Ai confini della Grecia c’è un’isoletta chiama Monemvasia, con le rovine di un castello nel punto più alto e un faro nel punto più estremo. Un po’ Gibilterra e un po’ Iwo Jima, casa di un ragazzo che ha giocato con Genoa e Palermo.
Si chiama Alexandros Tzorvas, ha 39 anni, ha smesso da 7 e adesso fa l’agricoltore. Lì, sulla rocca di Grecia, in pace col mondo dopo una vita da portiere, porta avanti un’azienda che produce olio e vino: «Il mio gioiellino, ci ho messo tutto me stesso». Cioè sacrifici, tempo, soldi. Alex vive ad Atene con la famiglia, quasi ogni giorno si fa più di 600 chilometri tra andata e ritorno: «Mi sveglio alle 6 di mattina e parto». Ulivi e vigneti sono il suo mondo.
Il «portiere agricoltore»
Nel 2010 ha vinto campionato e coppa di Grecia con il Panathinaikos, poi ha giocato il Mondiale in Sudafrica da titolare. Out ai gironi, prima di andare a Palermo due anni dopo. «Sono innamorato del vostro Paese». Lo dice in italiano, ma preferisce esprimersi in inglese. Quando lo chiamiamo si trova in auto e sta tornando a casa: «È il periodo più tosto perché vanno raccolte le olive, poi toccherà all’uva». L’azienda si chiama Ktima Tzorva ed è nata qualche anno fa: «Ho smesso nel 2014 dopo un’ultima esperienza in India – racconta a Cronache – poi sono stato diversi mesi solo con la mia famiglia. Così mi sono messo a pensare a cosa fare della mia seconda vita. Negli anni ho fatto molti investimenti, ma la scintilla è nata qualche tempo fa. ‘Perché non sfruttare il territorio?’, mi sono detto. Da qui l’idea di creare un’azienda in grado di avere prodotti di qualità, cioè olio e vino». Alex fa avanti e indietro da Atene: «Riposo poco, ma sono felice. Ho iniziato da zero e ora ho qualcosa di mio. Sto in mezzo alla natura, mi sporco le mani, mi sento libero. E in pace».
Rimpianto Palermo
Il passato da calciatore è solo un bel ricordo. Tzorvas vede poche partite, segue ancora meno, ma quando gli nominiamo Ilicic ci ferma subito. «Che fenomeno, mamma mia. Io, lui e Budan stavamo sempre a cena insieme». Alex ha giocato in Italia due stagioni, una a Palermo e l’altra a Genova. «Sarei rimasto di più, ancora oggi ricevo messaggi da parte di tifosi italiani. Mi chiedono di mandargli l’olio!». Dodici partite in rosanero nel 2011/12: «All’inizio ero titolare, poi Devis Mangia mi mise in panchina perché non parlavo italiano. Non l’ho mai capito». Zamparini invece sì: «Amava il Palermo più della sua vita». Tempo un anno e finisce al Genoa, una partita contro la Fiorentina. «Davanti avevo Frey, un gigante. Ho lavorato anche con Gianluca Spinelli, preparatore dei portieri, un altro fenomeno. Ci tengo a citarlo».
Quella lista… incompleta
Tzorvas è quasi a casa, si è fatta sera, così ci lascia un ultimo aneddoto. Il più bello. «Dopo aver firmato il contatto col Palermo tornai dieci giorni in Grecia per giocare con la nazionale. Quando me ne andai chiesi a uno dei ragazzi che erano lì di mandarmi una lista completa con i nomi e i volti di tutti i futuri compagni, in modo da conoscerli bene una volta tornato in Italia. Come portiere lo facevo sempre”. Va in tutt’altro modo. «Rientro qualche giorno prima della partita contro l’Inter, entro nello spogliatoio e… incredibile. C’erano almeno una decina di giocatori nuovi. Chiesi come mai non fossero nella lista, mi risposero che erano arrivati in quei 10 giorni in cui ero stato fuori. Il bello è che al debutto vincemmo 4-3 contro i nerazzurri». Ora Alex è libero. Senza liste da conoscere, senza volti da ricordare, rilassato sulla rocca degli ulivi.