Oligarchi russi, petrolio e talenti, quel legame tra Vitesse e Chelsea

by Francesco Pietrella
Vitesse

Domanda. Cosa lega una serie tv al mondo del pallone? Due parole: Vitesse e Arnhem. Partiamo dalla prima, avversaria della Roma agli ottavi di Conference. In francese vuol dire «velocità», gioca in prima divisione olandese ed è il «paradiso dei giovani». Chi passa lì qualcosa combina: Mount, Solanke, Odegaard. Il suo patron, Valeri Ojf, è un oligarca russo legato al petrolio e all’energia, amico stretto di Abramovich come il suo predecessore, Alexander Chigirinsky. Stesso identikit. Da qui un legame con il Chelsea quasi decennale. Ne parleremo. Arnhem, invece, è la città in cui gioca la squadra, 150 mila abitanti sul Reno, più vicina alla Germania che ad Amsterdam. Qui entra in gioco una serie tv Hbo chiamata «Band of Brothers», banda di fratelli, gioiellino di vent’anni fa prodotto da Steven Spielberg e Tom Hanks.

Banda di fratelli

«Band of Brothers» racconta storie di uomini all’interno della seconda guerra mondiale. Emozioni, fragilità, insicurezze e pensieri dei paracadutisti della ‘Compagnia Easy’, dal D-Day alla fine del conflitto, tra Francia e Austria. Tratto dal libro di Stephen Ambrose, biografo di Eisenhower e Nixon, uno degli episodi si concentra sull’Operazione Market Garden, un piano degli Alleati per conquistare cinque ponti in Olanda, tutti di fila. Uno di questi era quello di Arnhem, distrutto e poi ricostruito. L’operazione fallì, la Easy tornò indietro, la serie lo racconta. Il ponte, oggi, porta il nome di John Frost, il comandante inglese che tenne la posizione con orgoglio e poi fu fatto prigioniero dai tedeschi. Uno dei fratelli. 

Il Chelsea tarpa le ali

Giovedì la Roma giocherà ad Arnhem. Il «Gelredome Stadium» dista due chilometri dal ponte. Cinque minuti in macchina, trenta a piedi. Calcio, ma mai solo calcio. Il Vitesse è una squadra niente male, si regge sui gol di Openda (11) e Baden Frederiksen (7) ed è settima in campionato. Ai gironi ha battuto il Tottenham. Il miglior risultato della storia del club è la Coppa d’Olanda vinta nel 2017, mentre in Eredivisie non sono mai andati oltre il terzo posto del 1995. Colpa… del Chelsea. Almeno secondo una stilettata di Merab Jordania, presidente del Vitesse dal 2010 al 2013, quello che ha preso un club pieno di debiti e l’ha portato a giocarsi un titolo storico stoppato dai Blues: «Londra non voleva. A gennaio 2013 eravamo primi, servivano acquisti, ma dall’Inghilterra hanno bloccato tutto. Non volevano una squadra troppo forte». Parola di Jordania al Telegraph. La Uefa aprì un’inchiesta, ma finì tutto in una bolla di sapone. 

Uomini del mistero

Tra i due club c’è un legame storico, propiziato da Abramovich e portato avanti dai suoi scudieri russi, Chigirinsky e Ojf. Di quest’ultimo si sa poco. Intanto non è nella ‘black list’ di Stati Uniti e Regno Unito, e di questi tempi in Russia è una medaglia, poi ha gestito per anni il patrimonio di Roman. Ex presidente di Gazprom e Sibneft, ha anche un’esperienza politica in Siberia, 4 anni al senato di Omsk. A differenza di Chigirinsky, detto l’invisibile per le sue rare apparizioni ad Arnhem, Ojf si palesa spesso. Gestisce il club da dietro le quinte come un moderno Big Brother. Osserva tutto dalla sua stanza. Negli ultimi anni ha costruito un Vitesse competitivo grazie a una policy al risparmio e ai prestiti del Chelsea, che ha mandato in Olanda 28 giocatori. Alcuni si sono fatti notare (Mount, Piazon, Kalas, Solanke), altri meno (Kakuta, Atsu, Musonda).  Sembra una sorta di do ut des formato calcio, tradotto così: «Io ti mando i talenti, tu li valorizzi e in cambio resti resti lì, nell’Europa minore, senza mai vedere la Champions». Almeno secondo la versione di Jordania. 

Vitesse, da Spors a Bazoer

Il d.s. del Genoa arriva da Arnhem. Prima di scegliere l’Italia, infatti, Johannes Spors ha lavorato diversi anni al Vitesse, e gran parte della squadra che giovedì sfiderà la Roma l’ha costruita lui. Openda gioca in Olanda dall’anno scorso e ha già segnato venti gol. Baden Frederiksen invece, arriva dalla Juve U23. A 14 anni fu scartato dal Liverpool perché «troppo gracile». Sono i due duemila da tenere d’occhio. Spors ha svelato perché: «Abbiamo uno staff che aiuta i giocatori ad adattarsi al nostro club, alla cultura e alle abitudini olandesi». Ultima curiosità: in difesa, con il numero 10, ci sarà Riechedly Bazoer, vecchia promessa dell’Ajax mai diventata realtà. Un tempo giocava in mezzo, fu squalificato per un anno perché i lancieri, per soffiarlo al Psv, violarono la concorrenza per i trasferimenti dei minorenni. Altri tempi. 

Ricostruire? No problem

Il Vitesse sembra un’isola felice dove i giovani crescono in pace. Sbagli? Fa niente, soprattutto per chi arriva da Londra. L’età media è di 23 anni, il più anziano ne ha trenta ed è Tomas Hajek, centrale ceco. Con l’addio di Abramovich, però, la musica del carillon potrebbe fermarsi. Il patron del Chelsea ha messo in vendita i blues per via della guerra. Fin qui l’asse Londra-Arnhem ha funzionato senza problemi per via dell’amicizia e dei rapporti tra connazionali. Al momento solo voci. Intanto Vitesse sogna e sfida la Roma. Costruisce. In caso ricostruirà. Lo dice la storia. Basta camminare sul ponte.