santana red devils

a cura di Alessandro Lunari

Siamo stati in studio con Shiva per raccontare i Santana Red Devils

Abbiamo incontrato Andrea non per parlare di musica, ma della squadra calcistica di cui è presidente.

-1 al Marrageddon, il festival di musica hip-hop organizzato da Marracash. 85mila persone. Più di un San Siro sold out. Fra i tanti artisti della scena italiana, ci sarà anche Shiva, rapper milanese classe ’99 che ormai da anni è tra i top in Italia.

 

Ma non siamo qui per la sua carriera musicale. Shiva, nome d’arte di Andrea Arrigoni, da un anno è Presidente dei ‘Santana Red Devils’, una squadra di calcio partita dalla Terza Categoria messa su insieme a suo fratello Luca, il capitano. 12 mesi dopo, con un campionato vinto, sono già in Seconda con una tifoseria caldissima e alcuni fan speciali come Vlahović, Lazza, Di Gregorio, Bastoni e Petagna. Ma ci arriveremo.

 

Domenica scorsa siamo stati a vedere un loro match: Santana Red Devils – Villapizzone. 3-2. Vittoria sofferta, e non poco: «Avete beccato la giornata sbagliata: io ero lì sugli spalti e mi mangiavo le mani – ci racconta Shiva – Stavamo giocando male e abbiamo sofferto tantissimo. Stavo veramente male. Se avessimo pareggiato o perso, me ne sarei andato via senza salutare. Scherzo eh! Però, meglio che abbiamo vinto».

 

È tutto come in un film: «Siamo il giorno e la notte.» Fra Luca e Andrea ci sono 9 anni di differenza. Appartengono a due generazioni diverse, sono diametralmente opposti e fino a che il lavoro non li ha riuniti, hanno coltivato le loro passioni singolarmente: «Luca fa una vita più precisa, anche a livelli di orari. È dentro agli schemi, io sono un tipo creativo, un tipo notturno. Magari sto in studio fino alle 4 di mattina, mentre Luca da manager si occupa di altri aspetti. Calcio e musica, però, ci hanno sempre accomunato. Da bambino me la cavavo e anche ora con i miei amici giochiamo molto spesso. Però la musica è stato il mio piano A, B e C».

 

 

Nonostante la differenza d’età sono sempre stati molto uniti e i Santana Red Devils nascono dalla stessa passione: il calcio. «Per me è stato il sogno di una vita. Ho giocato più di 400 partite dalla Serie D fino alla Terza Categoria. Il mio mondo è sempre stato lo sport: mi sono laureato in Scienze Motorie, facevo il personal trainer. Poi Andre un giorno mi fa: ‘Fra, molla tutto. Ce l’ho fatta. Ho bisogno che tu mi stia vicino’. Lui ha delle visioni fuori dal mondo, è genio e sregolatezza. Poi, per carità mi fa dannare: devo rincorrerlo sugli orari, per gli appuntamenti. E da piccolo ne ha combinate tante. Però finora abbiamo realizzato un insieme di sogni incredibili, da film. È difficile da spiegare».

 

Shiva ha iniziato da giovanissimo col rap. Già a 13 anni, nella zona di Milano, ne parlavano tutti. Partecipava alle jam e lanciava su YouTube i suoi primi brani. Dopo il primo anno di superiori ha lasciato la scuola, qualche mese dopo firmava il suo primo contratto con un’etichetta: «Sono sempre attento a quello che succede. Mi informo ogni giorno, studio ciò che mi piace e poi vado in studio. Lì è tutta questione di vibrazioni. Non te ne accorgi, credimi. Viene tutto naturale: c’è la sera in cui ascolto 5 beat e creo 5 pezzi, e altre in cui non arrivo a nulla. Ma per me è importante avere vicino mio fratello e tante altre persone di fiducia al mio fianco. Realizziamo cose che sembrano impensabili.

 

Là fuori so che è dura. In tanti non sognano neanche. O magari c’è chi lo fa, ma non lo realizza. Noi ci stiamo riuscendo, giorno dopo giorno. E neanche ci fermiamo troppo a pensare».

