Una notte umida e ventosa a Stoke. Il mito di Rory Delap

by Redazione Cronache

di Leonardo Maldini

“Ma riusciresti a farlo in una notte umida e ventosa a Stoke?” Per chi segue la Premier League o ha vissuto da vicino l’ambiente calcistico britannico, questa frase l’ha sentita più di una volta. Ma cosa significa esattamente? Per chi ha vissuto quei tempi calcistici, sopratutto per gli avversari di quello Stoke City, queste parole risuonano ancora.

Tutto nasce da un ragazzo, campione di lancio al giavellotto, che all’età di 18 anni, stanco di vincere da solo, iniziò a giocare a calcio. Il fisico non era perfetto, un po’ largo, ma comunque importante per quell’età, così come le sue doti tecniche, ma l’impegno e la determinazione lo ripagarono. Con la giovane età a favore e un fisico, come detto, più sviluppato di altri, riesce ad entrare, dopo 2 anni di giovanili, nella prima squadra del Derby County, in Premier League. Delap rimase in modo fisso in Premier, per altri 5 anni, variando da terzino a mediano di rottura, grazie al suo impegno e al suo attaccamento alle maglie con le quali scendeva in campo. Uno di quei giocatori che piaceva ai tifosi, sopratutto in Inghilterra. Ma il meglio deve ancora venire. Il piatto forte di Rory Delap, erano le mani.

«Ho visto gente in pieno panico. Squadre che preferivano dare angoli invece di gettare la palla in fallo laterale a causa del puro panico e la confusione che ha causato Rory con le sue rimesse. Mi ricordo che una volta Heurelho Gomes, nostro avversario, che ci crediate o no, dovette concedere una rimessa laterale dopo una chiusura, dopo aver fatto di tutto per salvarla. Entrò in area per difendere con le lacrime agli occhi per la paura del lancio di Rory»

Peter Crouch su That Peter Crouch Podcast.

Il mito nasce al Britannia Stadium

La propensione di Delap non era un segreto. Al Derby County effettuava lunghe rimesse laterali arcuate da qualsiasi posizione sul lato destro per aiutare a tirare la sua squadra in campo a salire dalle retrovie. A volte lanciava abbastanza lontano da consentire agli attaccanti della sua squadra, gente come Wanchop o Malcolm Christie, di avvicinarsi alla difesa avversaria, con sponde o fraseggi. Ma ci fu un allenatore che cambiò la vita calcistica di Rory Delap. Anthony Richard Pulis.

Pulis, insistette per avere Delap, nonostante la poca propensione del giocatore palla al piede. Non fraintendeteci, non è che Delap fosse scarso, è che per giocare in Premier League servono ben altre caratteristiche rispetto a quelle che aveva lui. Fianchi larghi che sfociavano su due gambe robuste, parecchio. Fisico da ben altra categoria rispetto a quello che si vede oggi su quei campi di Premier. Eppure parliamo di poco meno di 10 anni fa.

Deve pur esserci, quindi, un motivo se un allenatore del calibro di Pulis, con 14 anni di esperienza all’attivo già nel 2006, ha insistentemente voluto in squadra Rory Delap. Il motivo è semplice: rivoluzionare il calcio. 

Pulis gli disse di lanciare la palla con più potenza, con una traiettoria più bassa e più piatta, verso la porta. Così da fargli percorrere una distanza leggermente più breve – sui 40 yard, poco più di 30 metri – ma presto sono stati usati come cross ausiliari che sarebbero atterrati ovunque dalla linea di porta al dischetto all’interno della larghezza della porta. C’erano molti vantaggi in questo: Delap era incontrastato, poteva lanciare con una precisione invidiabile ai suoi compagni di squadra e sopratutto non c’era il fuorigioco. Delap doveva essere l’arma in più per l’esordio dello Stoke City in Premier League. Correva la stagione 2008/2009.

Sulla carta l’idea era ottima, ma sul campo un po’ meno. Nelle prime tre giornate, infatti, lo Stoke, alla prima apparizione in Premier League, totalizzò 0 punti. C’era qualcosa da cambiare. Ma cosa?

La risposta è stata semplice: l’effetto del loro terreno di casa, il Britannia Stadium (oggi si chiama Stadio Bet365). La squadra di Pulis potrebbe basare il proprio gioco sui lanci di Delap. Nel 2008/09, solo sei squadre hanno raccolto più punti dello Stoke in casa.

Pulis ordinò che il campo del Britannia fosse il più stretto consentito dalle regole della Premier League, accorciando il più possibile la distanza tra fallo laterale e area di rigore, in gran parte per aiutare i tiri di Delap e limitare i giocatori larghi nelle squadre avversarie. L’erba era notevolmente più lunga, il che rallentava i movimenti d’attacco, ma ha avuto un impatto minimo sull’approccio diretto di Stoke. I raccattapalle erano muniti ciascuno di un asciugamano da dare Delap per asciugarsi le mani e la palla prima di fare un tiro. Anche gli angoli dello stadio erano aperti. I sostenitori accorti potevano stare sulle colline circostanti e vedere la partita gratuitamente, ma significava anche che molte partite lì erano dominate dal vento. Per difensori e portieri, le palle alte nel vento sono difficili da prevedere. 

Non solo assist diretti, quindi, ma con la palla che viaggiava a 60-70km/h, Delap creava vero e proprio panico in area. Non tutti i difensori avevano il coraggio di colpire la palla, che diventava un missile, di testa, così da mettere ancora più confusione nell’area.

Nella stagione 2008-2009, la prima in Premier per lo Stoke, Delap ha beffato tante difese con le sue rimesse profonde 30 o 40 metri. 7 dei primi 13 gol dello Stoke in quella stagione furono prodotti proprio dall’irlandese.

Una “notte umida e ventosa a Stoke” è diventata una misura della capacità di un giocatore di gestire la robustezza della Premier League: in sei incontri contro lo Stoke di Pulis al Britannia in tutte le competizioni, l’Arsenal,  – quell’Arsenal di Van Persie, Fabregas ecc – ha vinto solo una volta. La frase, a dirla tutta, è stata coniata qualche anno dopo da quella stagione. Il riferimento, in ogni caso, era al campo stretto e alle temperature ostili che si vivevano dentro quello stadio, per colpa, in ogni caso, dei cambiamenti voluti da Pulis.

«Mi piaceva ogni volta che avevamo una rimessa laterale. Vedevo avanti a me chi deve tornare per difendere e mi faceva davvero ridere. Anch’io mi sono trovato in quella situazione, da avversario, quindi so cosa gli passa per la testa. Tutto il tuo linguaggio del corpo sta dicendo: ‘Oh no, devo tornare indietro e difendermi ora».

Peter Crouch a The Sun.

Delap rimase per tanto tempo con lo Stoke e diversi giocatori volettero giocare con lui al Britannia. Uno di questi è proprio Peter Crouch, che, alla fine della carriera dell’irlandese, è stato il giocatore che ha segnato più gol su assist di Delap.

Il figlio di Rory, Liam Delap, è andato in gol la scorsa settimana con il Middlesbrough. Le capacità tecniche, apparentemente, sono a suo favore. L’augurio è che, con la costanza e il temperamento del padre, miste alle sue già ottime doti, possa diventare un giocatore di alti livelli.