Thorsby: «Sono un ‘patata’. Derby? Vorrei giocarne uno al mese»

by Redazione Cronache

Il centrocampista della Sampdoria, Morten Thorsby, si è raccontato ai microfoni de Il Secolo XIX a due giorni dalla stracittadina contro il Genoa.

DERBY – «Ne vorrei uno al mese. Stupendo. Coinvolgente. Adrenalinico. Sono contento che a novembre ce ne siano due. Mi hanno detto che non era mai successo. Me li godrò. Vincerli entrambi sai che storia che sarebbe. Samp favorita? No, ma per nessuna partita. Il calcio di oggi lo insegna. Le tre vittorie di fila contro Fiorentina, Lazio e Atalanta ci hanno fatto acquisire fiducia e autostima. In noi stessi e nella forza del gruppo. Ci dicono che stiamo lavorando bene, che stiamo crescendo, che il percorso che stiamo facendo è costruttivo. Il Genoa ci misurerà ulteriormente. Sappiamo che ci aspetta un confronto tattico totalmente differente. Quasi imprevedibile, il derby vive di fasi altamente emotive. Ci aspettiamo che il Genoa non ci conceda spazi. Transizioni e ripartenze rapide stanno diventando una nostra caratteristica, solidi in fase difensiva e contropiedi veloci. Ma ci stiamo allenando da tempo anche per migliorare la fase di impostazione e il gioco manovrato».

RUOLO – «Dove il mister mi dice di giocare, gioco. Lo sapete ormai che sono un ‘patata’, si dice così in Norvegia di chi lo metti un po’ dappertutto. Con la Salernitana ho fatto anche il play nel 4-3-3».

DEFINIZIONE DI DERBY – «È quella partita che i genovesi si segnano subito sul calendario. Che la giocano tra di loro per settimane prima che si giochi per davvero. Che quando firmi per la Sampdoria ti dicono, ‘vedrai che una delle prime domande che ti faranno è sul derby’. Che è vero. Che i tifosi che ti incontrano per la strada ti chiedono di vincere, se sono i tuoi, o di perdere, se sono quelli degli altri. Ma sempre con educazione. Che ogni calciatore dovrebbe giocarlo almeno una volta nella vita. Che per me è una delle partite più belle che abbia mai giocato finora. Che il cuore spesso conta più della tattica, Che quando lo vinci, vai a farti una foto sotto la tua Gradinata».

SENZA TIFOSI – «Questo rattrista. La loro presenza rende il derby un’esperienza meravigliosa. Dopo mesi, ormai siamo abituati agli stadi vuoti. La bravura sta in ognuno di noi, trovare dentro quella carica di adrenalina che ti trasmette solitamente il tifo. Dobbiamo poi essere assolutamente rigorosi nel rispetto delle misure anti-Covid. È un virus terribile. Noi calciatori siamo esposti come tutti, io l’ho avuto. E inoltre facciamo un bellissimo lavoro che adesso ha ancora più di prima un risvolto sociale. Gli appassionati guardando le partite in televisione possono distrarsi da quella cappa di ansia che ci circonda. Dobbiamo cercare di non fermare il campionato. Siamo tutti un po’ preoccupati, perché il contagio sta crescendo. Sentiamo la necessità di tornare alla normalità. Bisogna trasmettere ottimismo».