Simone Bastoni a Cronache: «Voglio fare un regalo ai tifosi dello Spezia»

by Giacomo Brunetti

di Giacomo Brunetti

Preparando l’intervista con Simone Bastoni, a colpirci è stato il racconto della sua professoressa di italiano e latino alle superiori. La signora Maria Rosaria D’Amico è stata un punto di riferimento per il difensore dello Spezia nei primi anni di carriera: «Ho avuto tanti calciatori come alunni, ma Simone è stato senza dubbio il più speciale», aveva raccontato a La Giovane Italia. Bastoni, che all’epoca era un vero e proprio giovane del vivaio spezzino, non riusciva più a seguire le lezioni: «Ci allenavamo al mattino – ci racconta in esclusiva – e non riuscivo a frequentare la scuola. Lasciai in quarta, ma decisi di chiedere se potessi frequentare come uditore le lezioni il lunedì, l’unico giorno libero che avevo». Inizia così la sua storia tra i bianchi e il campo da calcio: «Non riuscivo a sopportare l’idea di non riuscire a diplomarmi. Avevo scelto il calcio, ma volevo restare al passo con gli studi. Mi sarebbe piaciuto fare Ingegneria, impossibile con la carriera che stava iniziando. Dopo aver fatto un anno da privatista, ho sostenuto la Maturità proprio nella scuola dove avevo iniziato con la prof D’Amico».

Una situazione particolare. Bastoni studia per la Maturità, e svolge pure una buona prova, nonostante gli impegni sportivi sempre più pressanti. Alcuni giorni dopo, alla porta della professoressa suona un ragazzo: «Sono andato a portarle un’orchidea per tutto l’aiuto che mi aveva dato negli anni». Un gesto che la prof non dimenticherà mai: «Alla fine di tutto, successivamente all’uscita dei quadri, quindi nemmeno per captatio benevolentiae, sento suonare il citofono di casa. Si è presentato con un’orchidea bianca per ringraziarmi. Quello è stato un gesto che non dimenticherò mai, un momento che porterò sempre nel mio cuore, mi vengono i brividi tutt’ora al solo ripensarci. Sono istanti che fanno bene al cuore di noi insegnanti».

Di Spezia per Spezia

Simone Bastoni è nato e cresciuto nella città della squadra per cui gioca. Uno spezzino doc. Gli ultimi 2 anni sono stati una scalata totale. E adesso l’entusiasmo è alle stelle. Per questo, insieme al Club, ha scelto di «mettere in palio 10 biglietti per la partita contro il Venezia. Io e i miei compagni siamo orgogliosi dei nostri tifosi, e crediamo che siano molto importanti per noi. Facciamo un gioco: dovrete inviarmi in chat privata su Instagram una t-shirt bianca dove sopra scriverete un messaggio motivazionale per me o per la squadra. Sarò io a scegliere le migliori 10 che riceveranno un ticket per vedere la partita in Gradinata. E il tifoso che creerà la più bella, a fine partita riceverà da me la mia maglia autografata».

In giro per la città, ora lo riconoscono. «Da spezzino, quando esco, in tanti mi fermano, soprattutto bambini. E fa molto piacere. Nei giorni scorsi ho portato la mia ragazza dall’oculista. Sono entrato in studio e lui ha sgranato gli occhi: tifava Spezia e mi aveva riconosciuto. Mi ha fatto una battuta sulla partita che avevamo appena giocato».

Tutto quello che serve

Simone questa occasione se l’è sudata. Ha fatto gavetta, tanta. Da Siena a Carrara, fino a Trapani. Nel 2019, poi, resta a Spezia per giocarsi la B. Ma tra infortuni e scelte tecniche, lo spazio è assai poco. A fine stagione è comunque promozione. Storica. E nell’estate del 2020 cambia tutto: «Non avevo neanche un’offerta dalla Serie B, solo dalla C. Così mi sono detto: ‘Se devo tornare in C, voglio giocare le mie carte qui’». Prima di entrare in campo, nella playlist ci sono «gli AC/DC, con Thunderstruck e T.N.T.», e con queste canzoni si è caricato anche quando la scalata sembrava troppo in salita. 

