Nicolò Casale, in arte ‘Dino’, il nuovo capo della Lazio

by Giacomo Brunetti
Nicolò casale

Il suo arrivo nella Capitale la scorsa estate è stato in sordina in mezzo al calciomercato. Nicolò Casale, però, è già un segno della squadra di Sarri. Il club lo ha anche recentemente scelto come esempio da portare nelle scuole per la lotta al bullismo. «Quest’anno è arrivato il capo dello spogliatoio – ha scherzato il suo compagno Danilo Cataldi un’intervista a Dazn – Nicolò Casale, un personaggio mai visto. Un soggetto troppo particolare. Fa ridere ed è un grandissimo giocatore.

Com’è arrivato fin qui Nicolò Casale?

La consacrazione è arrivata a 24 anni. In ritardo, ma non per questo tardi. Se oggi è una certezza biancoceleste – 23 presenze, da ottobre titolare senza mai saltarne una – tutto è partito da Verona. Il percorso è stato tortuoso, tra nord e centro Italia.

A 19 anni aveva provato l’avventura in B, al Perugia. Dopo sole 2 presenze si è guardato allo specchio: non era ancora pronto per la categoria. Ed è sceso in C, al Prato. Poi ancora C, al Südtirol.

Non ha voluto bruciare le tappe, per sua stessa ammissione: «Il salto in B a Venezia è arrivato al momento giusto. Non ho avuto paura durante la gavetta, bensì pazienza. Mi confrontavo con gente d’esperienza quando mi sentivo immaturo e non mi rendevo conto subito di cosa potessi fare e dare».

Ha imparato a impostare in Laguna: «Nei due anni con Dionisi – il secondo a Empoli, sempre in prestito – ho fatto pochissimi lanci lunghi… impostavo. Poi, con Tudor, ho appreso cosa significhi verticalizzare». I due che lo hanno plasmato prima del grande salto.

Un soprannome particolare

Tutta farina da mettere nel sacco: «Sei sempre uomo contro uomo, mi è capitato di seguire un attaccante che andava dall’altra parte del campo». Nicolò, per tutti Dino. Colpa di Caio De Cenco, suo compagno al Südtirol: «Stavamo facendo un torello e ha iniziato a dirmi che mi muovevo tipo T-Rex per come correvo e per la posizione della testa».

Secondo la sua ragazza, invece, è Batman: «Dice che un po’ glielo ricordo come valori: il bravo ragazzo che si batte per migliorare il mondo». Sognava di diventare un private banker, uno di quelli che gestiscono i patrimoni. Invece… «Prima delle partite chiedo sempre aiuto a nonno Giancarlo. Mi portava sempre nei campi dietro casa a giocare, trattandomi come un piccolo principe».

Il suo grande rendimento sta passando in sordina. E mentre Cataldi ha raccontato come si sia subito affermato, Sarri si gode la sua creazione: «Non parlate di Casale altrimenti me lo convocano in Nazionale».