a cura di Cosimo Bartoloni, Giacomo Brunetti, Andrea Consales, Matteo Lignelli e Francesco Pietrella

Cinque storie della Svizzera.

Nessuno li considera mai, ma alla fine fanno sempre la loro figura. Gli svizzeri sono interessanti.

 

Yann Sommer: un tuttologo prestato al calcio

 

Con la sua chitarra è ospite di svariati talk show, si diletta ai fornelli tra paella e ratatouille, i suoi piatti forti, e gestisce un blog dove parla proprio di cucina. Nel tempo libero, invece, Yann Sommer è il portiere più forte di Svizzera, dall’alto, neanche troppo, dei suoi 183 cm che gli valgono il soprannome di portiere Bonsai e lo costringono, dicono i maligni, a mettersi in punta di piedi in occasione delle foto di gruppo con la squadra. Sex Symbol adorato in tutto il territorio elvetico, Sommer negli anni si è fatto amare soprattutto per le sue qualità tecniche: sicurezza, affidabilità e un talento speciale nei tiri dagli undici metri: pensate che nella passata stagione ne ha parati due nella stessa partita, contro il Bayer Leverkusen. Una curiosità finale: si allena con degli occhiali da sole speciali (no, non perché il suo cognome in tedesco vuol dire ‘estate’) così da migliorare i suoi riflessi: non c’è che dire, i risultati sembrano ottimi.

 

 

Indovina chi: il Camerun, Umberto Tozzi e l’autobus numero 36

 

Stiamo parlando di Breel Embolo, eclettico attaccante del Monaco e della nazionale svizzera. Uno di quei giocatori di cui ti innamori dopo una giocata da togliere il fiato, e che cinque minuti più tardi ti costringe a far ricorso alle tecniche di gestione della rabbia più raffinate per trattenerti dal lanciare il televisore dalla finestra. È nato in Camerun, è sempre stato molto timido e per questo ha iniziato come portiere perché «in porta hai meno possibilità di sbagliare». In seguito, fortunatamente, è passato all’esterno d’attacco. Dice di ispirarsi a Balotelli e sulle spalle porta il numero 36 perché gli ricorda le sue origini: 36, infatti, era il numero dell’autobus che prendeva da piccolo per andare agli allenamenti.  E Umberto Tozzi? Ai tempi del Borussia Mönchengladbach, alcuni tifosi gli dedicarono un coro sulle note di “Ti Amo”. Grande tecnica e il sorriso costantemente stampato sulla faccia: signore e signori, Breel Embolo.

 

 

Noah Okafor è il talento da seguire

 

Se la squadra che ha presentato al grande pubblico giocatori come Haaland, Mané e Upamecano decide di investire 11 milioni di euro per acquistarti, rendendoti l’affare più oneroso della propria storia, allora qualcosa sicuramente vorrà dire. Se per di più lo fa quando ancora non hai compiuto 20 anni, beh allora hai tutti i crismi del predestinato. Stiamo parlando di Noah Okafor, talento del Salisburgo che in questa stagione ha già realizzato 10 gol, di cui 3 in Champions League. Per conferma chiedere alla difesa del Milan e a Mike Maignan. Qualità, atletismo e un ottimo dribbling fanno di Okafor l’attaccante moderno, e gli permettono di giocare sia come riferimento centrale che come esterno. È lui la grande speranza della Svizzera in vista dei Mondiali di Qatar 2022.

 

 

1992: lo spartiacque della Svizzera del pallone

 

In Italia prende il via l’inchiesta di Mani Pulite, la società americana IBM lancia il primo smartphone della storia e in Olanda viene firmato il trattato che darà vita all’Unione Europea come la conosciamo oggi: questo è, solo in parte a dire il vero, il 1992. Ma la Svizzera del calcio ha cerchiato in rosso questa data per un altro motivo: è l’anno di nascita di Granit Xhaka, Ricardo Rodríguez e Haris Seferovic. Tre pilastri dell’attuale squadra di Yakin, tre protagonisti dell’incredibile vittoria mondiale del 2009 della selezione u-17. Ma le fortune della Svizzera dei giorni nostri non passano solo da questa generazione fortunata, bensì sono il frutto del duro lavoro della Federazione. Dagli anni ‘90, infatti, ingenti risorse sono state destinate alla cura dei settori giovanili, dando tanto spazio anche agli immigrati di seconda generazione, e contestualmente sono nati i centri di formazione federali. Programmazione e melting pot calcistico: la ricetta funziona.

 

 

Riavvolgi il nastro: doppietta di Seferovic e campioni del mondo a casa

 

Se Euro 2020 resterà per sempre nel cuore dei tifosi della nazionale svizzera, molto è merito della partita contro la Francia di Benzema e compagni, con la qualificazione dei rossocrociati al termine di un rocambolesco 3-3.  E poco importa se quell’avventura poi terminerà con la sconfitta, sempre ai calci di rigore, contro la Spagna. 67 anni dopo l’ultima volta la Svizzera è arrivata ai quarti di finale di una competizione internazionale; l’ultima volta, contro l’Austria, era passata alla storia come la partita con più gol di tutte le edizioni dei mondiali (finì con una sconfitta per 7-5), questa resterà nella memoria degli svizzeri per l’epicità dell’impresa realizzata. Due gol rifilati negli ultimi minuti alla nazionale campione del mondo e un rigore parato da Sommer alla stella Mbappé. Apoteosi. E il popolo svizzero, solitamente pacato, si riversò in strada a festeggiare.