 

I ‘Santan Red Devils’: molto più di una semplice squadra di calcio. Ecco. Questo è un punto fondamentale per comprendere le origini del progetto dei Santana Red Devils. La realtà creata da Shiva, Luca e tutto il loro team va ben oltre il mondo del pallone. O almeno, questo è l’intento. L’obiettivo è quello di inserirsi nel contesto sociale riqualificandolo e migliorandolo: «Vogliamo che i ragazzi non buttino il loro tempo in strada. Dove non arrivano le istituzioni, vogliamo esserci noi. Quando eravamo piccoli, il quartiere non offriva molte opportunità. Vediamo che molti ragazzi oggi non sono messi nelle condizioni di vivere una vita dignitosa. Per me è impensabile che ci siano famiglie che non possono permettersi di portare i propri figli a giocare a calcio». Come dicevamo, è molto più di una squadra da calcio.

 

 

Tutto il team si occupa di varie attività sociali e con Comuni della periferia di Milano ed Enti Locali stanno riuscendo a cambiare le cose nel loro piccolo. Qualche mese fa hanno riqualificato un campo da basket a Bareggio nel parco Borsellino: «Dai, è proprio brutto vedere ragazzi giocare in un campo di sassi e senza neanche le reti del canestro».

 

C’è una cosa che ci ha colpito: quasi metà della squadra dei Santana Red Devils è composta da ragazzi che lavorano con Andrea e Luca. Quando ce lo raccontano, vedi nei loro occhi l’orgoglio di chi sta riuscendo ad affermarsi portando con sé amici di una vita e persone conosciute nel percorso. «Quella forse è la cosa più bella, veramente. Il calcio è una metafora della vita: un’alternanza di momenti stupendi e altri complicati. Riunisci un team – come nella musica – soffri insieme, vai in battaglia in campo. Tutto per uno scopo comune. Tra Milano Ovest, la nostra etichetta, e i Santana Red Devils abbiamo ricreato il nostro ‘spogliatoio’.

 

Volevamo creare un ambiente sano, con delle regole e che possa far del bene alla comunità. ‘Dani’ mi dà una mano a gestire la società ed è il general manager di Milano Ovest. ‘Nado’ fa il portiere e fa parte della nostra sicurezza; ‘Lollo’ si occupa della logistica e dei video e intanto fa il centrocampista. Poi c’è Seba, che lavora al suo fianco, ma per i Santana fa il dirigente. ‘Tommy Barelli’ è il responsabile booking: chiude le date del tour e gioca come difensore centrale. Alla prima giornata è stata espulso… lo abbiamo squalificato 3 giorni dall’ufficio poi. No scherzo, è troppo importante. Tra tutti, c’è anche ‘Simo’, il nostro trequartista e personal di Andrea.

 

E gli altri ragazzi che non scendono in campo, sono in tribuna. Patrick, il nostro addetto alla sicurezza, è il capo della tifoseria, insieme a ‘Dome’, e durante la settimana allena i nostri portieri. E poi c’è tutta la curva con almeno altri 20-25 tifosi che sono ragazzi che lavorano con noi».

 

 

In 2° Categoria ma con una dimensione da Serie C. Tra 5 anni? I Santana Red Devils oggi giocano a Pero, un comune alle porte di Milano. Hanno stretto un accordo con un circolo sportivo per disputare le gare casalinghe lì. In settimana si allenano a Vighignolo. L’ascesa avuta da Shiva qualche anno fa è stata tanto veloce quanto lo sviluppo della realtà gestita con suo fratello Luca: «Abbiamo tanti desideri, forse anche un po’ troppi. Creare una società di calcio era uno di questi».

 

E non è stato per nulla facile. Nell’estate del 2022, tutto il team si è iniziato a muovere per rendere concreto quello che fino a poco tempo prima era solo un sogno. «Era piuttosto complicato riuscire ad organizzare tutto – ci racconta Luca – io ancora giocavo in Prima Categoria. Poi Andre, un giorno, è andato a sentire la società che gestiva un campo vicino a Corsico: noi avevamo risorse e voglia di creare qualcosa di nostro. È stato tutto frutto di una sinergia, quasi un allineamento di pianeti».

 

In pochi mesi hanno dovuto trovare campi da gioco e d’allenamento, ma soprattutto formare la squadra: «Abbiamo comunicato sui social che il progetto dei Santana Red Devils stava diventando realtà. Ci servivano uno staff e soprattutto giocatori da integrare ai nostri ragazzi. C’è stata una risposta che non avremmo mai immaginato. Siamo entrati in corsa nel campionato, rinviando le prime gare e perdendo all’esordio.

