Le Statistiche Inutili della 15ª giornata

by Giuseppe Pastore
mario pasalic

di Giuseppe Pastore

Un turno infrasettimanale all’apparenza interlocutorio, ricco di partite scontate, si è trasformato come succede puntualmente in una santabarbara di gol, espulsioni, proteste, ribaltoni riusciti e tentati. È una Serie A molto divertente, con una volata-scudetto aperta a quattro squadre diverse, che promette di riscrivere i libri dei record e delle Statistiche Inutili. Eccovi un breve compendio per spiegarvi che razza di tre giorni abbiamo vissuto.

La signora in Bordeaux

Con due gol di Paulo Dybala e Álvaro Morata la Juventus vince per la prima volta nella sua storia allo stadio Arechi di Salerno. Anzi, meglio: la Juventus segna per la prima volta nella sua storia all’Arechi, al terzo tentativo. Le altre due volte era sempre tornata al Nord a mani vuote: un dimenticabile 0-0 il 18 gennaio 1948 e addirittura una sconfitta per 1-0 il 2 maggio 1999, con rete del futuro juventino Marco Di Vaio. Pertanto, al mondo rimane solo una città in cui la Vecchia Signora ha giocato almeno due volte senza mai segnare. Si tratta di Bordeaux, dove la Juve ha incassato altrettante sconfitte: un 2-0 del 24 aprile 1985 che non impedì alla Juve di qualificarsi alla finale di Coppa Campioni (aveva vinto 3-0 all’andata) e un altro 2-0, più rovinoso, il 25 novembre 2009 nella fase a gironi di Champions. Una partitaccia con Ciro Ferrara allenatore e reti di Ciani e addirittura Fernando Menegazzo: per fortuna la Juventus è legata a Bordeaux anche da dolci ricordi, se non altro perché nel 1996 ci ha comprato Zinédine Zidane.

Le spigolature di Sapri

Sempre da Salernitana-Juventus, due ulteriori spigolature (Sapri è in provincia di Salerno, per chi non avesse capito il calembour del titolo) (se ancora non vi è chiaro, beh, contattatemi su Twitter). Nonostante siano a metà della terza stagione insieme, è appena la seconda volta in serie A che Paulo Dybala e Álvaro Morata vanno a segno nella stessa partita: era successo solo in Juventus-Bologna 3-1 del 4 ottobre 2015. A onor del vero, i due dimostrano un feeling maggiore in Champions League, dove hanno condiviso il tabellino dei marcatori due volte solo in questa stagione, contro Malmö e Zenit. Infine, pur malmessa in altri contesti, la Juventus di Agnelli si dimostra chirurgica quando deve affrontare le società passate e presenti di Claudio Lotito: lo 0-2 di Salerno bissa lo 0-2 in casa Lazio di due giornate fa.

In mezzo scorre Pašalić

Siete liberi di non crederci, ma Mario Pašalić è l’unico centrocampista della storia ad aver segnato almeno due triplette in Serie A. Possibile? Possibile. Ma con qualche opportuna spiegazione. Contro il Venezia il croato ha fatto il bis dell’hat-trick rifilato al Brescia il 14 luglio 2020 e ha staccato in un colpo solo tutti i suoi pari-ruolo che si erano firmati a un solo pallone portato a casa, i vari Hamšík, Parolo, Dzemaili, Nocerino, Stanković, eccetera. Ma Pašalić è davvero un centrocampista?, forse vi chiederete. Beh, nel sistema di gioco iper-offensivo di Gasperini è lecito dubitarne, ma certamente ha attitudini più difensive rispetto per esempio a Kaká e Josip Iličić, gli altri giocatori della “terra di mezzo” che hanno segnato almeno due triplette in serie A. Tornando indietro nel tempo, si può aprire un fascicolo su Sandro Mazzola, uomo da 116 gol in serie A ma notoriamente apprezzato anche per le sue qualità difensive, o addirittura su suo padre Valentino. Il calcio anni Quaranta e Cinquanta offre una lunga serie di triplette segnate da mezzali, termine che nell’uso corrente identifica veri e propri centrocampisti tout court, ma che con i tipici 2-3-5 di oltre mezzo secolo fa erano giocatori che si preoccupavano solo della fase offensiva. Per esempio Adriano Bassetto, bocca da fuoco di Atalanta e Sampdoria da nove triplette in serie A il quale, riporta Wikipedia, “viveva il pre-partita in modo molto intenso, tanto da vomitare quasi ogni volta per la tensione”. Si accettano ulteriori segnalazioni: ad ogni modo, ciò che è riuscito a fare Pašalić non è riuscito per esempio a due formidabili fuoriclasse a tutto campo come Michel Platini o Diego Maradona. Pozdravi! (Complimenti, in croato.)

