Oristanio, oro di Volendam: «Io, l’Inter e le randellate di Godin. Qui per vincere»

by Francesco Pietrella

Gli ozi di Volendam rimandano a Capua, Annibale contro Roma, il buon riposo che costa una guerra. In Olanda no. L’ozio, stavolta, ha portato a ritratti, quadri e successi nel calcio. Volendam, porto di mare, vicoletti e barche da pesca, per quarant’anni ha ospitato artisti e pittori. Come se il silenzio fornisse a ispirazione, o magari la pace.

In Olanda c’è chi sogna

Oggi l’arte ha lasciato spazio alle reti da pesca e al mercato ittico. La città, a venti minuti di macchina da Amsterdam, vive di pescherecci e profuma di pallone. Il Volendam è primo in classifica in seconda divisione. Ha 8 punti di vantaggio sull’Excelsior ed è trascinato da due ragazzi in prestito dall’Inter, Gaetano Oristanio e Filip Stankovic. Il «piccolo Messi» di Roccadaspide, provincia di Salerno, e il portierino nato a Roma che rappresenta la Serbia in onore di papà. «Io vivo a Volendam, Filip ad Amsterdam – racconta Gaetano a Cronache -, ma stiamo sempre insieme. Playstation, scherzi, risate, di tutto. All’inizio mi ha aiutato parecchio anche con l’inglese. Lo sto perfezionando». Meglio in campo, esterno mancino di classe e fantasia, 5 gol in 25 partite a 19 anni. «Va alla grande. Qui ho tutto per crescere. Società seria, grande staff e un allenatore che conosce l’Italia, Wim Jonk, ex Inter. Prima di firmare ho parlato con Mulattieri, oggi a Crotone. L’anno scorso ha segnato venti gol qui». Un solo ostacolo: l’olandese: «Impossibile. Per impararlo devi andare a scuola o stare qui per anni». 

Il ‘piccolo Messi’

Oristanio arriva dall’Inter, ma è partito da più lontano: «Roccadaspide è un paesino di settemila abitanti dove tutti conoscono tutti. Ho iniziato a giocare grazie a mio padre Rosario, ex calciatore di Serie C. Faceva l’esterno, ma siamo l’opposto. Io sono un estroso, lui un tornante di corsa. Ci scherziamo sempre». Severo il giusto: «Mi martellava sugli atteggiamenti. ‘Devi fare così, devi comportarti in un certo modo». Un continuo, ma alla fine è arrivata l’Inter. «Avevo 13 anni, all’inizio è stata tosta. Arrivavo da un paese, per me Milano era gigante. Le vie, le piazze, i negozi. Alzavo la testa e vedevo tutto più grande». Non gli avversari però, perché in campo Gaetano dà spettacolo con il sinistro. Il bello è che da bambino era più timido: «Papà mi ha sempre raccontato che mi vergognavo a giocare con i coetanei. Non so perché». Lo chiamavano ‘il piccolo Messi’: «Leo è il mio idolo. Guardo di continuo i suoi video su YouTube». 

Quei gol al Barça

Inter vuol dire casa, famiglia, amici, gol. «Tra i ricordi più belli ci sono i campionati vinti nelle giovanili e le due reti segnate al Barcellona in Youth League, nel 2019. In campo c’erano Nico Gonzalez, oggi pupillo di Xavi, e Moriba, un altro talento». A quei tempi Gaetano si allenava spesso con la prima squadra. «Ritmi alti, intensità a mille, correvano il doppio. Io entro, provo la giocata e riesco a saltare Godin. Non l’avessi mai fatto. L’azione successiva finisco a terra con una randellata. Tempo di rendermi conto e lo vedo lì, in piedi. Era lui. Mi rialzo e non dico nulla. Questo ti fa capire la mentalità dei campioni. Allenarsi con loro è stato top. Lukaku, Lautaro, anche Sensi. Li guardi e pensi ‘tanta roba, devo essere come loro’». 

Lui ed Esposito

O come il suo amico Sebastiano Esposito, oggi a Basilea: «Siamo cresciuti insieme. Quando avevamo 14-15 anni vivevamo in convitto e stavamo da Dio. Anche lì Playstation, scherzi, risate. Un fratello. Sono fiero di lui. Abbiamo giocato insieme anche in Nazionale». Gaetano ha preso parte al Mondiale U17 del 2019 giocato in Brasile: «Ricordo il gol su punizione all’Ecuador. Faceva un caldo incredibile, partita tesa, segno ed esplodo. Una gioia immensa. Nunziata in quegli anni ha costruito una squadra non male…». Sorride, elenca i nomi. Tutti amici: «Io, Colombo, Pirola, Gnonto, Esposito, Ruggeri. Il talento c’è. Uscimmo ai quarti contro il Brasile di Kaio Jorge. Anche lì un caldo atroce. Peccato». 

«Inter, sei un sogno»

Ora il presente. Volendam, vecchia patria di artisti. Gaetano vive da solo e si diletta in cucina. Merito di mamma, che su FaceTime gli dà qualche consiglio: «Lei è una grande cuoca, me la cavo dai». Nel frattempo segna e sogna: «Vincere un campionato a 19 anni sarebbe il top, poi mi piacerebbe essere protagonista all’Inter. So che Inzaghi è molto attento ai giovani, alla Lazio ne ha fatti esordire parecchi». Uno di loro gioca a Dordrecht, a pochi chilometri da lui, sempre in Serie B. Si chiama Alessio Miceli ed era il capitano della Lazio primavera. Nel 2017 ha giocato due partite in Europa League. «Abbiamo chiacchierato un po’». Italiani d’Olanda su fronti opposti, ma con gli stessi sogni.