 

È stato macchinoso anche comprendere tutti i vari aspetti della gestione di una società di calcio. Ora giochiamo in Seconda Categoria ma abbiamo una dimensione a ridosso del professionismo: grandi sponsor, più follower di tante squadre di Serie C. Ci sono molti temi delicati da gestire, eppure siamo alla nostra prima esperienza. Ma stiamo mettendo tutto in ordine.

 

Sarebbe stato più semplice prendere una squadra che esisteva già, magari anche di qualche categoria superiora e portarla avanti. E invece no: volevamo partire da zero, con i nostri ragazzi, per la nostra comunità. L’obiettivo sociale è anche questo: crescere tutti insieme».

 

 

Oltre ai ragazzi del team, ci sono anche alcuni calciatori con qualche presenza tra Serie C, D, Eccellenza e Promozione. E poi c’è il mister, Dario Giglio, insieme a tutto il suo staff: «Gli abbiamo detto la nostra idea quasi per scherzo. Ma per lui no: non era un gioco. È stato il primo a crederci. Quando abbiamo iniziato a fare i primi test nell’estate 2022, veniva al campo, super serio, con la sua cartella e i suoi fogli: ‘Questo è forte, questo no. Lui lo metto in difesa, lui fa l’attaccante’. Giocavamo sempre, ci serviva per capire chi potesse far parte della squadra. Crederci sembra facile, ma farlo dal giorno zero non lo è. E poi… fare il mister in queste categorie, con il nostro gruppo è ancora più complicato: tenere sotto controllo 25 ragazzi con i nostri ritmi, tra allenamenti e partite non è una passeggiata».

 

Ma il progetto non si ferma solo alla prima squadra: «Vogliamo partire con tutto il settore giovanile. Dobbiamo risolvere alcune questioni burocratiche ma il nostro focus resta uno: dare la possibilità a chi non ha le capacità economiche di vivere lo sport. Vogliamo essere protagonisti per la nostra gente». Il sogno è quello di consolidare la realtà nel territorio con un centro sportivo di proprietà, strutture per la prima squadra e una scuola calcio. E perché no, un piccolo stadio che diventi la casa dei Santana Red Devils.

 

 

«Tra 5 anni ci vediamo in Eccellenza. 3 promozioni in 5 cinque anni. È tosta, ma siamo abituati a sognare». Andrea e Luca nel loro viaggio portano gli amici di sempre e un team di professionisti che sta provando a cambiare le cose. Tanto nel calcio, quanto nella musica. E i risultati stanno dando loro ragione. Più fatti, meno parole. Sono abituati così.

 

Meglio il gol per la promozione o i concerti davanti a migliaia di fan? Shiva sarà tra gli artisti del Marrageddon. Suo fratello Luca, come sempre, sarà dietro le quinte, emozionato mentre corona ogni suo sogno al suo fianco. Qualche giorno fa sono stati all’Arena di Verona per i Tim Music Awards dove hanno ritirato 4 premi tra album e singoli: «Vederlo esibirsi davanti a migliaia persone è la mia soddisfazione personale più grande. Ho visto tanti suoi concerti, ma con tutta quella gente c’è un effetto incredibile… non immagino sul palco del festival di Marra».

 

Ma il calcio, per Luca, è vita. E se si parla di soddisfazioni più grandi, non può non citarlo: «Nel mondo del pallone, invece, sicuramente il gol all’ultimo secondo dello scorso anno per la promozione in Seconda Categoria. In area di rigore, al 98’, con l’ultimo pallone giocabile. Per il corner era salito perfino ‘Nado’, il nostro portiere, che ha disturbato l’uscita del loro. Davvero sembrava di essere in un film: siamo esplosi con tutta la nostra gente in curva, i fuochi d’artificio. Follia, ho i brividi. Ho segnato diversi gol nella mia carriera, ma quello è indescrivibile. È stato il coronamento di un percorso».

 

 

Un percorso iniziato anni fa, quando Shiva di anni ne aveva solo 13 anni. I primi brani, i primi video su YouTube, poi i featuring sempre più importanti, le hit e i dischi d’oro o platino. Affianco, sempre Luca: «Abbiamo rinunciato a molto nella nostra vita. Andre ha pubblicato un EP o un album praticamente ogni anno. Per lui la musica è stato il piano A, B e C. Non c’erano altre vie. E quando ha iniziato a fare i primi numeri importanti, ho rinunciato alla mia vita lavorativa. Non dico di punto in bianco, ma quasi.

