«Per gli uomini in trincea». Come l’Ucraina si sta qualificando al Mondiale

by Francesco Pietrella
Ucraina

Cento giorni fa avremmo tifato tutti per la Scozia. In fondo chi ha visto Trainspotting fa parte della brigata Tommy, il capellone biondo che si vanta di essere scozzese per «i grandi spazi e l’aria fresca». Lo dice nella famosa scena in mezzo alla vallata. Ewan McGregor però – alias “Rent Boy” – piazza la massima passata alla storia. «È una mer… essere scozzesi!». Soprattutto se hai vent’anni e sogni la tua nazionale in un Mondiale. Per la sesta volta di fila la Scozia non si è qualificata alla fase a gironi. L’ultima partecipazione risale al 1998, 24 anni fa, ma forse a Glasgow non l’hanno presa con disperazione. L’hanno scritto anche sui giornali. In finale playoff ci va l’Ucraina di mister Petrakov, 64 anni, il dopo Sheva che avrebbe imbracciato le armi: «Sono troppo anziano, non me l’hanno permesso, ma avrei ucciso 2-3 nemici». 

«Per gli uomini in trincea»

Meglio rifilare tre schiaffi agli scozzesi a casa loro e dare speranza: «Non abbiamo vinto per il Mondiale, per noi o per il calcio, ma per il nostro Paese. Questo successo è dedicato agli uomini in trincea».  Da quasi cento giorni in Ucraina c’è la guerra. Petrakov avrebbe mollato tutto per difendere la patria come ha fatto Jurij Vernydub, l’allenatore dello Sheriff che ha battuto il Real Madrid, ma dopo il rifiuto del governo ha scelto di restare a Kiev insieme alla moglie. «Non sopporta i bombardamenti. Alle 8 di sera scende con il cane, io rimango a casa». A chiamare i giocatori. Yarmolenko l’ha pregato di non andare al fronte, gli ha detto che nessuno potrebbe sopportare la sua morte; Zinchenko invece, uno dei giocatori più rappresentativi, gli ha consigliato di stare al sicuro. Qualche giorno fa ha pianto a dirotto in sala stampa, dicendo che a loro, agli ucraini con famiglie e amici sotto le bombe, del Mondiale importa in modo relativo, basta che la guerra finisca. 

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Giovani belli e ribelli

Il domani è incerto, il presente sa di impresa sportiva. L’Ucraina si giocherà un posto al Mondiale in Qatar contro il Galles di Gareth Bale. Sarebbe un’impresa psicologica di portata infinita, e non serve neanche spiegare perché. L’Ucraina non è scesa in campo per diversi mesi, prima di battere la Scozia ha giocato tre amichevoli contro Gladbach, Empoli e Rijeka. Non perde un match dal 3 luglio 2021 contro l’Inghilterra. Petrakov è la chiave di volta che unisce più generazioni, soprattutto i giovani, perché per molti di loro è come un padre. Per dieci anni ha allenato le selezioni giovanili. Nel 2019 ha vinto il Mondiale U20 in Polonia, e una delle punte più promettenti è Artem Dovbyk, in rete con la Scozia. 

Dovbyk e le polemiche

La sua è una storia che fa riflettere. L’avevamo raccontata qui. Larysa Nitsoi, una blogger ucraina, gli aveva dato del «moscovita» perché il ragazzo aveva risposto in russo a una domanda posta da un cronista dopo il gol che ha portato l’Ucraina ai quarti di Euro 2020. «Ditegli che gli eroi ucraini parlano ucraino», scrisse. Una polemica spenta dal papà: «A casa parla ucraino, ma è abituato a parlare coi compagni in russo». Mercoledì ha calato il tris contro la Scozia all’ultimo minuto utile, come contro la Svezia. L’ultimo – e unico – Mondiale giocato dall’Ucraina è quello del 2006, out ai quarti contro l’Italia dopo aver fatto fuori la Svizzera ai rigori. Il cucchiaio di Artem Milevskyi, punta estrosa e maledetta, una carriera di gol e Ferrari distrutte per guida in stato di ebbrezza, è l’ultima immagine ‘mondiale’ di una nazionale dalla pelle dura.

Ucraina, orgoglio e dignità

Milevskyi zittì il pubblico portandosi il dito sulla bocca. Un gesto di orgoglio e dignità. A Piazza Maidan, a Kiev, c’è un mappamondo sorretto da quattro angeli che sintetizza cosa significa essere ucraini in giorni di guerra. Segna la distanza della capitale dalle altre città. Roma, L’Avana, New York, Londra, anche Glasgow. Il quotidiano The Scotsman ha dedicato la prima pagina alla nazionale scrivendo «Slava Ukraini». Gloria all’Ucraina. Col tempo la distanza si è azzerata, e ora tutti guardano a Kiev con preoccupazione. Il 5 giugno, contro il Galles, ci sarà anche una punta di speranza.