La carriera di Marco Reus è un film in cui non si smette di piangere

by Cosimo Bartoloni
Marco Reus

Se vi dicessero: devi scegliere se diventare un giocatore di una qualunque squadra di calcio – ma non la tua squadra del cuore – e vincere tanti trofei senza essere protagonista di primo piano (tipo Orlandoni con l’Inter, per intendersi), oppure giocare nella squadra in cui hai sempre sognato, esserne capitano, senza però vincere nulla o quasi e, anzi, vivendo anche delle beffe ricorrenti e pesanti. Premesso che le vie di mezzo esistono, voi cosa scegliereste? Mentre riflettete, arriviamo al caso specifico di Marco Reus.

La storia di Marco Reus

Tutti noi saremmo stati contenti se avessimo avuto la fortuna di essere Reus. Però, se ci si ferma un attimo, ci si può rendere conto di come nella sua carriera il tedesco abbia avuto parecchi scherzi poco simpatici dal destino. Dopo l’incredibile finale di stagione nella Bundesliga 2022/23, con il suo Borussia Dortmund che butta via il titolo per un clamoroso pareggio in casa col Mainz, Marco Reus ha deciso di cedere la fascia di capitano. Un gesto forte di un fuoriclasse in campo sfortunato, che ha scelto di fare un passo indietro – costretto dal suo fisico a volte troppo debole – per il bene della propria squadra. Un gesto nobile al tramonto di una carriera caratterizzata da tante beffe e qualche gioia. La bacheca di Reus infatti non è vuota: ci sono tre supercoppe e due coppe di Germania, per un totale di cinque trofei vinti con il Borussia Dortmund, la sua squadra del cuore. Beh, mica male, verrebbe da dire. Sì, però se poi si pensa a tutto quello che ha perso per la sfortuna viene veramente da riflettere.

Da Mainz al Mainz: le sfortune di Reus

Partiamo dal 6 giugno 2014, Mewa Arena di Mainz. Amichevole pre-Mondiali. La Germania è una corazzata di cui non si sa se fa più paura la forza o la rabbia, visto che dal 2002 al 2010, passando dal 2006 che conosciamo molto bene, la Nazionale viene da tre Mondiali conclusi nei primi quattro posti, ma mai al primo. Il CT Löw ha convocato Reus, che a quel tempo ha 25 anni e viene da una stagione da 23 gol in 44 partite con il Borussia Dortmund. Arriviamo al punto: 6 giugno 2014, amichevole Germania-Armenia, minuto 43. Siamo a centrocampo, Reus ha palla, da dietro arriva l’armeno Edigaryan che nel tentativo di rubargliela gli tocca la gamba, provocandogli una storta della caviglia sinistra. Reus esce, preoccupato e zoppicante, sorretto da due addetti dello staff medico. Il giorno dopo arriva il verdetto: lacerazione parziale dei legamenti anteriori della caviglia sinistra. Niente Mondiale. Che poi sapete tutti chi l’ha vinto.

Un anno prima, tra l’altro, Reus perdeva la finale di Champions League contro il Bayern Monaco, a causa di un gol di Robben all’89’. Non deve essere stato un periodo top, ma non eravamo ancora a nulla. Perché dopo quella beffa, Marco Reus ha poi saltato anche Euro 2016, Euro 2020 e i Mondiali in Qatar nel 2022 sempre per problemi fisici. Con la sua Nazionale ha potuto partecipare ‘solo’ ai Mondiali di Russia 2018, senza neanche goderseli più di tanto visto che la Germania campione in carica, contro ogni pronostico, uscì ai gironi. Nonostante i guai fisici che gli hanno impedito di saltare i Mondiali, la scorsa stagione poteva comunque chiudersi nel migliore dei modi per lui. E invece…

La beffa all’ultima giornata di campionato

Capitano del Borussia Dortmund, con 6 gol e 6 assist in 25 partite, in questa stagione Reus ha trascinato la squadra del suo cuore fino al primo posto in classifica prima dell’ultima partita. Borussia Dortmund-Mainz, eccola che ritorna, Mainz. Bastavano i tre punti, oppure bastava fare meglio del Bayern Monaco, per vincere un titolo che mancava da undici anni. E invece è arrivato un clamoroso 2-2 casalingo contro una squadra salva da settimane, che veniva da quattro sconfitte consecutive. Ed è stata di nuovo beffa. Al termine della partita, mentre il pubblico del Signal-Iduna Park tirava fuori un orgoglio incredibile, cantando e sventolando fieri le proprie bandiere, Reus restava a terra con le mani sul volto. Di nuovo incubo.

Dopo la distruzione morale per un sogno svanito clamorosamente, è passato un mese di silenzio. Detox. Necessario. Poi l’avvio della pre-season. E l’annuncio: «Ho avuto molto tempo per riflettere. Ho deciso di cedere la fascia di capitano», ha detto. Con il contratto in scadenza nel prossimo giugno, Reus si appresta a giocare la sua (probabile) ultima stagione al Borussia senza la fascia. E con la possibilità di chiudere senza un titolo di campione di Germania. L’ennesima sfortuna di un privilegiato che ha realizzato due sogni: diventare calciatore e giocare per il club tifato da sempre. Eppure, sembra che nel suo caso tutto questo gli sia costato un prezzo da pagare. Magari ci sarà un finale mozzafiato, stavolta in positivo. Magari no. In ogni caso, ora tocca a voi. Carriera alla Orlandoni o carriera alla Reus: cosa scegliete?