 

Lavoravo in palestra e giocavo tra Eccellenza, Promozione e Prima Categoria. La musica porta via tanto tempo, è un lavoro notturno. Non potevo andare ad allenarmi alle 18 con il resto della squadra e lasciare tutti in studio. Anche perché quando registriamo non abbiamo orari fissi: facciamo le 22 e a volte le 4 di notte.

 

Con i ‘Santana Red Devils’ ho ‘lasciato’ il calcio, o almeno come lo vivevo prima. Andare in terza categoria, a 33 anni, pensavo significasse finire la carriera. Nelle altre stagioni il mio piccolo valore nel mercato lo avevo sempre avuto. Anche se con i Santana le cose si sono fatte subito serie. È come se non avessi smesso… chiaro se fossimo arrivati ultimi in Terza Categoria mi sarebbe pesato molto».

 

Vlahović, Leão, Lazza E Bastoni: i Santana piacciono a tutti. Il senso d’appartenenza, l’unione e l’attaccamento ai Santana lo noti subito. Appena sali sugli spalti. Da Presidente, per Shiva, ormai è diventato un appuntamento fisso: «Tutti noi la domenica stacchiamo dal lavoro e andiamo a vedere la partita. È un modo stupendo anche per me per staccare dalla musica ed essere visto solo come Andrea, in mezzo ai suoi amici per tifare una squadra di calcio».

 

In questo anno di vita del club, sono tantissimi gli artisti e i calciatori che si sono avvicinati ai Santana Red Devils. Per il solo gusto di vivere l’esperienza, di supportare il progetto di un amico: «I 90’ dei Santana sono diventati un appuntamento fisso per tanti. Venire a vedere una nostra partita è diventato qualcosa di iconico. È stato merito di Andre che è riuscito a coinvolgergli, spesso gli scrivono: ‘Dai oh, oggi dove giocate? Contro chi? Vengo anch’io’. Ha tanti amici calciatori – ci racconta Luca – che spesso passano anche in studio. Sentono l’ultimo brano insieme, giocano alla play. Gli ultimi sono stati Moise Kean e Rafael Leao. L’anno scorso, invece, sono venuti a vedere qualche partita dei Santana Di Gregorio e Petagna, due tifosi veri».

 

E se faticano a venire a Milano, per Shiva non c’è problema: «Molti si guardano i video delle nostre partite su YouTube e poi mi mandano un messaggio. C’è Vlahović che mi videochiama ogni tanto per sapere il risultato. Lo stesso fa Bastoni dell’Inter. E poi c’è Leão che viene in studio da me a registrare». E non mancano gli artisti: contro il Villapizzone sugli spalti c’erano Finesse, ToniBoy, Drefgold e Side Baby. L’anno scorso non era strano incontrare perfino Lazza. Tutti uniti, insieme, per il calcio.

 

 

«Chi è il mio Ronaldo il Fenomeno? Totò Di Natale. Avevo i brividi per i suoi gol». Prima di andar via, facciamo un gioco con Shiva e Luca: associare degli artisti ai nomi di calciatori. Tra paragoni divertenti, confronti tra stelle del calcio e della musica, esce la domanda: «Se Shiva fosse un calciatore, chi sarebbe?». Luca non batte ciglio: «Neymar. Andre è molto tecnico e poi ha una personalità estrosa oppure Haaland». È il turno di Shiva: «No Haaland, no. È troppo grosso. Mi sento un Totò di Natale: da bambino impazzivo per lui. Guardavo i suoi gol e rabbrividivo». Poesia.

 

Luca, invece, è innamorato di Ronaldo il Fenomeno: «Quando è arrivato all’Inter nel ’97, ero un bambino. Era come se un Messi o un CR7 di oggi venissero nella tua squadra. Se ne parlava come fosse una divinità. Quale artista sarebbe? No, non ci riesco. È un pezzo di cuore, è imparagonabile». Oggi, il suo preferito è però Lionel Messi.

 

Ora il Marrageddon sabato. Ci saranno tutti i Santana Red Devils insieme a Shiva e ad altre 85mila persone. Si farà tardi, ma non troppo. Domenica si gioca! Noi a una loro partita ci siamo stati. Vittoria, sofferta, ma 3 punti portati a casa. Con curva impazzita, fumogeni e cori. Tutta la squadra sotto la tribuna a festeggiare. Come una famiglia. Ma davvero. Andre e Luca sono fratelli di sangue. Tutto il resto del team lo è per scelta. Famiglia, appunto. E non c’è cosa più bella.