Punto e a capo

by Redazione Cronache

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La ciclicità che appartiene al mondo dello sport e al mondo del football in particolare, possiede un non so che di anomalo e bizzarro. Ogni anno, ogni maledetto anno, si parte per conquistare, difendere o onorare certi trofei e certe competizioni, che sono sempre gli stessi e non cambiano né di valore, né di blasone, né di importanza. Il primato raggiunto nei campionati e nelle coppe diventa subito storia, appena il tempo di festeggiare e passare la prima notte. In fin dei conti i trofei sono uno strumento: servono alle società per fare cassa con sponsor, diritti TV e premi vari, servono ai tifosi per chiari ed evidenti motivi i vanto a dispetto di chi vantarsi non può (almeno per l’anno in questione), e servono ai giocatori alzare il loro potere contrattuale, festeggiare nel modo migliore l’annata appena conclusa, e guadagnarsi la Nazionale per le eventuali manifestazioni mondiali.

Come ogni occasione, anche questa presenta aspetti positivi e negativi. Pensiamo al Real di Carlo Ancelotti: l’anno scorso sul trono d’Europa, celebrato ed osannato da tutto il panorama calcistico per la conquista delle Decima, e solo pochi mesi dopo criticato e fischiato perché la stagione in corso non era soddisfacente. E’ noto che la riconoscenza non faccia parte del mondo calcistico, e forse a ragione, ma il fatto stesso di poter contendere ogni trofeo ogni anno, toglie quasi valore al vincitore stesso della competizione, e regala speranza a chi vorrà inseguirla ne futuro più prossimo. E questo è certamente il lato positivo di tutta questa faccenda perché il giorno dopo la conclusione della stagione si apre un periodo che da modo e maniera a tutti di programmare, progettare e sognare, più o meno utopicamente; già perché quando si parla di mercato si fantastica a tal punto da rimettere in discussione tutto ciò che è successo fino al giorno prima.

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Nel calcio la testa va veloce, e non solo in campo. Siamo pronti a goderci lo spettacolo estivo, i fuochi d’artificio e quella che rappresenta la parte più bella e affascinante del calcio non giocato, e qualche antipasto l’abbiamo già assaggiato: Benitez da Napoli a Madrid, Sarri da Empoli a Napoli, e la stagione è terminata solo due giorni fa. Prepariamoci perché l’obbiettivo comune di un altr’ anno sarà quello di rubare la scena al Barcellona in particolare e delle vincenti dei rispettivi campionati. Ognuno ha i suoi motivi per farlo, anche se non tutti sembrano avere le forze. Ma il mercato ribalta tutto, sempre: spesso in meglio, ma non sempre.

Buon divertimento!