Perché i giovani talenti del calcio inglese emigrano in Germania

by Cesare Ragionieri

di Cesare Ragionieri

Negli ultimi anni, il mondo del calcio europeo è stato sconvolto da una tendenza che sta prendendo sempre più piede. I giovani calciatori inglesi, che non trovano spazio nelle squadre di Premier League o che semplicemente vogliono completare il percorso di crescita in un’altra realtà, decidono di lasciare il Regno Unito per andare a cercare fortuna in Bundesliga. Il capostipite è stato Jadon Sancho, che nel 2017 – nonostante i tentativi di Pep Guardiola per convincerlo a restare – ha lasciato l’Academy del Manchester City per firmare con il Borussia Dortmund. Dopo di lui, ne sono arrivati tanti altri e la tendenza fa pensare che il fenomeno possa aumentare nei prossimi anni.

Gli inglesi in Bundes

Oggi, infatti, sono svariati gli inglesi che giocano in Germania. Oltre a Sancho (2000), anche Jude Bellingham (2003), Demarai Gray (1996), Ryan Sessegnon (2000), Jamal Musiala (2003), Reece Oxford (1998), Clinton Mola (2001), Chima Okoroji (1997), Henry Jon Crosthwaite (2002) e Xavier Amaechi (2001). Gli ultimi 4 giocano in Zweite Liga, ma il concetto è lo stesso. Il prossimo a compiere lo stesso percorso potrebbe essere Iestyn Hughes, terzino destro classe 2002 del Manchester United: in scadenza di contratto con i Red Devils, piace a due società di Bundesliga e tra qualche mese potrebbe seguire le orme di Sancho & Co.
Il campionato tedesco, inoltre, viene scelto sempre più spesso dalle società inglesi per far giocare e crescere i propri giocatori. Nella passata stagione, l’Arsenal ha ceduto in prestito a Hoffenheim e Lipsia i gioiellini Reiss Nelson e Emile Smith Rowe, a dimostrazione di come gli stessi club inglesi siano i primi a credere nella bontà della Bundes per sviluppare i talenti.

‘Hey, Jude’

L’ultimo a farsi notare è stato Jude Bellingham, centrocampista del Borussia Dortmund a segno nel ritorno dei quarti di finale di Champions League contro il Manchester City. Il classe 2003 ha lasciato il Birmingham, il club in cui è cresciuto, in estate per volare in Germania: dopo una stagione in Championship da 44 partite, 4 gol e 3 assist, in cui ha esordito nell’agosto del 2019 a 16 anni e 38 giorni diventando il più giovane di sempre nella storia del club inglese, i gialloneri lo hanno acquistato per 23 milioni di euro.

«Il Dortmund è sempre stata la mia prima scelta. Mi piace come integrano i giovani nella rosa, nessuno in Europa fa meglio»,

ha spiegato in un’intervista al The Guardian.


Gli sono basti 30’ all’esordio per entrare nella storia del Dortmund, diventando il più giovane marcatore di sempre del club della Ruhr. Altri record: più giovane di sempre in gol con l’Under 21 inglese, secondo più giovane di sempre a segnare nella fase ad eliminazione diretta di Champions League. E ancora: ha esordito con l’Inghilterra a 17 anni e 136 giorni (meglio solo Walcott e Rooney), solo Youri Tielemans ha raggiunto le 10 partite nella massima competizione continentale per club prima di Bellingham. Last but not least, il Birmingham ha ritirato la maglia numero 22 dopo il suo addio. Una scelta che può sembrare discutibile vista la giovane età, ma che il club inglese ha motivato così:

«La maglia numero 22 è diventata sinonimo di Jude, e ricorderà per sempre le sue qualità da giocatore, ma anche il suo comportamento attento, umile e positivo fuori dal campo. Vogliamo che il suo percorso come atleta e come uomo sia di ispirazione per tutte le generazioni che verranno»

Il capostipite

Al Dortmund Bellingham ha ritrovato Sancho, il quale – come detto – ha fatto da apripista ai giovani inglesi. Negli ultimi anni, infatti, la Bundesliga è diventata la meta principale di una forma di emigrazione molto particolare. Fino al 2010, erano appena 11 i calciatori inglesi ad aver giocato nel massimo campionato tedesco, un dato che oggi è raddoppiato. La Bundes è diventata un campionato per giovani: a dirlo sono le statistiche. In Europa, nel 2019-20, nessuno aveva certi numeri: l’età media di 16 club su 18 è stata inferiore ai 27 anni. In Premier si cala al 75%, mentre Serie A (50%) e LaLiga (35%)  non possono essere neanche lontanamente paragonate alla Germania. In questo ha influito anche la pandemia, che ha costretto le società ad abbassare i costi e ad investire sul patrimonio tecnico già a disposizione.


Nonostante la giovane età, Sancho si è ritrovato ad essere un giocatore già ‘anziano’ rispetto ai teenager che dividono lo spogliatoio assieme a lui. Un aspetto che percepisce in prima persona, visto come ha parlato nell’agosto 2020 al termine di un’amichevole:

«Adoro giocare con questi compagni, abbiamo molti giovani di talento. Mi metto nei loro panni e so come si vive tutto questo. Sto solo cercando di guidarli, di dir loro cosa va bene e cosa non va bene: spero anche di riuscire a motivarli».

