Serie A, Sacchi: «Fino a fine stagione vincerà la strategia, non la tattica»

by Redazione Cronache

Intervistato dal quotidiano La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha provato a delineare la ripartenza ipotizzando come andrà a finire la conclusione di stagione.

STOP – «Se si verificheranno problemi, per carità del Signore fermiamoci. La salute è più importante di qualsiasi altra faccenda, con quella non si scherza e mi auguro che la tragedia del Coronavirus almeno questo lo abbia insegnato».

RIPARTENZA – «Si troveranno meglio quelle squadre che avranno una strategia e non soltanto una tattica. Mi spiego: la tattica ti fa vivere alla giornata, se uno ti attacca in un modo tu predisponi la difesa per annullarlo. La strategia, invece, aiuta a migliorare le tue conoscenze, previene le difficoltà e te le fa superare perché ti dà gli strumenti per farlo. Purtroppo l’Italia è un Paese di grandi tattici e di pessimi strateghi. E non mi riferisco soltanto al calcio, ma pure alla politica, all’economia e via dicendo».

SPERANZA – «In campo spero di vedere più coraggio, più entusiasmo, più aggressività: basta con le squadre che usano tre difensori per marcare un solo attaccante. Il pubblico chiede bellezza, divertimento, e non soltanto vittorie conquistate senza merito».

STADI CHIUSI – «È come una recita teatrale senza spettatori. Sei nudo, non ti puoi aggrappare a nulla, devi andare avanti soltanto con le tue conoscenze. È anche per questa ragione che sostengo che saranno avvantaggiate le squadre che avranno giocatori intelligenti. Ci si dovrà abituare al nuovo ambiente. Ci pensavo l’altro giorno: il Sassuolo, da questo punto di vista, è un passo avanti rispetto agli altri, perché da sempre gioca in uno stadio con pochissimi tifosi».

ORARI – «Guardi, io ero il c.t. dell’Italia che al Mondiale del 1994 giocò a mezzogiorno e mezzo, sotto un sole infernale e con un tasso d’umidità del 90 per cento. Non è semplice, è vero, ma se ti alleni bene e se programmi i tempi di recupero, si può fare. l’uomo, alla lunga, vince sulla natura».

SOSTITUZIONI – «Cosa ne penso dei cinque cambi? Questa poi è bella. Se volevano partite più equilibrate hanno sbagliato strada. Così si favoriscono le più forti, è ovvio. Ma vi rendete conto di che cosa significa cambiare cinque giocatori su undici? È metà squadra. Chi può inserire dei campioni, che magari tiene freschi in panchina, bene; e gli altri che si arrangino. Non mi sembra una grande idea. In questo modo si evidenzia ancora di più il gap tra grandi e piccoli, tra ricchi e poveri».

PRONOSTICO – «Ho dato un’occhiata al calendario e mi sembra che quello dell’Inter sia abbastanza facile. Credo che Conte possa reinserirsi nella lotta al vertice, anche se la Juve, per l’organico a disposizione, e la Lazio, per le grandi motivazioni, partono in vantaggio. Però, lo ripeto, mi aspetto sorprese».