Il ‘bravo ragazzo’ del City, senza macchina né social network

by Redazione Cronache
Rodri

Martedì sera, nell’andata dei quarti di Champions, il Manchester City batte 3-0 il Bayern Monaco. Nella sera in cui tutti attendono Erling Haaland, che comunque realizza gol e assist, la prima rete dei Citizens è di Rodri, un mediano. Un gran sinistro dai 25 metri, favoloso, al 27’. Non te l’aspetti da un mediano (anche se è uno da 22 gol e 22 assist in 366 partite), come non ti aspetti che Rodri sia un calciatore particolare. «Non ha tatuaggi né orecchini e porta capelli ordinati, è proprio come dovrebbe essere un centrocampista titolare», disse di lui Guardiola. «Non mi piacciono i tatuaggi – spiegò Rodri al Guardian – e all’università vivevo in una residenza per studenti. Ho incontrato lì la mia ragazza, Laura, studiava medicina. Sono stati gli anni migliori della mia vita». Ancora, Rodri ha viaggiato negli Stati Uniti per imparare l’inglese e non usa i social media. «Sono una persona normale, coi piedi per terra. Non devo essere stravagante, mi basta sentirmi a mio agio – diceva a Marca – sono un privilegiato, guadagno molti soldi. Non vuol dire che devo spenderli tutti».

 

Rodri, «un diamante di cui prendersi cura»

Rodrigo Hernández Cascante nasce il 22 giugno 1996 a Madrid. Inizia a Majadahonda, città nella periferia nord-est della capitale – citata da Cervantes in Don Chisciotte della Mancia – dove esiste una squadra di nome Rayo Majadahonda. Non c’entra col Rayo Vallecano, qui sono però cresciuti i fratelli Lucas e Theo Hernandez, Marcos Llorente e Giovanni Simeone. Rodri inizia al Rayo e a 11 anni entra nelle giovanili dell’Atlético Madrid, ma nel 2013 i Colchoneros lo svincolano perché lo ritengono gracile. È un errore: Rodri firma col Villarreal, in un anno e mezzo arriva a 190 cm e già scomoda paragoni con Busquets. Debutta a dicembre 2015 in Coppa e ad aprile 2016 in Liga, col tecnico Marcelino. L’anno dopo arriva Fran Escribá, uno per cui «Rodri è un diamante di cui prenderci cura» oltre al «possibile sostituto di Bruno Soriano». Così per tutti Rodri diventa Bruno Xiquet: Bruno come Soriano – leggenda del Villarreal: ci ha giocato l’intera carriera, 16 anni e 425 gare –, mentre Xiquet in valenciano vuol dire “bambino”. Un bimbo che cresce in fretta: bastano 2 anni da titolare, con Escribá e Javi Calleja – nel Villareal di Denis Cheyshev, di Bacca, degli italiani Bonera, Soriano (Roberto) e Sansone, per veder crescere Rodri. Tras la huella de Busquets.

 

Madrid, Tallinn, 20 milioni di euro

«Non può giocare da pivote, è troppo basso», dissero di Rodri all’Atlético Madrid nel 2013. Dopo 5 anni, riecco Rodri: è partito gratis, ora torna e il Villarreal incassa 20 milioni di euro. A Madrid c’è la rivoluzione: il Cholo Simeone ha vinto l’Europa League in finale a Lione contro l’OM di Payet e Ocampos, e s’è appena chiuso il ciclo con gli addii di Gabi e Fernando Torres. Rodri è titolare in Supercoppa UEFA a Ferragosto 2018 a Tallinn: qui l’Atlético vince la Supercoppa UEFA nel derby col Real Madrid di Lopetegui, ai supplementari. Ma è una stagione agrodolce: Colchoneros 2° ne La Liga e fuori agli ottavi di Champions con la Juventus. Decisiva la tripletta di Ronaldo a Torino dopo il 2-0 dell’andata al Wanda Metropolitano, che da un anno e mezzo sostituisce il Calderón. E Rodri giocherà un solo anno all’Atlético, 47 partite (ne salta sole 4: 1 per squalifica e 3 panchine), quindi si trasferirà al Manchester City per 70 milioni di euro, sua clausola rescissoria. C’è un’altra rivoluzione, a Madrid: salutano Juanfran, Godín e Filipe Luís. Lucas va al Bayern per 70 milioni, il Barcellona prende Griezmann per 120. Simeone si rifà la difesa (Trippier, Hermoso, Felipe, Lodi), si regala Marcos Llorente dal Real Madrid e soprattutto João Félix dal Benfica. E Rodri

 

Una Mercedes e un’Opel di seconda mano

Rodri era l’acquisto più costoso nella storia del Manchester City, ai tempi (non era chiara la spesa per De Bruyne, poi sarebbero arrivati Rúben Dias e Grealish). Ora, Rodri ha proseguito gli studi e s’è laureato in economia e management. Guadagna 120mila sterline a settimana e non ha un’auto di proprietà. Usa una Mercedes fornita dal suo club. «E fino a poco prima guidava un’Opel Corsa di seconda mano», ha raccontato un suo amico d’infanzia, Valentin Henarejo, a Marca. I soldi non hanno cambiato Rodri, oggi è alla sua quarta stagione al City. Ha già giocato 194 partite (è il 31° per presenze nella storia dei Citizens) e vinto un Community Shield, 2 Coppe di Lega e 2 Premier di fila (2021 e 2022), oltre all’Europeo U19 del 2015, in Grecia, nella Spagna di Asensio, Ceballos e Mayoral. Ma i soldi non l’hanno cambiato: «Diceva che era inutile acquistare auto costose, per lui era importante semplicemente poterle usare per andare da un punto A a un punto B».