Da Tahiti al Mondiale: «Ex missionario e poliziotto, ora sono nella storia»

by Redazione Cronache

Roonui Tinirauarii gioca una sola partita del Mondiale per club e la perde 4-1 contro gli emiratini dell’Al-Jazira. Ha 24 anni e una vita piena d’avventura. Attaccante, sì, ma a tempo perso: «Ero un missionario. Nel 2017 sono partito per l’Africa dell’Ovest, in missione per la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ci chiamano mormoni. Ho partecipato a due missioni, la prima in Togo, la seconda in Benin», racconta a Cronache. Poi, nel 2019, Roonui cambia vita: «Divento un poliziotto. Nel 2019 supero il concorso e nel 2020 inizio veramente a lavorare. Oggi pattuglio le strade a Papeete, la capitale di Tahiti». Ha persino rischiato di saltarlo, il Mondiale per club: «Non avevo abbastanza ferie. Ho dovuto chiedere giorni extra al capo della polizia. Gli ho scritto una lettera chiedendo di assentarmi per giocare il Mondiale. Lui non voleva, c’era veramente tanto lavoro da fare. Fino all’ultimo temevo dicesse di no». E invece ha detto di sì.

 

«Chi se lo sarebbe immaginato?»

Quello in corso è un Mondiale per club assurdo. Doveva giocarsi l’estate scorsa, tra giugno e luglio, in Cina. L’hanno rinviato per via dello slittamento di Europeo e Copa América. Così si gioca dal 3 al 12 febbraio. Ma niente Cina, Giappone. Cambiano idea una terza volta: si gioca negli Emirati Arabi. Ma alt. Partecipano i campioni dei vari continenti. Per l’Oceania tocca all’Auckland City, che però non può partecipare causa restrizioni CoVID imposte dalla Nuova Zelanda. Al suo posto ecco l’As Pirae. Un club dilettantistico nato nel 1948, 10 volte campione di Tahiti: «Per noi è stato un sogno. A Natale la FIFA ci chiama. Noi, dei dilettanti, giochiamo il Mondiale. In uno stadio enorme, contro dei professionisti. Per noi era inimmaginabile che una squadra di Tahiti potesse farcela», prosegue Tinirauarii a Cronache. «Abbiamo una grande responsabilità verso le nuove generazioni. I bambini di Tahiti, dell’intera Polinesia, delle Antille francesi. E anche gli adulti. Tutti quanti loro erano così contenti di vederci. Chi se lo sarebbe mai immaginato?».

 

Giornalismo, Ronaldo e Kanté

Ricapitoliamo. Roonui Tinirauarii è un ex missionario, oggi poliziotto. E pensare che voleva fare il giornalista sportivo: «Adoro lo sport. L’ho praticato a scuola. Lascia stare letteratura o matematica, a me a scuola piaceva lo sport! Volevo diventare un giornalista sportivo, poi però ho letto quali studi avrei dovuto compiere e ho deciso che avrei lasciato perdere. Sai, a me non piace troppo studiare», confessa a Cronache. Lo zio di Roonui è Naea Bennet, l’allenatore dell’As Pirae. Il nonno è Errol Bennet, una leggenda da queste parti: «Uno dei più grandi calciatori di sempre di tutto l’oceano Pacifico». Gli idoli di Roonui sono due: «Uno è Ronaldo, ma non Cristiano, parlo del Fenomeno». L’altro è N’Golo Kanté, campione del mondo nel 2018: «Avremmo potuto incontrarlo più avanti, nel torneo, se non fossimo stati eliminati. Ma pazienza. I miei colleghi poliziotti erano al settimo cielo per me. Mi hanno scritto frasi come “avete dato tutto”, “ci avete fatto onore”. Anche i miei amici in Africa mi hanno tempestato di messaggi».

 

Tinirauarii nella storia

Conciliare calcio e lavoro non è sempre stato semplice, per Roonui: «Sai come funziona in polizia, no? Lavori di giorno, lavori di notte. Gli allenamenti si fanno nel tardo pomeriggio, quando ero in servizio di notte me li perdevo. Però al mattino vado in palestra. Lo faccio per tenermi in forma». E quante soddisfazioni ora: «Il miglior souvenir del torneo è sicuramente l’aver segnato [in realtà è un’autorete a favore, N.d.A]. È la prima volta nella storia che un club dilettantistico segna un gol al Mondiale per club, ti rendi conto? Siamo entrati nella storia. Entrando allo stadio, ho avuto i brividi lungo la schiena. A partita finita, mi sono visto in televisione. Ero proprio io», conclude Tinirauarii a Cronache. «È stata una settimana formidabile, abbiamo visto quanto sia alto il livello professionistico. Abbiamo avuto una chance, penso che in futuro il calcio tahitiano crescerà. Ed è stata veramente una bella esperienza, per me e per tutti gli altri calciatori».