a cura di Giacomo Brunetti
Il sistema di scouting che permette alla Nazionale italiana di scoprire i propri talenti
Ce lo ha raccontato chi lo ha ideato e chi lo porta avanti dal 2010.
Quando un calciatore viene convocato in Nazionale, la chiamata è frutto di un attento lavoro di un gruppo di persone allenate da anni a scovare il talento. La maglia azzurra è una veste pregiata e come tale, merita di essere onorata. Proprio per questo, quando nel 2010 l’Italia si è imbattuta nel disastro al Mondiale in Sudafrica, in FIGC è stata attuata una rivoluzione tecnica. Sono trascorsi quasi 14 anni da quel giorno e oggi possiamo vantare una delle reti scouting più avanzate del mondo. A raccontarci questa fitta tela è colui che in gran parte l’ha creata: Maurizio Viscidi. Il suo ruolo recita: coordinatore delle nazionali giovanili maschili della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Ma è di più: ha inventato un metodo di ricerca, una prassi di analisi e perfino dei codici per individuare il talento. È un punto nevralgico del sistema azzurro. Tutti lo conoscono, ma non ama apparire. Per questo il suo nome riecheggia poco fuori da Coverciano.
Chiamato da Arrigo Sacchi nel 2010 in FIGC per occuparsi insieme a lui delle Nazionali giovanili, dal 2014 è diventato responsabile unico. Per raccontare la crescita e la rinascita del movimento italiano, è necessario analizzare la situazione raccolta all’epoca: «Non era positiva. Alcuni tecnici non si parlavano, avevano metodi di allenamento completamente diversi: c’era chi curava molto l’aspetto fisico, chi faceva soltanto partitelle. Non c’era condivisione: anzi, c’erano gelosie. Ma essendo arrivati a giugno, anche per correttezza, confermammo tutti per valutare. Un anno dopo, soltanto uno rimase». Viscidi parla sempre al plurale, anche degli ultimi anni, perché è fedele a chi gli ha dato l’input, ovvero Sacchi, e al suo gruppo di lavoro. «Non esisteva un planning di partite, e quelle che c’erano… erano poche. Si programmava sull’anno: noi invece, adesso, parliamo già degli impegni internazionali del 2025. Mancava un coordinatore, insomma».
Hanno iniziato a costruire e Sacchi ha demandato a Viscidi la creazione dell’area scouting: «Adesso ne abbiamo quasi 25, lavorano a livello regionale e all’estero. In Lombardia, ad esempio, dove ci sono tante squadre, ne abbiamo più di uno. Dieci anni fa ci affidammo a un’azienda per avere un software dove raccogliere i report e organizzare il lavoro. Erano i primi tasselli del nostro metodo di scouting. Eravamo al 19° posto nel ranking giovanile. La situazione aveva bisogno di un forte coordinamento». Dal 2014 diventa responsabile con l’uscita di Sacchi e si stabilisce l’aspetto attuale. Sono cambiati i presidenti federali e il CT, ma questo è rimasto intaccato. «Trovammo pochi professionisti sul mercato e troppi allenatori senza staff o a doppio servizio. Nel 2010, addirittura, praticamente il ruolo del match analyst non esisteva! Creammo staff completi e pian piano, smettemmo di affidarci ad aziende esterne ma internalizzammo il database con l’aiuto di Gagliardi e Lorenzon. Ora la nostra area di analisi è tra le migliori del Paese». Chi entra in FIGC al giorno d’oggi, come Luciano Spalletti, trova in Federazione professionalità nelle varie aree.
Ma come funziona lo scouting della Nazionale italiana a livello giovanile? «Ci sono 15 uomini territoriali, coordinati da 2 figure, più quelli all’estero. Sull’u-21 e l’u-20 abbiamo un assetto ancor più diverso, frutto anche del lavoro degli anni prima». La divisione organizzativa è frutto del lavoro di Mauro Vladovich, il segretario organizzativo, e del budget messo a disposizione dalla FIGC. «Gli osservatori territoriali si muovono dall’u-15 alla Primavera. Abbiamo distinto lo scouting della Primavera rispetto a quello di u-20 e u-21 perché qui i giocatori sono in prima squadra e i parametri di riferimento con cui si misura un osservatore sono diversi. Colui che va a vedere la Serie B fatica a compararlo con un settore giovanile, e viceversa. Ci sono uno scouting junior e uno senior, diciamo. La Nazionale maggiore ha un ulteriore scouting mi si avvale anche del nostro senior». Sguardo attento anche alle serie inferiori, chiaramente: «La Serie C e la Serie D hanno una loro rappresentativa. Oltre ad avere un ottimo rapporto con gli staff tecnici, organizziamo partite contro i nostri pari età per confrontare e osservare».
Con il passare del tempo, però, Viscidi comprende che va creato un metodo nuovo.