Il Milan ha l’alternativa a San Siro: il nuovo stadio che riqualifica un’area lasciata allo spaccio

by Alessandro Lunari
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Pochi giorni fa il Milan ha presentato al Comune di San Donato il progetto per il nuovo stadio. In questo periodo, Cronache ha seguito da vicino la vicenda interfacciandosi con tutte le parti in causa, compreso il Comune di Milano. Siamo stati nella zona di San Francesco, l’area dove sorgerà il nuovo impianto rossonero. Ma andiamo con ordine.

La questione del nuovo stadio ruota attorno a un tema cruciale: la demolizione di San Siro. La posizione di Milan e Inter è sempre stata chiara: nessuna ristrutturazione, ma impianti nuovi. Il Comune di Milano – che da gennaio 2023 non ha più ricevuto aggiornamenti ufficiali dai club – avrebbe voluto riutilizzare la stessa area del Meazza per riqualificare la zona e ammodernare la struttura.

Poi, ad agosto, la Soprintendenza, in vista dei 70 anni del secondo anello, ha posto il vincolo «di interesse culturale semplice del 2° anello di San Siro». Tradotto: la Scala del Calcio non si demolisce. Per questo il Milan nel giro di un paio di mesi ha accelerato le operazioni presentando lo scorso 27 settembre all’amministrazione di San Donato il progetto integrato per il nuovo stadio nella zona di San Francesco, dopo le ipotesi La Maura e Sesto San Giovanni.

A luglio i rossoneri hanno acquisito la Sportlifecity s.r.l, la società proprietaria dell’area di San Francesco. Un modo per velocizzare l’iter. La zona, infatti, già dal 2012 aveva una destinazione sportiva-aggregativa, dopo che negli anni ’90 sarebbe dovuta essere uno sbocco per il terziario.

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L’area di San Francesco a San Donato

Nel 2023, però, non esiste alcun polo polisportivo, anzi. Dopo gli interventi nell’area nord e Rogoredo, San Francesco è divenuta la nuova zona di spaccio con tanto di baraccopoli. In un crocevia di strade, autostrade, ferrovie e tangenziale, domina l’area un ponte, costruito secondo il progetto originario degli anni ’90.

L’amministrazione di San Donato ci ha raccontato come per l’area di San Francesco ci fosse un progetto dell’architetto giapponese Kenzō Tange. L’urbanista aveva disegnato il quartiere con una parte residenziale da integrare ai palazzi e uffici Eni degli anni ’50. In 30 anni, non se n’è fatto nulla.

Il nuovo stadio del Milan darebbe spazio ad un’ingente opera di riqualificazione urbana di un’area abbandonata a se stessa. Gli unici interventi, infatti, risalgono agli anni ’50, quando Eni costruì i propri uffici amministrativi e legali attorno alle poche cascine presenti. Un intervento che creò molte tensioni con la comunità.

Tensioni che il nuovo impianto del Milan non troverebbe se non in minima parte fra un gruppo di ambientalisti e la parte più conservatrice della comunità, ancorata ancora ad un’idea dei tifosi come ‘hooligans’. La nuova casa del Milan, però, arricchirebbe la zona di opportunità oltre ad un investimento di circa 1 miliardo di euro.

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Lo stadio sarà modernissimo: 70mila posti, due anelli, posti a sedere più larghi e comodi, vista panoramica dall’anello superiore e hospitality e spazi premium su ambo i lati che coesisteranno con biglietti più accessibili. Ristoranti e aree dedicate alle famiglie, un grande store e un museo per rendere attivo il polo tutto l’anno. Fuori dall’ingresso una grande piazza, con ristoranti, bar e locali e nuovi posti di lavoro. In zona, anche un parcheggio, gli uffici amministrativi e la sede legale: si sposterà tutto il Milan nella nuova casa.

Poi la vera chicca, in chiaro stile USA: i maxischermi più grandi d’Italia come nelle arene USA. CAA Icon, Manica e Tim Romani, il responsabile del progetto, hanno già lavorato all’Allegiant Stadium di Las Vegas e agli impianti del Nashville e dei Golden State Warriors.

Tempistiche? Iniziare i lavori entro fine 2025 per concluderli tra il 2028 e il 2029, quando il Milan compirà 130 anni.