Tutto il mondo sta parlando di Marcus Rashford

by Giacomo Brunetti

Tutto il mondo sta parlando di un ragazzo di 22 anni.
Uno a cui piace fare le smorfie in foto, a cui piace giocare a FIFA, a cui piace segnare.
Un po’ come a noi.

Marcus approccia alla vita senza voler essere superficiale né privilegiato.
Come a dire: «Sì, ho ricevuto un dono: saper giocare a calcio meglio degli altri. Ma non per questo sono diverso da loro».

Marcus da qualche settimana è una delle persone più influenti del Regno Unito. Oltre il calcio, più del gossip reale, ai livelli di una pandemia che si espande a macchia d’olio. Nella quale lui è diventato protagonista indiscusso. Della quale ha scelto di esserlo.

Ha utilizzato la propria influenza per smuovere le coscienze. Ha scelto da che parte stare, ovvero quella che ha sempre rappresentato fin da piccolo. «So cosa significhi avere fame». Così ha indossato la tuta, i guanti e la mascherina ed è sceso in strada per aiutare l’associazione Fareshare, la stessa che assisteva la sua famiglia quando la madre non aveva i soldi per sfamarlo.

Ha raccolto 20 milioni di sterline tra soldi e cibo per aiutare i bambini durante i mesi del lockdown. Ha studiato lo stoccaggio e la distribuzione dei viveri, ha agito organizzando dalla base alla punta della piramide la filiera del suo sostegno.

Ha costretto il Parlamento ad ascoltarlo, il premier Boris Johnson a cambiare idea. Le sue azioni hanno colpito perfino la Regina che lo ha insignito dell’onorificenza di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. Niente male Marcus.

«A me non sembra normale che dei bambini possano soffrire la fame in Inghilterra nel 2020».

Ha scritto un editoriale sul The Times indirizzato al Governo: cambiate le regole, estendete i buoni pasto ai bambini anche durante l’estate. Ha superato la politica, riducendo a un ammasso di polvere gli schieramenti. Anche qualcuno che diceva ‘no’ ha scelto di voltare le spalle al passato e mutare la propria convinzione.

Rashford vince: ha salvato oltre un milione di bambini dalla fame. Non si ferma, perché se è vero che non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta, è altrettanto vero che le battaglie si vincono, veramente, soltanto alla fine. Un po’ come nel calcio, materia che ha salvato Marcus e la sua famiglia dall’indigenza.

Il Governo adesso sembra andargli contro: dopo l’estate, stop agli aiuti per i bambini bisognosi.
Nessun problema: raccolta di 300.000 firme in pochi giorni e un nuovo step all’orizzonte.

Perché non basta avere la 10 dello United sulle spalle per essere protagonista. O almeno, in questo caso, non come vuoi tu.