Salvatore Esposito, da DDR a D’Angelo: «Obiettivo salvare lo Spezia. Sogno la A»

by Giacomo Brunetti

«Il sogno è comunque quello di tornare in Serie A». Salvatore Esposito sta lottando con le unghie e con i denti per salvare lo Spezia, che nella scorsa stagione ha perso lo spareggio con l’Hellas Verona retrocedendo in Serie BKT. Un epilogo, quello del campionato in corso, che invece si aspettavano in pochi: «Sono rimasto, rifiutando le offerte dalla A, perché volevo vincere qui. Invece ci siamo ritrovati a lottare per la salvezza, ma adesso con mister D’Angelo abbiamo finalmente trovato la quadra giusta».

Allo Spezia con il fratello

La famiglia di Esposito vive per il calcio. Oltre al derby ligure con il fratello maggiore Sebastiano, che gioca nella Samp, quest’anno il compito di Salvatore è anche preservare il minore Pio, nato nel 2005 e alla prima esperienza tra i professionisti: «Mio fratello Pio è molto inquadrato. Quest’anno… risparmia l’affitto stando qui con me! Io sono a centrocampo, lui in attacco. Lui non si lamenta con i compagni, sono io che lo bacchetto e lo stuzzico un po’ per fargli limare qualche dettaglio. A volte ci vado giù più pesante e lui me lo fa notare». Come detto, lo Spezia sta lottando per uscire dalla zona calda: «Mi aspettavo un altro tipo di stagione, siamo in questa situazione e sono fiducioso perché abbiamo trovato la quadra giusta insieme a mister D’Angelo, un personaggio piacevole con cui lavorare. Posso permettermi di dire che è un orso buono, si fa voler bene da tutti e la nostra chiave sia questa: tutti danno tutto per lui, è la persona che ci serviva per raddrizzare il campionato». Dall’arrivo di D’Angelo, e soprattutto nelle ultime partite, l’inerzia è cambiata: «Il mister è una persona vera, leale, ci ha fatto da scudo prendendosi qualche responsabilità in più per lasciarci tranquilli. E noi lo abbiamo capito e recepito, spingendoci a dare qualcosa in più».

A Ferrara insieme a DDR

Tra gli allenatori vissuti in carriera, Salvatore ha avuto modo di conoscere Daniele De Rossi, dapprima in Nazionale e successivamente alla SPAL. «Propone un calcio alla De Zerbi, alla Guardiola, per fare un paragone grande: insomma, un calcio propositivo. Ma soprattutto – ci racconta le sue qualità umane sono eccezionali, non te le aspetti da un personaggio così importante. Un’umiltà e una simpatia incredibili, cercando di far stare i giocatori nel miglior modo possibile. Questa è la sua forza, oltre alle idee», e adesso alla Roma questi fattori stanno emergendo. Alla SPAL, però, non era andata benissimo a livello sportivo. Ma «è arrivato a Ferrara che era Daniele De Rossi, avrebbe potuto e chiedere qualsiasi cosa. Invece ha cercato di entrare con umiltà: si fermava con tutti a fine allenamento a parlare e scherzare. Quando arriva uno nuovo, solitamente il primo giorno canta. Ma nessuno si sarebbe mai permesso di chiederlo a Daniele De Rossi. E invece lui ha fatto tutto da solo, e ha cantato. Era uno che non voleva essere chiamato ‘mister’, ma solo ‘Daniele’, per farvi capire il rapporto che aveva con i calciatori. È stata una scoperta incredibile. Alcuni ragazzi che erano alla SPAL credo che li senta ancora oggi su WhatsApp. Quando ti arriva una persona così, dopo un esonero, è ciò che serve a un gruppo. Si vede come gioca la Roma adesso: per me Daniele è uno fatto per allenare una big, non per la Serie B».

Il rapporto tra Salvatore e Daniele prosegue ancora oggi, e c’è un altro aspetto che va sottolineato: «Allena da poco e ne parlano in pochi, ma ha uno staff di persone fantastiche, da Giacomazzi a Lele Mancini. De Rossi ha tutto lui ma anche il suo staff per fare cose importanti. Gli auguro di rimanere tanti anni alla Roma: so che è il suo sogno. Da quando c’è De Rossi, guardo la Roma, la seguo fin da piccolo ma adesso ho un motivo in più. Gli faccio l’in bocca al lupo prima di ogni partita, ho un rapporto speciale con lui ed è aumentato questo amore per la Roma che c’è sempre stato. Abbiamo un rapporto che va al di là del calcio, è un qualcosa che rimarrà per sempre. L’ho conosciuto nella sua parentesi in Nazionale, da collaboratore del ct Mancini, ed è scattato un amore a prima vista. Lui era sempre stato il mio idolo e ha rivisto in me alcune qualità che gli sono piaciute, e ci siamo trovati subito a livello caratteriale».

A livello personale

Salvatore invece si sente «in un anno di crescita, che mi può formare tanto. Dopo una retrocessione, avendo qualche richiesta per rimanere in A, sono rimasto in B perché pensavo di fare un campionato a vincere. Mi sono ritrovato a salvarmi, le difficoltà di questa stagione mi potranno servire molto dal punto di vista personale. La Serie BKT è un campionato dove devi mettere sempre più agonismo e limare il lato difensivo delle proprie caratteristiche. Mi sta servendo tanto, spero di avere una possibilità di tornare l’anno prossimo a rivivere il sogno della Serie A».

Concludiamo con una preferenza. Da grande conoscitore e ammiratore di calcio, abbiamo chiesto a Salvatore Esposito di parlarci di un talento, uno di quelli che segue con attenzione e che lo hanno colpito: «Daniel Maldini per me è un fenomeno. L’ho sempre detto, anche quando era qui e giocava poco. Ha qualità tecniche ma soprattutto un’eleganza che non ha nessuno». Ma non solo: «Qui a Spezia c’è anche Daniele Verde che per me è super sottovalutato».