a cura di Giacomo Brunetti

Se nessuno investe sui giovani, allora sono i giovani a investire su loro stessi

La metodologia di Clerici e il sogno di trovare nuovamente 3 calciatori della Voluntas contemporaneamente in Nazionale maggiore

La famiglia Esposito ci ha aperto le porte della Voluntas. Fino a qualche anno fa, la Prima Squadra del Brescia si allenava nel centro sportivo di San Filippo, costruito da Clerici e successivamente donato al Comune. Le giovanili delle Rondinelle sono ancora protagoniste qui, e un pezzo di storia del calcio lombardo ha attraversato le porte che abbiamo varcato anche noi. Il legame tra Voluntas e Brescia Calcio per anni è stato inscindibile. Tra i presenti al nostro incontro c’è anche Gianni Guindani, un decano della Voluntas, uomo di fiducia del fondatore: «Una percentuale altissima di bambini che sono passati da qui è diventata professionista, altri sono arrivati fino alla D o alla Promozione. Abbiamo importato dall’estero, dove Clerici portava le squadre a fare i tornei, e io cercavo di convincere i migliori a venire da noi. Dopo le selezioni, Roberto mi indicava i suoi pupilli e mi dava 10 giorni di tempo per convincerli. Molti venivano da fuori Brescia e non era semplice: andavo a casa loro, a differenza delle altre realtà, e invogliavo i genitori ad affidarci bambini di 6-7 anni senza farli andare subito nelle squadre professionistiche. La mia arma vincente era il contatto umano, unito al curriculum di calciatori che negli anni ce l’avevano fatta con il nostro metodo».

 

Salvatore Esposito ha 22 anni ma parla da uomo. Tre settimane fa ha esordito in Nazionale senza mai aver giocato in Serie A. Definisce il suo percorso una salita con slancio, e dopo ne parleremo. La scelta di investire nella Voluntas lo rende orgoglioso: «Siamo l’ultima generazione che ha giocato per strada e quel calcio non esiste più. Io e Seba scendevamo sul cemento e calciavamo senza scarpe, indossando solo i calzini strappati della Juve Stabia. Il nostro percorso è iniziato così e la nostra passione si è sviluppata tra asfalto e macchine. Avevano dato al custode del campo a Castellammare l’obbligo di chiudere dalle 14 alle 17 perché facevamo troppa confusione, così immaginavamo che il divano fosse la barriera e l’interruttore della luce fosse la porta, e cercavamo di segnare colpendolo; oppure la barra del parcheggio era la rete e i motorini fungevano da linee per il calcio tennis. I bambini oggi hanno perso quella concezione e nella nostra Voluntas dobbiamo trasmettere questa voglia di esprimersi».

 

 

Crescendo in questo mondo da protagonisti nelle giovanili, gli Esposito si sono accorti delle ampie lacune negli investimenti sui talenti italiani. E quindi, se nessuno investe sui giovani, sono gli stessi giovani a farlo su loro stessi e su chi verrà: «Pensate se tra qualche anno mi giocherò il posto in Nazionale con qualcuno cresciuto qui…». Sembra utopia, ma non lo è. L’11 giugno, quando il ct Mancini ha lanciato Salvatore contro l’Inghilterra al posto di Pellegrini, a fine partita erano ben 4 i calciatori passati dalla Voluntas a vestire d’azzurro in rosa: Esposito, Scalvini, «l’ultima scoperta di Clerici», Acerbi e Donnarumma, provinato da Clerici e consigliato subito ai grandi.

 

«Nella Voluntas entreranno solo le persone che sanno della Voluntas. Coloro che hanno fatto la storia di questo club devono sapere che sarà per sempre casa loro. Abbiamo mantenuto l’autista storico, il segretario storico, e così via», ci spiega Seba, che da qui ha iniziato il proprio viaggio verso l’Inter e la Champions League. Segnava a raffica e Clerici si arrabbiava quando si accontentava. Uno strapotere tecnico che lo ha accompagnato sempre e comunque. 

 

 

Gianni Guidani ha visto la società del bresciano splendere negli anni d’oro: «Ogni annata di Esordienti e Pulcini arrivava fino alle squadre E o F, avevamo sostanzialmente 100 ragazzini tra i migliori del territorio. E poi Clerici metteva nella squadra C, per mitigare e nascondere, tutti i migliori, che poi formavano nella maggior parte dei casi i Giovanissimi del Brescia». Da qui venivano indirizzati e scremati i talenti. La mentalità è fondamentale. Sebastiano Esposito è reduce da un’esperienza in Svizzera al Basilea: «All’estero ho imparato la cura del fisico. È importantissima e vorrei importarla alla Voluntas, grazie all’esperienza mia e di mio fratello possiamo fare cose diverse rispetto alle altre realtà. E soprattutto, l’importanza dell’equilibrio mentale va evidenziata e trasmessa a coloro che verranno qui. Non devi mai sentirti un fenomeno, ma quando sei in difficoltà devi ricordarti che sei stato bravo, e ripartire senza abbatterti. Dopo il mio esordio in Champions League, in Italia ero considerato un fenomeno. Quando sono andato a giocare in Serie B, improvvisamente ero diventato scarso. Erano passati solo pochi mesi. Ci vuole equilibrio, ci vuole la capacità di isolarsi: devi crearti una bolla e non ascoltare i giudizi, se non quelli di chi può aiutarti a migliorare. Ricordarti, appunto, che il percorso che hai fatto non è arrivato per caso».

 

Il padre Agostino vuol vedere splendere nuovamente i giovani della Voluntas: «Nella riunione per i Camp Estivi, ho detto agli istruttori di far palleggiare per i primi 20 minuti di allenamento tutti i bambini a piedi scalzi. Manca la sensibilità e va allenata. Niente moduli, a calcio a 7 non vogliamo sentir parlare di numeri. Devono divertirsi, non ci sono ruoli. Niente tocchi limitati, la palla si tocca quanto serve. Un giorno ho fermato una partitella: ‘Tocchi liberi, ma obbligatorio tenere la palla bassa’. Va sviluppata la velocità di pensiero, dobbiamo stimolare l’uno contro uno. A questi ritmi i bambini si divertono e senza che se ne accorgano gli dai una percezione di gioco».