Paquetà, il Milan e il sorriso ritrovato: «In Italia troppa pressione, Leonardo un mentore»

by Redazione Cronache
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È stata una serata sfortunata quella di ieri contro il Marsiglia per Lucas Paquetà. Una buona prestazione, poi al 71′ la seconda ammonizione che ha rovinato tutto. Eppure l’ex Milan al Lione è rinato e sta trascinando la squadra di Rudi Garcia nella lotta per il titolo. Ne ha parlato anche in un’intervista all’Équipe, uscita questa mattina.

LIONE – «Se segno tanti gol qui è per la pressione di Rudi Garcia? No, non è una pressione dell’allenatore.. Neanche in generale. Sapete, a Milano mi ero messo molta pressione addosso. Troppa anche. Quindi, arrivando qui a Lione, mi sono detto che non me ne dovevo metto. Che avrei dato semplicemente il meglio di me. E se i gol arrivano, tanto meglio. Ad oggi ci sono, va bene».

PRESSIONE – «Al Milan mi pesava l’etichetta di top player? No, conoscevo la mia responsabilità, sapevo perché ero là. Poi le cose non vanno sempre come dovrebbero. Ci si immagina delle cose, ci si mette pressione addosso… È inspiegabile, a volte non c’è neanche un motivo per un fallimento. Anche se la mia esperienza a Milano non è stata straordinaria, inferiore a quello che ci si aspettava, mi è servita molto. Perché ora sono un giocatore migliore. Sono un Paquetà diverso, un Paquetà, più forte, un Paqeutà che ha ritrovato l’essenza di quello che era al Flamengo. La pressione c’è ancora e ci sarà sempre, ma non arriva più da me stesso».

JUNINHO – «Sarei venuto al Lione senza di lui? No. È stato subito sincero con me quando mi ha chiamato: sapeva il periodo che avevo attraversato a Milano, ma soprattutto mi conosceva prima del Milan. Sapeva esattamente chi ero. Sapeva che potevo tornare il giocatore che ero al Flamengo, un guerriero che si batte per la squadra. Oggi, quando gioco, voglio ricompensare Juninho della fiducia che mi ha dato».

LEONARDO – «Se ho bisogno di un mentore? Non lo so. A Milano, sono arrivato in un nuovo Paese, in un nuovo continente, era una lingua diversa. Leonardo mi ha aiutato molto, mi ha accompagnato. In una mezza stagione con lui, le cose sono andate bene per me. Possiamo dire che era il mio mentore, sì. Ma poi è andato a Parigi. In quel momento mi sono sentito un po’ solo, non ancora adattato perfettamente alla cultura e al club. Ma quell’esperienza mi ha aiutato: sono cresciuto molto come giocatore e come uomo. Qui, a Lione, è vero che Juninho mi trasmette fiducia e voi vedete un Paquetà pronto, adattato ai compagni di squadra, identificato nel club. Ma lo devo anche al Milan e a Leonardo, che voglio ringraziare. Mi ha aiutato e grazie a lui sono diventato uno capace di affrontare le difficoltà».