Perché Neymar alla Juve non è una follia

by Redazione Cronache

La Serie A sta alzando il suo livello settimana dopo settimana. La Juventus, con l’acquisto lo scorso anno di Cristiano Ronaldo e poche ore fa di Matthijs de Ligt, sicuramente ha contribuito in modo netto. Ma il fatto che il nostro campionato stia ritrovando appeal non sussiste. Calciatori di livello internazionale come Lukaku e James Rodriguez vengono accostati ormai da mesi a club italiani, allenatori come Ancelotti, Conte e Sarri hanno scelto di tornare dopo esperienze all’estero. Insomma il trend è chiaro e speriamo la Nazionale si dimostri la ciliegina su una torta sempre più ricca.

Ma perché la Serie A è tornata ad essere un torneo interessante tanto da attrarre giocatori che sono delle vere e proprie aziende? Perché un calciatore come Neymar sarebbe davvero interessato a sbarcare nel nostro campionato? Ovviamente un’unica risposta non c’è, ma come sottolineato prima da La Repubblica e poi dal quotidiano catalano El Mundo Deportivo, un ruolo decisivo lo starebbe giocando la Legge di bilancio del 2017. Ronaldo e De Ligt, ad esempio, hanno sfruttato l’assist fornito dal fisco italiano con l’introduzione di un regime opzionale di imposizione sostitutiva volto ad attrarre sul territorio individui ad alta capacità contributiva. Con un occhio di riguardo per gli sportivi e i loro diritti d’immagine. Il regolamento consente infatti alle persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia e che non sono state residenti in Italia per almeno nove delle dieci annualità precedenti l’inizio di validità dell’opzione, di versare un limite annuale per i diritti d’immagine pari a 100mila euro. In pratica una tassa fissa a prescindere dai guadagni. Un’agevolazione clamorosa per i super big che guadagnano decine di milioni di euro da pubblicità, sponsorizzazioni e altre voci simili. CR7, ad esempio, riceve circa 80 mln all’anno per la sua immagine e anche a lui basterà versare 100mila euro per rispettare al 100% la legge italiana.

Un’enorme differenza con la Spagna dove, dal 1995, esiste una legge che stabilisce che l’85% del reddito di artisti e atleti deve essere versato come imposta sul reddito, con un tasso marginale del 47% di pagamento massimo, mentre il 15% può essere elaborato dall’imposta sulle società, i cui benefici ipotetici sono tassati al 28%. Tradotto: un atleta deve dichiarare fino all’85% di quello che il club gli paga nell’IRPF e il restante 15% di quello che guadagna con la sua squadra può caricarlo attraverso una società come diritti d’immagine.