Record, Real, tatuaggi e… lancio del disco: la famiglia Thill, i «Maldini del Lussemburgo»

by Francesco Pietrella

I «Maldini del Lussemburgo» hanno altri ruoli, meno talento e sono anche di più, ma se nel Granducato sussurri «Thill» vedrai gli occhi di chi è fiero della propria storia, e poi quattro nomi in serie: Serge, Sébastien, Olivier e Vincent. Tutti calciatori professionisti, tutti con almeno una partita in nazionale, solo uno con un gol in Champions. 

Famiglia nel pallone

Il recordman  è Seba, il maggiore, quello che anni fa neanche ci pensava. «Calciatore professionista? Io? Ma va». E invece ha segnato al Bernabeu contro il Real e battuto 2-1 dal piccolo Sheriff a casa sua, club di un Paese che ufficialmente non esiste: la Transnistria. Colpa di una guerra scoppiata nel ’90. Lo Stato «sul fiume Nistro» si è dichiarato indipendente, ha stampato una moneta, confezionato una bandiera e composto anche un inno, ma nessun Paese del’Onu lo riconosce.

Storia della storia, tra luci e ombre dell’azienda Sheriff. Un marchio che a Tiraspol controlla tutto, pallone compreso. Thill ha deciso la sfida con un sinistro alla Zidane nel pantheon dei colossi. Il bello è che si era tatuato sul polpaccio lo stemma della Champions, accanto a una sua foto di spalle. Sopra la testa, poi, la nuvoletta di chi pensa e sogna, con dentro la grande coppa. Dopo una lunga gavetta in patria, 44 gol in 190 partite con il Progrès, ha scelto la Russia nel 2020. Tambov. In sei mesi non ha visto un rublo, così è volato in Moldavia. Il resto è storia. Conta 18 partite e un gol in nazionale (2015, contro la Macedonia). Martedì proverà a stupire l’Inter a San Siro. Sul corpo c’è spazio per un altro tatuaggio. 

Alle origini

Il capostipite è Serge, papà di tre figli nel pallone e marito di Nathalie, una che nello sport ha fatto un po’ di tutto. Tra il 1994 e il 2000 ha vinto titoli importanti nel giavellotto e nel lancio del disco, poi ha fatto il portiere per qualche anno. Negli anni ’90 si è sposata con Serge, il primo della famiglia a giocare in Champions (quasi trent’anni fa, nel 1992 contro il Porto). Thill senior ha 52 anni e fa l’allenatore, per un periodo ha guidato anche Sébastien durante la sua esperienza al Niederkorn. Ha rappresentato il suo Paese in 14 occasioni e ha giocato anche in Europa: 4 anni in Belgio con l’Athus. Attaccante rapido e veloce, buona tecnica, in carriera ha vinto due campionati del Lussemburgo – uno con il CS Grevenmacher e l’altro con l’Union Luxembourg – e altrettante coppe nazionali, tutte con il Grevenmacher.

Via col secondogenito, Olivier Thill, ventiquattrenne del Vorskla Poltava in Ucraina. Per chi si sta chiedendo dove sia, ecco qualche info: 4 ore di macchina da Kiev, ovest del Paese, duecentomila abitanti, la città è famosa per la battaglia di Poltava. Nel 1709 lo Zar Pietro I il Grande sbaragliò l’esercito svedese. La squadra ci interessa per un motivo: oltre a Olivier ha in rosa anche il più piccolo dei Thill, Vincent, il primo duemila a giocare in uno dei top 5 campionati.

Merito di mamma…

Il 21 settembre 2016, contro il Bordeaux in Ligue 1, ha debuttato con il Metz a 16 anni e qualche mese. Forgiato da mamma Nathalie e da nonno Jean-Marie Feltgen, ex allenatore di pallone (il destino, no?), è sempre stato bollato come «il più forte della famiglia». L’hanno detto i fratelli e ribadito i genitori. Olivier gioca a centrocampo e ha militato quasi sempre in patria, eccezion fatta per due stagioni all’Ufa in Russia, Vincent è un esterno d’attacco dalla buona tecnica e il passato da enfant prodige. Due partite a Metz, 12 gol a Pau in seconda serie francese e un provino mancato a 18 anni con il Bayern, prima del giro d’Europa. Dopo aver fallito a Madeira con il Nacional, ha scelto di ripartire in Ucraina.

Per lui 38 partite e 3 gol con la nazionale, contro le 24 di Olivier. Anni fa ne parlò benissimo anche Pjanic, scappato in Lussemburgo dopo la guerra e rimasto lì fino ai 14 anni, prima di trasferirsi in Francia: «I miei amici del Metz me ne hanno parlato bene, in più suo padre ha giocato… contro di me!». Retroscena da cartolina. Il vecchio Serge e il giovane Miralem. Il più piccolo dei Thill è il futuro della nazionale, anche se una volta ha dato un calcio alla panchina per colpa di un cambio: non voleva uscire. E Olivier? Mezzala di quantità, segue la scia dei due fratelli più quotati. Non ha segnato in Champions, non ha record, ma ha già battuto papà Serge: 3 gol in nazionale non li aveva segnati neanche lui.