«Pedro Gonçalves è bravo, ma non s’impegna». E invece ieri sera…

by Matteo Albanese

Doppietta in neppure 10’, un rigore sbagliato, l’assist a Porro nel 3-1 di ieri sera al José Alvalade di Lisbona. Si chiama Pedro Gonçalves l’uomo che ha estromesso dalla Champions League il Borussia Dortmund. In patria lo chiamano Pote, “pentola”. A 9 anni sfidava il preparatore dei portieri a chi colpisse più volte il palo della porta: «Quando vincevo, mi comprava un KitKat. E vincevo spesso. “Se continui così diventerai una pote, diceva mio nonno». Per questo Gonçalves voleva Pote sulla maglia. Quando gliel’hanno negato, è scoppiato a piangere. Serviva un compromesso: gli hanno consentito Potinho, il diminutivo. Che nel 2015, al Valencia, è cambiato di nuovo: «È troppo infantile per un adulto, meglio Pote». Chiamatelo come volete, insomma. L’anno scorso ha stupito tutti: 23 gol con lo Sporting campione di Portogallo. Quest’anno sono già otto in stagione, equamente divisi tra Primeira Liga e Champions League. A Lisbona si fregano le mani: ha rinnovato il mese scorso fino al 2026, con clausola di 80 milioni.

 

Pompieri, 72 gol e Jorge Mendes

Pedro António Pereira Gonçalves nasce nel giugno 1998 a Vidago, un villaggio termale nel comune di Chaves, 1900 abitanti nell’estremo nord del Portogallo. Ha solo un mese quando suo padre muore. Sua madre Maria, che di mestiere si occupa di rassettare lo spogliatoio della squadra di calcio di Vidago, si risposa con João, professione pompiere come il precedente marito. Ma è tempo di ristrettezze, così Pedro promette: «Devo diventare calciatore per la mia famiglia». Lascia la pallamano, lo sport che praticava dalle elementari, per il calcio. Il Vidago è la prima scelta, del resto sua madre lavora lì e abita proprio affianco allo stadio. Ha 9 anni quando Jorge Pires Serralheiro – grande amico di Jorge Mendes – lo porta al Chaves. Qui Pedro stupisce tutti: nel 2008/09 gioca a sette e segna 72 gol, record tuttora imbattuto. Con una curiosità: il malcapitato portiere avversario è suo fratello André. Quando il Chaves rischia il fallimento, Pedro ha 11 anni e Pires lo trasferisce al Braga. Ma qualcosa non va. «È un ragazzo a posto, ma spesso è indisciplinato. Vuole avere successo e qui non gli daranno un’opportunità», dice di lui Agostinho Oliveira, il coordinatore del vivaio biancorosso. È stato profetico.

 

Pedro Gonçalves, tra affitto e videogiochi 

Il provino al Braga però va bene e Pedro Gonçalves incontra João Pedro Sousa, l’assistente allenatore delle giovanili che qualche anno dopo sarà fondamentale per lui al Famalicão. Ma Braga è lontana da Vidago, per cui Pedro prende in affitto una stanza. Dopo cinque anni, è tempo di bilanci. Se Agostinho Oliveira e João Pedro Sousa stimano molto Gonçalves, a decidere sulla sua conferma è l’allenatore Luís Cerqueira: «Bravo, ma non si impegna». Niente rinnovo di contratto. Ma un suo connazionale, pure lui amico di Jorge Mendes, decide di dargli una chance. Si tratta di Nuno Espírito Santo, che nel 2015 allena il Valencia. La stagione successiva, Pedro è capitano degli juniores e si allena con la prima squadra dei Taronges. Nell’estate 2017 però riceve una chiamata. Dall’altra parte della cornetta c’è l’amico Rúben Neves, gli propone di raggiungerlo al Wolverhampton: «Ci sentiamo ogni giorno, giochiamo ai videogiochi online e lo vedo benissimo in un centrocampo a tre con me – dirà – del resto, io difendo e lui attacca». Pedro accetta, ma se ne pente: «Preferivo il caldo e il sole, poi la città non è molto grande».

 

La rinascita allo Sporting ed Euro 2020

Così, nel luglio 2019 Pedro Gonçalves si trasferisce ancora. João Pedro Sousa, che lo aveva incontrato al Braga, lo vuole al Famalicão. Che sorprende tutti: neopromosso, 6 vittorie in 7 gare, primo posto in classifica (sesto a fine stagione). Pedro viene offuscato da Toni Martínez (10 reti) e Fábio Martins (12). In estate, il primo va al Porto, il secondo in Arabia Saudita. E pure Pedro saluta: il 18 agosto 2020 firma un quinquennale con lo Sporting. Segna 5 gol nelle prime 6 partite di campionato, è il giocatore del mese della Primeira Liga a settembre e ottobre, lo paragonano a Bruno Fernandes. A fine anno, i gol sono 23, uno in più del benfiquista Seferović: Gonçalves vince la Bola de Prata, il premio al capocannoniere del campionato, che per la prima volta dal 1996 è un portoghese. Pedro, nel 1996, manco era nato. Ma non è tutto: Fernando Santos lo nota e il 4 giugno lo fa esordire in un’amichevole contro la Spagna. Bastano 45’ al c.t. del Portogallo per decidere che Pedro sarà uno dei 23 convocati per l’Europeo, slittato di un anno causa Covid-19. Questo è stato il trampolino di lancio di Pote. E ora sai pure perché si chiama così.