Vuoso (Kimberley): «Soulé e quel rigore sbagliato che l’ha fatto crescere»

by Mattia Zupo
Soulé

Mar del Plata è conosciuta come La Ciudad Feliz. Località balneare per eccellenza in Argentina e patria del Dibu Martinez. Ma non solo.  «Matías è arrivato al Kimberley all’età di 8 anni, giocava in un campo a 9. La prima impressione era che giocasse bene, era diverso, dribblava con facilità i compagni. In poco tempo abbiamo deciso di farlo giocare in un campo a 11 con bambini più grandi. Nel suo caso non c’è stato bisogno di adattamento. È arrivato e ha fatto la differenza». Pensieri e parole di Juan Vuoso, attuale dirigente del Kimberley di Mar del Plata ed ex allenatore delle giovanili del Dragon Verde, dove ha iniziato a giocare Matías Soulé, 19enne della Juventus che può giocare praticamente ovunque alle spalle della punta, su un campo di terra ed erba. «Il suo cammino è stato un continuo crescendo. Tutto quello che gli sta accadendo adesso ci rende felici. Dopo il gol alla Samp gli ho mandato un messaggio per complimentarmi».

Soulé Vuoso

Soulé con Vuoso (a destra)

Dal rigore sbagliato al gol in finale

Dopo un’esperienza all’Argentinos del Sur dove giocava in un campetto a 7 di futsal, Soulé è entrato nel settore giovanile del Kimberley, lo stesso club dove è cresciuto Lucas Martinez Quarta, difensore della Fiorentina con cui si è scattato una foto prima dell’ultima gara allo Stadium. «Mati è stato qui per circa 4 anni. Ricordo che parlai con la famiglia per capire se fossero convinti di andare al Vélez: era stato visto dai loro osservatori che lo chiamarono per un provino, poi lo seguirono e lo tesserarono grazie anche al Poroto Cubero (ex giocatore del Vélez originario di Mar del Plata, ndr). Rimanemmo 15 minuti nel nostro centro sportivo a discutere di quella decisione, ma lui era voleva lasciare il club per realizzare il sogno di diventare calciatore».

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L’addio alla squadra della sua città però non è stato quello desiderato dal giovane marplatense, che è arrivato in Italia con l’etichetta di nuovo Di Maria. «L’ultima partita che ha giocato con noi prima di andarsene è stata una finale di un torneo che si gioca a Mar del Plata. Lui era stato determinante fin lì, ma poi ai rigori ha sbagliato e abbiamo perso. Era arrabbiato e triste. Anche da qui si notava la sua voglia di competere. Quella era tutta esperienza e per fortuna ha saputo apprendere da ognuna di quelle che ha vissuto«.  Di fatto, la rivincita è arrivata appena un anno dopo, quando è stato decisivo con la maglia del Fortín. «Nel primo anno al Vélez vinsero il campionato con un suo gol nella finale».

Soulé, poche parole e il legame con le proprie origini

Dopo aver lasciato il club di Liniers per la patria potestà, ora il classe 2003 è l’ultimo giovane della Next Gen bianconera ad aver segnato in Serie A in questa stagione, dopo Fagioli e Miretti. Da 3 anni a Torino, Soulé ha giocato con la Primavera e con l’U23, ma nonostante la distanza, non ha dimenticato le proprie origini. «Mati è un ragazzino dal profilo basso, parla poco, lo ricordo molto educato e molto rispettoso durante gli allenamenti. L’ultima volta che l’ho visto è stata a dicembre per le feste. Ha trascorso 10-15 giorni nella Villa. È venuto a visitare il club, per vedere quanto è cambiato. Ha salutato tutti, gli ex compagni che giocano ancora qui e perfino il custode che è rimasto lo stesso. Noi lo seguiamo in ogni partita e finalmente è arrivato anche il gol». 16 presenze complessive sin qui con la Juventus di Allegri in questa stagione per l’esterno di piede mancino che è già stato chiamato dal ct Scaloni. «Anche la convocazione in nazionale arrivata così precocemente è stata importante nella sua carriera. Spero che ci possa rappresentare con la Selección e gli auguro di vincere un trofeo con la Juventus, perché se lo merita per l’impegno che ci ha messo per diventare professionista». Dalla maglia gialloverde a quella bianconera e a quella albiceleste, da Mar del Plata a Torino, ora Soulé è felice.