«Vi racconto Hojlund, uno che dopo 2 gol ha detto di assomigliare ad Haaland»

by Lorenzo Cascini
Hojlund

Pensi a lui e visualizzi un ragazzone alto, biondo, con le spalle larghe e gli occhi di ghiaccio. Rasmus Hojlund è l’ultima pepita d’oro uscita dalla pregiatissima bottega dell’Atalanta di Gasperini, allenatore che non ha mai avuto paura di osare, sperimentare e poi valorizzare. Il danese – che compirà 20 anni tra qualche giorno – è un centravanti che con il pallone danza come Judy Garland faceva nei film. Elegante, armonica, semplicemente perfetta. Dal «Mago di Oz» a «È nata una stella». Altro incastro con Rasmus, tra l’altro. Anche se la sua ha iniziato a brillare a Graz, in Austria, e si sta confermando ora a Bergamo. Questione di luce e traguardi da raggiungere. «Se continua così può diventare uno dei più forti al mondo. Basta incrociare il suo sguardo per capirlo. Determinato, freddo, cinico». L’Europa è avvisata. Garantisce chi lo ha visto iniziare a splendere. 

«Bastava crederci, dalla doppietta al Salisburgo è cambiato tutto»

Il racconto infatti è affidato a Christian Ilzer, ex  preparatore atletico della nazionale austriaca e oggi allenatore dello Sturm Graz che in autunno ha fermato due volte su due la Lazio di Sarri in Europa League. Ilzer è stato il primo a scovare Hojlund, a dargli fiducia e a capirne le potenzialità. «Non aveva mai segnato tra i professionisti. È arrivato qui e si è sbloccato. Bastava crederci». Rasmus sbarca in Austria con una faccia da liceale, tanto da sembrare uno studente in vacanza, timido e taciturno, ma con uno sguardo che fa la differenza e parla per lui. ‘Sono qui per dimostrarvi chi sono. Datemi fiducia e non ve ne pentirete’. Idee già chiare. «Aveva una voglia incredibile di spaccare il mondo – racconta Ilzer a cronache – All’esordio ne infila due, nelle prime tre settimane ne fa quattro. Poi dalla doppietta al Salisburgo è cambiato tutto». Occhi puntati su di lui e richieste che iniziano ad arrivare da tutta Europa. «Ogni giorno venivano a dirmi che c’era un interesse per Rasmus da una parte diversa del mondo. Il telefono del direttore sportivo squillava in continuazione. Io lo avrei voluto tenere ancora, ma era giusto che andasse. Era già pronto per grandi palcoscenici. A Bergamo ha trovato la sua isola felice, ma penso che tra un paio d’anni potrà essere l’attaccante titolare di un top club». 

Hojlund, tra strigliate e messaggi

Hojlund è uno sport perfetto per la generazione Z. Forte fisicamente, mobile, veloce ad adattarsi e a leggere le situazioni. Tutto allo stesso tempo. In una parola: futuro. Bisognava solo lavorare sulla testa e sul carattere. «Tante volte lo abbiamo sgridato, ripreso, aiutato. Era solo, alla prima esperienza lontano da casa. Una volta gli ho tirato le orecchie anche dopo un gol». Bastone e carota. «Dopo aver segnato contro il Rapid Vienna, infatti andò a esultare sotto la loro curva e ne scaturì una rissa. Lo presi da parte e provai a spiegargli che aveva fatto una cosa sbagliata. Mi guardò, non disse nulla e annuì. Della serie: ‘tutto chiaro non succederà più’».  Messaggio recepito in pieno. «Ancora oggi ci sentiamo, gli mando un messaggio dopo ogni gol. In pratica gli scrivo una volta a settimana…»

 «Somiglio ad Haaland»

Christian poi si ferma. Sorride, ricorda e riprende a raccontare. «Devo farti un esempio per inquadrarti il personaggio». Scuote la testa in avanti, si gratta il mento e ci regala una cartolina che descrive Rasmus alla perfezione. «Alla prima partita – esattamente un anno fa – stende da solo il Tirol con due gol meravigliosi. Poi va in zona mista e dice di assomigliare ad Erling Haaland, suo modello e riferimento insieme a CR7. Un’affermazione audace, accompagnata ancora una volta da uno sguardo che sembra dire ‘perché avete dubbi? lo avete visto che so fare no?’».  Spensieratezza al potere. Ma anche consapevolezza nei propri mezzi. «Hojlund è sempre stato un ragazzo sicuro di se, pare addirittura spavaldo se non lo conosci. Ha guizzo, velocità e un’intelligenza calcistica sopra la media». È uno che pensa mentre gioca. Oggi è la stellina dell’Atalanta, 5 squilli tra campionato e Coppa Italia alla prima stagione in Italia. Gasperini gongola e se lo gode. Haaland è ancora lontano, ma la strada è quella giusta. Il prossimo passo? «Credo l’obiettivo debba essere chiudere l’anno in doppia cifra. Poi uno con le sue qualità, anche se deve ancora crescere e può migliorare tanto, deve ambire a diventare tra i più forti al mondo». Anche per far vedere a tutti che quei paragoni non erano solo un modo per attirare l’attenzione.

La sua faccia da bambino ti inganna come poche al mondo. «Sembra un ragazzino, invece è già pronto. Dal punto di vista tecnico non ha molto da imparare, lo guida l’istinto. Ha colpi da campione. Su quello mentale invece – come dicevo anche prima – abbiamo dovuto lavorare». Il merito è anche di mamma e papà, lei ex professionista nell’atletica leggera, lui ex calciatore. Nonché suo primo allenatore, guida e consigliere. «Lo hanno aiutato a prendere le scelte giuste. Ma non solo. Gli hanno anche insegnato l’educazione, il rispetto e l’abnegazione al lavoro. Meno social più palestra e riposo». Mentalità vincente. «La combinazione di fisico e tecnica è quella degli essere speciali». Ritratto e benedizione. Ora toccherà a lui confermarsi su questi livelli, ripensando a quel giorno in zona mista e a quegli sguardi stupiti, per dimostrare quanto quei dubbi e quegli occhi increduli fossero sbagliati. Con un grazie speciale a Christian Ilzer, il primo ad esserne veramente convinto.