Dietro le quinte dello Sporting Braga, dall’Arsenal al capo di Stato

by Redazione Cronache
Sporting Braga

Batte il Monaco di Ben Yedder in casa, 2-0. Pareggia 1-1 nel Principato e così lo Sporting Braga arriva ai quarti di finale d’Europa League. Sia all’andata che al ritorno segna Abel Ruiz, 22 anni, svezzato dalle giovanili del Barcellona ma lasciato andare a gennaio 2020, per 8 milioni, dopo che ha vinto la Youth League nel 2018, l’Europeo U17 nel 2017 e l’Europeo U21 due anni dopo. Oggi il Braga si frega le mani. Erano cinque anni che Os Gverreiros, “i guerrieri”, non raggiungevano i quarti d’Europa League. Ora, dopo la Taça de Portugal vinta a maggio in finale sul Benfica, c’è spazio per sognare. Puoi chiamarli anche Arsenalistas, perché i colori biancorossi provengono da una trasferta a Highbury e stanno lì sullo stemma, tra la Madonna e le due torri del Santuario del Bom Jesus. Dal sacro al profano, forse hai già visto lo stadio del Braga, il Comunale. L’hanno costruito per l’Europeo 2004 e ha due sole tribune perché s’appoggia su un fianco di Monte do Castro. Una parete dell’impianto è condivisa…  con la montagna!

Tra Lisbona, Lazio e Genova

A Braga, 200mila abitanti nel Nord del Portogallo, in estate c’è stata rivoluzione. Lo Sporting incassa quasi 30 milioni – tra le cessioni, Galeno al Porto, Esgaio allo Sporting, Fransérgio al Bordeaux – e investe 800mila euro per confermare Iuri Medeiros, ex Genoa. Via pure Lucas Piazon e Nico Gaitán. Braga è storicamente bottega cara. Pensi a Trincão e Paulinho, pagati 47 milioni in due da Barcellona e Sporting nell’estate 2020. E ancora gli affari con la Lazio, 17 milioni per Pedro Neto e Bruno Jordão. In biancorosso passano pure Rafa Silva, Pizzi e l’uomo che ha reso il Portogallo campione d’Europa nel 2016, Éder, convocato da Fernando Santos come Eduardo dos Reis Carvalho. Lo ricordi, in Italia? Il Genoa lo acquista nell’estate 2010 dopo il Mondiale sudafricano, ma alterna performance a qualche papera. Peccato. Eduardo ha una storia drammatica: suo padre scompare in un incidente d’auto mentre sta andando a comprargli un paio di guanti da portiere. Il tecnico José Rocha, così, gliene regala un paio di tasca propria: «Te li manda papà, dal cielo». Dopo Benfica, Dinamo Zagabria e Chelsea, Eduardo chiude la carriera a Braga, di cui oggi allena i portieri. Lo avevano presentato in una televendita…

Sporting Braga, 12 anni dopo

Maggio 2011, più di dieci anni fa. Si gioca a Dublino la prima finale europea tra due club che distano meno di 50 km. Una è il Porto di André Villas-Boas, 25 campionati e due Champions in bacheca. L’altra lo Sporting Braga di Domingos Paciencia, il cui apice storico è probabilmente un secondo posto in campionato nel 2010. Squadra coriacea: in porta c’è Arthur – l’ex Roma. In difesa Paulão, Elderson, Sílvio e Leandro Salino, brasiliano come altri 16 compagni. Colonia fiorente, tra cui il capitano – Vandinho, lì da nove anni. A centrocampo, Custódio e Hugo Viana: il primo ha allenato qui nel 2020, il secondo è il d.s. dello Sporting Lisbona. In attacco ci sono il camerunense Albert Meyong, ma soprattutto Alan e Lima, 9 e 14 reti quell’anno. Non bastano. Il Braga quella finale d’Europa League la perde, segna Falcao. Eppure, molti giocatori sono ancora lì nell’estate 2012, dopo l’Europeo in Polonia e Ucraina, quando lo Sporting incontra l’Udinese ai playoff di Champions League. È la serata dello sciagurato cucchiaio di ‘O Mago’ Maicosuel a Beto…

I due fratelli Horta…

Ricardo Jorge Luz ha 27 anni, due in più di André Filipe Luz. Il cognome è comune, Horta. Sono fratelli. Stesso ruolo, centrocampisti – André centrale, Ricardo offensivo. Entrambi partiti dal Benfica, entrambi trasferiti al Vitória Setúbal, entrambi con un’esperienza all’estero – Ricardo a Málaga, André a Los Angeles –, entrambi alti 174 cm ed entrambi destri di piede. Insomma, come li distinguiamo? Nel 2019 André raggiunge Ricardo a Braga e parte la magia. Per un po’ lo chiamano Hortinha, poi anche il tecnico Carlos Carvalhal impara a conoscerli. André ha il numero 10 e gioca in mezzo al campo, Ricardo è un’ala e ha già segnato 19 gol quest’anno: «Può anche segnare sempre, sarei solo che felice. Dai, gioca qui da sei anni ed è il nostro capitano!», dice di lui il fratello André. Benedizione…

…e il Presidente della Repubblica

Quanti allenatori sono passati qui. Citati in ordine: Jorge Jesus e Jesualdo Ferreira, Leonardo Jardim e Sérgio Conceição, Abel Ferreira e Paulo Fonseca. Che lascia ottimi ricordi, visto che il 22 maggio 2016 – a cinquant’anni esatti dall’ultima volta – ha guidato lo Sporting Braga alla seconda Coppa di Portogallo vinta. Ai rigori, sul Porto. Chi gli consegna la Coppa si chiama Marcelo Rebelo de Sousa. Tre mesi prima, è stato eletto Presidente della Repubblica. Due mesi dopo, accoglierà la Nazionale campione d’Europa per la prima volta nella storia. Eppure, il più grande successo di Rebelo de Sousa è quella vittoria lì, del Braga di Paulo Fonseca. Perché è il 2016 e perché lui era lì anche nel 1966, a tifare Sporting: «Ero allo stadio con mio padre. Sarei voluto scendere in campo a festeggiare coi giocatori». Sì, perché in cinquant’anni d’astinenza il Braga di finali ne ha perse nel frattempo quattro…