Shaqiri, da una casa senza riscaldamento di Basilea a idolo di un Paese

by Redazione Cronache
shaqiri

Solo tre uomini sono riusciti a segnare negli ultimi tre Mondiali: Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Xherdan Shaqiri. Lui sta giocando il suo quarto – 2010, ’14, ’18 e ’22 – come Valon Behrami (dal 2010 al 2018), ed è merito suo se oggi la Svizzera sfida il Portogallo agli ottavi. Poteva scegliere tra Albania e Kosovo e nel 2012, quando affronta i primi, Shaqiri indossa scarpini con tre bandiere: svizzera, albanese e kosovara. Con la Svizzera ha debuttato il 3 marzo 2010 e ha scritto la storia: 111 partite e 27 gol, quattro agli Europei e cinque ai Mondiali. Tre il 25 giugno 2014 all’Honduras. E poi la gestione Vladimir Petković, con cui Shaqiri gioca Euro 2016 ed Euro 2020 oltre al Mondiale 2018 in cui un suo gol al 90’ contro la Serbia di Aleksandar Mitrović – festeggiato mimando con le mani l’Aquila kosovara – qualifica la Svizzera agli ottavi. Alla Serbia, Shaqiri ha segnato pure venerdì scorso: 3-2 e di nuovo Svizzera agli ottavi. Come in 2014 e 2018 (out con Argentina e Svezia). Ora c’è il Portogallo. Grande ostacolo, ma anche l’ultima chance di sfatare il tabù.

Shaqiri, guerra, la maglia di Ronaldo

Xherdan Shaqiri nasce il 10 ottobre 1991 a Giljan, 90mila abitanti nell’attuale Kosovo che la sua famiglia, albanese kosovara, lascia nel 1992 dopo lo scoppio della guerra in Jugoslavia. Emigrano ad Augst, nel cantone di Basilea, vicino al confine con Francia e Germania. «Casa nostra a Basilea non aveva riscaldamento, solo un grande camino», ha raccontato Shaqiri a The Players’ Tribune. Suo padre non parla lo svizzero tedesco, così fa il lavapiatti in un ristorante e poi l’operaio nella costruzione di strade. Sua madre lavora come addetta alle pulizie e porta i figli con sé: Xherdan passa l’aspirapolvere, i due fratelli Arianit ed Erdin puliscono le finestre. «La Svizzera era molto costosa per chiunque, ma la mia famiglia inviava soldi ai familiari ancora in Kosovo». Ristrettezze economiche. C’è solo spazio per qualche regalo di compleanno, tipo una maglietta contraffatta di Ronaldo il Fenomeno: «Non c’erano soldi per comprarne una vera, ma a me non importava. È stato più bel giorno della mia vita». Ha 4 anni, Shaqiri, quando entra nelle giovanili del Basilea.

 

Basilea, sampdoriani e Inter

Nel 2007, si gioca la Nike Cup a Praga. Shaqiri la gioca col Basilea, ma si è finto malato per saltare scuola. Peccato sia il miglior giocatore del torneo e in Svizzera lo riconoscono: «È il ragazzo del Basilea». A 16 anni, Xherdan Shaqiri falcia i prati dei vicini di casa per guadagnare un extra. A 18, sale sull’aereo per il Mondiale in Sudafrica, convocato dal c.t. Ottmar Hitzfeld come Reto Ziegler, Marco Padalino, Valon Behrami e Gökhan Inler, Eren Derdiyok e Blaise Nkufo. E Hakan Yakın, che è il fratello dell’attuale c.t. svizzero, Murat. Nel mezzo, Shaqiri ha esordito in Super League e vinto sia campionato che Coppa svizzera coi rossoblù. Shaqiri si trasferisce dunque al Bayern Monaco a febbraio 2012, ci resta tre anni esatti, vince il Triplete nel 2013 (vanno aggiunti la Supercoppa UEFA e il Mondiale per club) e saluta a febbraio 2015, dopo 81 partite, poche con Pep Guardiola. Arriva in prestito all’Inter di Roberto Mancini e Lukas Podolski, ma non brilla: 3 gol in 30 partite.

 

Klopp, due Champions e la Nati

Nell’estate 2015, lo Stoke City acquista Xherdan Shaqiri per 14,5 milioni di euro. Gioca sul fiume Trent tre stagioni, con Arnautović, Peter Crouch, Afellay, Berahino e Choupo-Moting. Ma lo Stoke retrocede in Championship nella primavera 2018, nonostante 8 gol e 7 assist di Xherdan Shaqiri. Che raggiunge Jürgen Klopp al Liverpool e – nei tre anni ai Reds – vince la Premier League 2020. Non solo. C’è pure un’altra Champions League da attore non protagonista, nella finale inglese col Tottenham al Wanda Metropolitano nel 2019, dopo la finale tedesca del 2013 vinta dal Bayern sul Borussia Dortmund di Lewandowski. A seguire, sei mesi a Lione dall’estate 2021. E a febbraio Shaqiri firma coi Chicago Fire FC di proprietà di Joseph “Joe” Mansueto, il milionario fondatore di Morningstar e proprietario pure del FC Lugano. Al primo anno negli States, 7 gol e 11 assist. Ora, il Messi Alpino – ovvero l’uomo più cercato in Svizzera nell’anno solare 2018 – ha una priorità in testa: «La Svizzera ha dato tutto alla mia famiglia, io cerco di dare tutto in campo per la Nati».