Le Statistiche che non ti ho scritto

Solo l’intervento del VAR ha negato ad Alessio Dionisi e al Sassuolo due imprese leggendarie. Cominciamo dal valente allenatore toscano, che sarebbe riuscito a battere nel giro di tre giorni entrambe le prime due in classifica, per di più rifilando loro tre gol a testa. C’era riuscito nell’aprile 1997 un altro giovane allenatore di belle speranze come Alberto Zaccheroni, che in una settimana aveva riaperto la volata scudetto vincendo 3-0 (in dieci per tutta la partita, s’era inventato il suo celebre 3-4-3!) in casa della Juventus e la domenica successiva l’aveva richiusa ripetendosi 2-0 a Parma.

E che dire allora della clamorosa statistica che protegge il Napoli da prima della Liberazione d’Italia? In serie A gli azzurri non perdono una partita da un vantaggio di 2-0 dal 22 marzo 1942, quando caddero al Filadelfia contro il Torino sprecando in quel caso addirittura un vantaggio di tre reti. In vantaggio 0-3 dopo poco più di mezz’ora (autogol di Piacentini, gol di Busani e Fabbro), il Napoli si fece travolgere dal Toro nei sessanta minuti rimanenti, subendo le doppiette di Menti e Gabetto con in mezzo il gol di Baldi. Perciò avete letto bene: gli ultimi giocatori in grado di ribaltare uno 0-2 contro il Napoli facevano parte della squadra che, con qualche ultimo ritocco, sarebbe passata alla storia come il Grande Torino.

Marko visita

Smanioso di tornare ad affrontare il suo vecchio maestro José Mourinho in Serie A (dopo una lunga serie di incroci in Premier League), probabilmente Marko Arnautović era molto fiducioso nella possibilità di giocare qualche minuto in più dei 56 racimolati con lo Special One nell’intera stagione 2009-2010, che comunque avevano fatto di lui un eroe minore del Triplete. Missione fallita: uno scatto gli è stato fatale dopo il primo quarto d’ora e Arna ha dovuto sventolare bandiera bianca al 17′, sostituito da Sansone. Sarà per la partita di ritorno: nel frattempo lo celebriamo con gli highlights del suo unico tempo intero, che coincise con una delle gare-simbolo del Triplete interista (ok, anche se viene citato una sola volta).

Svegliarsi La Mantia

Un po’ di ordine e armonia in questo mondo isterico, preoccupato e preoccupante ce li porta Andrea La Mantia, mandato in campo da Andreazzoli a mezz’ora dalla fine di Torino-Empoli. Il saggio Aurelio è allenatore esperto e uomo avveduto. Sapeva che La Mantia aveva segnato i suoi unici due gol di serie A, con il Lecce 2019-20, nelle medesime circostanze: nel secondo tempo, in trasferta, di testa, in autunno (precisamente il 10 novembre 2019 in Lazio-Lecce 4-2 e il 30 novembre 2019 in Fiorentina-Lecce 0-1). E difatti, La Mantia non ha perdonato: colpo di testa in sospensione su cross di Luperto e pareggio dell’Empoli. Oltretutto, col gol segnato a Vanja Milinković-Savić il patriottico La Mantia ha completato il giro delle tre capitali tricolore in cui ha lasciato il segno: Roma, Firenze, Torino. Viva l’Italia!

Poker Faces

Tante storie, tanti numeri e tanti volti nel rutilante 4-4 tra Lazio e Udinese che ha chiuso il programma della 15ª giornata. Per esempio, il Milan nel destino: l’ultimo 4-4 di entrambe le squadre era arrivato contro i rossoneri. La Lazio ci aveva pareggiato proprio all’Olimpico la sera del 3 ottobre 1999, quando nel firmamento della serie A iniziò a brillare la stella di Andriy Shevchenko, alla sua prima tripletta italiana contro Marchegiani. E l’Udinese ci aveva pareggiato a San Siro il 9 gennaio 2011, nella stagione dell’ultimo scudetto del Milan: era l’ultima giornata d’andata e un Milan rabberciatissimo (tanto da schierare titolare la super-meteora Rodney Strasser) acciuffò il pareggio solo nel recupero con un guizzo di Ibrahimović. A Sarri non farà invece molto piacere scoprire che la Lazio non subiva almeno 4 gol in due partite consecutive di campionato da oltre sessant’anni: 13 novembre 1960 Lazio-Roma 0-4, 20 novembre 1960 Fiorentina-Lazio 4-0, per una Lazietta che a fine campionato sarebbe addirittura arrivata ultima. Magrissima consolazione, il gol di Tolgay Arslan giunto a 98’21” non è il più tardivo mai subito dalla Lazio in Serie A e nemmeno mai segnato allo stadio Olimpico: il record rimane di proprietà di Riccardo Saponara, che in Lazio-Sampdoria 2-2 dell’8 dicembre 2018 gelò il cronometro a 98’49”.