 milioni. Francisco Pimienta, suo ex allenatore, l’ha eletto a «sostituto di Busquets». Fran Artiga invece, primo tecnico nelle giovanili blauagrana, ha parlato di un «giocatore intelligente che in mezzo gioca ovunque». Vertice basso o mezzala. Xavi e Iniesta sono diventati titolari a 23-24 anni, lui è già un perno a 19. Pare che Koeman, una volta visto il ragazzo all’opera nella seconda squadra, abbia chiesto ai suoi vice chi fosse quel ragazzo biondo pieno di talento e personalità, testa sempre alta e mai lezioso. Stregato a tal punto da farlo esordire alla prima giornata contro la Real Sociedad. Papà gli ha chiesto la maglia a fine partita, ma Nico ha detto no. «Questa la tengo per me». Come le lacrime di una decina di anni fa, argomento di discussione durante il prossimo cenone di Natale. «Ti ricordi, figlio mio, quando non volevi nemmeno allenarti?». E giù a ridere.