Negli ultimi giorni, con l’eliminazione della Nazionale per mano della Macedonia del Nord, è tornato in auge il tema legato al calcio italiano e ai talenti che, dalle serie inferiori, non riescono a salire fino alla cima della montagna: «In Serie C c’è un buon livello, e sono sicuro che alcuni calciatori che ho affrontato potrebbero stare in questa Serie A. Tanti giocatori non hanno la fortuna o la costanza per credere nei propri mezzi e arrivare. Non hanno la possibilità di trovare qualcuno che creda in loro. Ci sono tante variabili, specialmente quando sei giovane, ma l’importante è non essere timorosi, non aver paura di sbagliare. Non perdere questa spensieratezza è fondamentale. In Italia dobbiamo cambiare mentalità e aiutare i ragazzi a crescere per poter diventare importanti anche in chiave Nazionale. Dobbiamo imparare ad avere pazienza».

Non si è mai abbattuto, anche quando giocava poco. «Parlando con i compagni, o guardando dentro me stesso, non è mai emersa rassegnazione, neanche sconforto. Ansia, quella sì. Per salire in Serie B o in Serie A devi essere bravo e anche fortunato. Devi vincere i campionati, trovare la squadra giusta al momento giusto. Senza rassegnarsi: io all’inizio dello scorso anno non giocavo. Poi ho avuto la mia occasione: se avessi ricevuto richieste dalla B, avrei scelto di andare in prestito. E invece dopo 4 giornate mi si è presentata questa opportunità: se ti capita, devi sfruttarla».

Non ci sono segreti

Senza perdere la calma, senza farsi prendere dall’emozioni o dalla paura. «Il trucco è fare tutto sempre con spensieratezza. Ricordarsi sempre dove si è, in quale categoria si gioca, ma senza timore di niente e di nessuno». Quando sognava la Serie A, «mi incuriosivano i grandi campioni. Giocandoci contro, ti rendi conto quanto alcuni siano veramente forti. Lukaku all’Inter era una forza della natura, straripante; Cuadrado, poi, è fortissimo. Può giocare ovunque e farlo bene. Il duello con lui è stato il più difficile, ma anche il più bello».

Dopo qualche partita, Simone ha capito che poteva starci a quei livelli. «Ho pensato ‘Ok, ci posso stare’. La mia consapevolezza cresceva. Io sono rimasto per vedere come sarebbe andata, sempre meglio che tornare ancora in prestito in C», e la massima serie è un vestito che gli sta perfettamente addosso. Con Thiago Motta, «il motivatore», in panchina, «che non ama giocare con un modulo fisso, ma adattarsi agli avversari con un’idea di calcio molto personale», e amicizie nate sul campo di gioco: «Scambiai qualche parola con Hernani quando era al Parma durante la partita. Non sapevo si fosse trasferito al Genoa, e quando l’ho incontrato quest’anno, appena mi ha visto ha iniziato a gridarmi ‘Ciao Basto, come stai? Tutto a posto?’. Sono rimasto sorpreso, non me lo aspettavo, mi ha fatto piacere».

E a proposito di magliette. Dopo la partita contro il Venezia, Bastoni ne regalerà una al vincitore del contest. Ma qual è la prima che ha scambiato in A? «Con Dybala, gliel’ho chiesta a fine primo tempo. Mentre uscivamo, dopo il 90’, è venuto da me e mi ha fatto: ‘Ok, però tu mi dai la tua’. Dybala che mi stava chiedendo la maglia, non ci credevo… Sono bei momenti, come quando CR7 si è ricordato di averla promessa a Gyasi all’andata e, al ritorno, è andato da lui per dargliela».