Il prodotto dell’Academy del Manchester City, per cui il Dortmund sborsò 8 milioni di euro, potrebbe essere il primo a compiere il percorso inverso e a tornare in Inghilterra. La chiusura del cerchio, anche per gli stessi club tedeschi: il loro obiettivo, infatti è cercare di accaparrarsi i migliori giovani, per poi crescerli, svilupparli e un giorno rivenderli così da autofinanziarsi.

Musiala e le sue scelte

L’altro talento classe ‘03 che sta incantando è James Musiala. Nato a Stoccarda, a soli 7 anni si è trasferito a Londra entrando nell’Academy del Chelsea. A 16 anni, però, ha deciso di tornare in Germania:

«Avevo alcune offerte, ma la scelta più giusta mi è sembrata il Bayern. Siamo onesti: quando ti vuole un club del genere, non puoi rifiutare»,

ha dichiarato a Goal.com. In possesso del doppio passaporto, soltanto qualche settimana fa – dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili della Nazionale inglese – ha deciso che da grande giocherà per la Germania.


Il 20 giugno 2020 è diventato il più giovane di sempre ad esordire in Bundes con la maglia del Bayern Monaco, a settembre il più precoce a segnare. Del suo talento se n’è accorta anche la Lazio, a cui Musiala ha segnato un gol nell’andata degli ottavi di Champions League (terzo giocatore più giovane a segnare nella fase ad eliminazione diretta della competizione). Sul trasferimento di Musiala in Baviera ha influito anche la Brexit, come ha spiegato recentemente il Der Spiegel.
Il motivo? Jamal e famiglia volevano che crescesse in uno stato dell’UE, che sia più aperto sul mercato internazionale rispetto all’Inghilterra. Un aspetto che nei prossimi anni potrebbe giocare un ruolo importante e accentuare maggiormente il fenomeno dell’emigrazione dei talenti inglesi verso la Germania.

Meno soldi, più idee

I club tedeschi non hanno la forza economica, tranne il Bayern, per investimenti economici di livello, per questo mirano ai giovani talenti da far crescere e poi cedere. Inoltre, l’innalzamento del livello della Premier ha ridotto sempre di più lo spazio ai giocatori provenienti dalle Academy in favore di calciatori già pronti e affermati. Come ha sottolineato lo stesso Bellingham:

«L’unica cosa che mi preoccupava nel prendere questa decisione era giocare a calcio e Dortmund è il posto migliore per farlo. Ci sono un sacco di giovani giocatori là fuori che, se ne avessero la possibilità, brillerebbero a livello di prima squadra ma non ne hanno la possibilità per qualsiasi motivo».

È una questione anche tecnica, oltre che di cultura, dato che la Bundesliga è un campionato molto più simile alla Premier League di quanto non lo siano, ad esempio, Serie A e LaLiga. In Germania si gioca un calcio rapido e veloce, un contesto in cui i giovani inglesi hanno tutto quello che serve per esprimersi al meglio. Da considerare, nell’analisi, è anche la diversa dimensione finanziaria dei due campionati. Il calcio tedesco si basa su un modello di sostenibilità economica, che tende ad ostacolare investimenti importanti per l’acquisto di un giocatore.


La conseguenza, dunque, è che i talenti migliori dei settori giovanili hanno maggiori chances di trovare minuti e spazio: quest’ultimo aspetto è quello che convince i vari Sancho, Bellingham e Musiala a scegliere la Germania. I club tedeschi non hanno la stessa capacità economica di quelli inglesi, ma annullano il gap grazie alla prospettiva di offrire ai giovani talenti l’ambiente ideale per crescere.

Il cortocircuito definitivo

Dietro al ‘semplice’ aspetto economico, però, c’è anche altro: in Germania i talenti sanno di dover fare una gavetta minore di quanto succede, ad esempio, in Premier League. I giocatori non vengono ceduti in prestito e al massimo, devono sottostare ad un periodo di adattamento nelle squadre B prima di essere catapultati in pianta stabile nel mondo dei grandi. E poi – come detto – tornare in Premier League a testa alta, magari pagati fior di milioni dagli stessi top club che qualche anno prima li avevano scartati. A causa delle restrizioni derivate dalla Brexit, per i calciatori inglesi è più difficile trasferirsi all’estero e ottenere un passaporto comunitario.


Una sorta di circolo vizioso per le società di Premier League, che avendo una grande capacità di spesa preferiscono acquistare giocatori già pronti e i talenti dell’Academy si ritrovano così la strada sbarrata. Da una parte, il successivo ritorno in Premier andrebbe a certificare ancora di più tutti i difetti del modello inglese. Dall’altra, invece, dimostrerebbe definitivamente la bontà del campionato tedesco come l’ambiente formativo ideale per i giovani inglesi in cerca di un club che dia loro la possibilità di crescere e mostrare quelle skills che rimarrebbero nascoste nelle società in cui hanno mosso i primi passi.