Road to Berlino: Gianluigi Buffon

by Redazione Cronache

buffon_giugno_2015_CDSChe cosa sarebbe successo se Gigi Buffon non si fosse imbattuto nella visione dei Mondiali disputati in Italia nel 1990? Ipotesi francamente improbabile per un ragazzino di 12 anni già affezionato e praticante il gioco del calcio, ma mettiamo caso che in quell’ estate, per un qualsivoglia motivo, uno di questi ragazzini non avesse avuto la possibilità di guardare la Competizione più attesa e seguita dello sport. E mettiamo caso che questo ragazzino rispondesse al nome di Gianluigi Buffon.

Probabilmente avremmo perso l’occasione di vedere la rappresentazione perfetta del N° 1 per eccellenza, di colui che ha rinnovato il ruolo del portiere, che ne ha ispirati molti e con il quale i migliori del ruolo (passati, presenti e futuri) saranno sempre messi a confronto.

Fortunatamente però non andò così, e il giovane Gigi, che allora faceva di ruolo il centrocampista, decise di cambiare, di svoltare radicalmente dopo aver visto tale Thomas N’Kono, portiere della Nazionale Camerunense in quella spedizione. N’Kono era tutt’altro che un top player, e non ebbe una carriera rilevante, ma un contributo al calcio lo ha dato a suo modo, se il portierone capitano della Juventus e della Nazionale Italiana ha chiamato suo figlio Thomas, in suo onore.

Giocatore con più presenza in Nazionale e unico giocatore (insieme a Matthaus e Carbajal) ad aver partecipato a 5 Mondiali, Buffon esordisce in seria A a 17 anni, da migliore in campo, impressionando per reattività, rifessi, istinto, senso della posizione, lettura dell’azione e coraggio: doti sulle quali ha costruito la sua leggenda, perché di leggenda si tratta, e che tutte insieme, oltre a un carisma diventato ormai proverbiale, non abbiamo mai più rivisto in nessun portiere.

Sono passati 9 anni da quando incantò il Mondo intero, giocando un Mondiale ai limiti dell’onnipotenza: sembrava invincibile. La sensazione che la sua porta potesse essere violata era lontana anni luce dalla mente di ognuno, avversari compresi,  e la sicurezza che infondeva nei suoi compagni di viaggio era contagiosa. Da quel 2006 è passato tento tempo, in cui Gigi ha vinto trofei e perso brillantezza, ha subito un’operazione che avrebbe imposto il ritiro a chiunque basasse il suo talento solo ed esclusivamente sulla perfomance fisica e atletica.

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Lui però era ed è molto altro: la testa di uno sportivo è tanto importante quanto il corpo. Lui ha probabilmente dimostrato che conta molto molto di più. E’ inutile nascondere che il Gigi 37enne non è nemmeno parente del Gigi di vent’anni fa, ma siamo sicuri che la resa finale, che il giocatore preso nel complesso, che la fiducia e la determinazione che possiede e trasmette lo rendano così inferiore?Non poteva avere un’ occasione migliore per rispondere: a distanza di 12 anni dalla sua prima e unica finale di Champions (persa), in cui rimase memorabile il riflesso sul colpo di testa di Pippo Inzaghi, Buffon può e deve provare a ripetersi, può e deve tornare magico come in Germania 9 anni fa. Il Teatro in cui andrà in scena sarà lo stesso.

Lui, sicuramente, sarà a suo agio