Serie A, le 7 risposte che i club vogliono prima di ripatrtire

by Redazione Cronache

La Serie A non ha ancora un calendario per la ripresa del campionato. E chissà se lo avrà mai. In settimana Club, Lega, Governo e Comitato Scientifico continueranno i dialoghi per tentare un ritorno alla normalità, almeno nel calcio. Aspettando quel momento, le società italiane chiedono di sciogliere sette dubbi – fonte La Gazzetta dello Sport.

TAMPONI – I club chiedono la disponibilità – al momento, per esempio, l’allenatore dell’Inter Antonio Conte è rimasto senza test causa scarsa disponibilità in Lombardia – di tamponi e le tempistiche con la quale effettuarli.

RITIRO – L’idea iniziale di mandare in isolamento per tutto il tempo della ripresa – due mesi – l’intero staff composto da calciatori, magazzinieri, medici, fisioterapisti, preparatori e addetti ai servizi è impensabile. Motivo per cui il ritiro blindato è più probabile che duri soltanto quindici giorni.

POSITIVO – La domanda è la solita, ma la risposta inizia a essere più chiara: cosa succede se un giocatore viene contagiato? Non sarà seguito il modello Bundesliga, che non manda in quarantena automatica tutta la squadra. La Serie A dovrebbe seguire un modello tutto suo, mandando in quarantena, in caso di giocatori positivi, tutte le persone entrate in contatto – avversari compresi. Un positivo, dunque, potrebbe fermare tutto il campionato, che come data limite imposta dalla Uefa ha il 2 agosto.

TRASFERTE – Ogni viaggio dovrà essere sterilizzato. I club, al momento, sembrano preferire gli spostamenti sui pullman ufficiali delle squadre, meno con aerei charter – che andrebbero sterilizzati – e meno ancora con i treni. Le società chiedono “come verranno garantite le misure di sicurezza delle squadre negli spostamenti su tutto il territorio italiano”.

STADI – Dove si giocherà? L’idea di disputare un mini-torneo soltanto al centro e al sud Italia riscontra consensi in una piccola parte politica, meno nel mondo del calcio. Le società chiedono un campo dove giocare.

ASSICURAZIONI – Per evitare ricadute legali in caso di calciatori trovati positivi, i medici sociali dei club chiedono una sorta di assicurazione sui contagi. Una scelta già intrapresa dalla Premier League, che è vicina a fornire una copertura assicurativa in caso di ripartenza.

CALCIO – L’ultimo dei sette nodi da sciogliere è l’unità del mondo calcio a 360°: in caso di ripartenza, tutti remeranno dalla stessa parte? L’aria che filtra al momento vede i calciatori stranieri – ritrovatosi in uno dei paesi più colpiti dalla pandemia – meno inclini a riprendere a giocare rispetto ai calciatori italiani.