Il significato del Siviglia per Sergio Ramos

by Lorenzo Cascini
sergio ramos siviglia

«Con la ilusìon di un Niño». Marca, il quotidiano sportivo più letto in Spagna, ha aperto così, in prima pagina, per celebrare il ritorno di Sergio Ramos a Siviglia. Diciotto anni dopo l’ultima volta. In mezzo tanto Madrid, sponda Blanca, e una parentesi non felice a Parigi. Adesso è pronto a tornare a casa. «Lo dovevo a mio padre, a mio nonno, al sevillismo e a Puerta (l’ex calciatore del Siviglia scomparso nel 2007)». Mai banale. Stavolta Sergio ci ha messo il cuore.

Eppure è uno di quei giocatori che per tanti anni ha diviso. O con lui o contro di lui. Elegante, spavaldo, un po’ spocchioso, provocatore, vincente. E si potrebbe andare avanti per un’ora. È sempre stato decisivo. Pronto a metterci la faccia – e la testa – quando serviva. A Madrid lo chiamavano ‘el hombre del cabezazo’, l’uomo dei gol pesanti, regolarmente nel finale e usando la testa.

«Sergio Ramos da noi? Sì, e allora io voglio un aereo»

Se Ramos è tornato a casa deve un grande grazie a un intermediario speciale: Jesus Navas. Amico fraterno dell’ex difensore che ha spinto anche con il presidente per farlo tornare a casa. Sono entrambi cresciuti lì, sono partiti dai pulcini e sono diventati grandi. Era giusto chiudere il cerchio. Con Jesus si sono sentiti per tutta l’estate, fino all’accelerata degli ultimi giorni di mercato. Eppure il presidente Pepe Castro, fino alla fine, ha tenuto il profilo basso e i riflettori lontani. ‘Sergio da noi? Sì e allora io voglio un aereo’. E invece eccolo qui. Alla presentazione di Sergio Ramos in conferenza stampa hanno regalato al pres un modellino di aeroplano. Come a dire ‘adesso hai tutte e due’. E giù a ridere.

Ieri sera Sergio ha rimesso piede al Sanchez Pizjuàn, da giocatore biancorossso, diciotto anni dopo l’ultima volta. Emozionato. Osannato da 25mila persone che hanno riabbracciato un figlio di Siviglia e del Siviglia. Giocherà la Champions, cosa che non avrebbe fatto in Arabia e che ha fatto la differenza nella scelta. Una decisione in cui però, inevitabilmente, ha pesato molto il cuore. Più di ogni altra cosa.

Quel gol al Siviglia

Contesto. Supercoppa Europea 2016: il Siviglia conduce per 2-1 contro il Real Madrid dopo una bella rimonta firmata Vazquez-Konoplyanka, ma nel recupero (al 93′, come nella finale di Champions di due anni prima) Sergio vola in cielo e fa 2-2 di testa. Poi Carvajal segnerà il 3-2 che completerà  il contro-sorpasso nel finale dei supplementari. Seguiranno anche delle polemiche, perché Sergio Ramos esultò e rispose duramente agli insulti ricevuti. «Non ce la avrei mai con i tifosi del Siviglia. Ma con chi attacca mia mamma o la mia famiglia, sì». 

Poi prima di lasciare la zona mista aggiunse: «Quando morirò sarò sepolto con due bandiere: quella del Siviglia e quella del Real Madrid». Lo aveva anche già detto qualche anno prima, sempre in merito a una discussione con la curva. Ieri sera sono sembrati tutti uniti. La famiglia del Siviglia è pronta a riabbracciare un altro dei suoi figli, tornato a casa dopo un lungo viaggio. Diciotto anni sono passati in fretta. Il cerchio si è chiuso e va benissimo così. Per tutti.