Wijnaldum, il «centrocampista perfetto» che non voleva stare sulla fascia

by Redazione Cronache
Wijnaldum

C’era un tempo (siamo sicuri che sia davvero finito?) in cui l’unica cosa che contava, o almeno quella che contava di più, nei videogiochi di calcio era la velocità. Negli anni di Fifa 2010, Georginio Wijnaldum si è rivelato al grande calcio proprio per questo motivo: era un giovane del Feyenoord imprendibile sulla fascia. L’ideale per la modalità Carriera visti i margini di crescita assurdi. Nella realtà, era molto più di questo. Poi lo è diventato.

Il «centrocampista perfetto» secondo Jürgen Klopp che insieme a lui ha vinto, al Liverpool, Premier League, Champions e Mondiale per club. E probabilmente non scorderà mai la doppietta in soli 122 secondi (da subentrato) contro il Barcellona nella semifinale di ritorno del 2019, vinta 4-0 ribaltando i tre gol subiti al Camp Nou. Dopo un’annata – che al contrario non verrà ricordata – al Psg, dov’era arrivato a parametro zero, l’olandese, 32 anni novembre, si è trasferito alla Roma con la formula del prestito oneroso (2 milioni) che prevede un eventuale diritto di riscatto fissato a 8. Con i francesi che si accolleranno metà di un ingaggio di quasi 10 milioni. Il terzo grande colpo dell’estate giallorossa dopo Dybala e Matic.

Georginio Wijnaldum, un passo alla volta

Quando il tecnico dei Reds lo definisce «perfetto», intende che Mourinho avrà a che fare con uno di quei giocatori che tutti vorrebbero. «Ha tutto quello che ti serve» precisa il tecnico tedesco. Anche perché in mezzo al campo ha ricoperto ogni ruolo – al centro, mezzala o trequartista -, sempre con la massima affidabilità e un certo vizio per il gol o l’assist vista la propensione ad attaccare la profondità, sempre e comunque, e la capacità di scartare chiunque. Eppure ha dovuto lottare per non finire sempre sulla fascia. “Colpa” di quella velocità di cui parlavamo prima. Per esempio al Psg, dove ha messo insieme 38 presenze (con 3 gol e 3 assist in tutte le competizioni), una decina di partite le ha giocate da esterno.

Come al Newcastle, che lo ha acquistato dal Psv nel luglio del 2015 (per 14,7 milioni di sterline) e utilizzato soprattutto sulla corsia mancina. Arrivato ai Magpies da terzo acquisto più costoso della storia del club (dopo Owen e Shearer, non due qualunque), non è riuscito a evitare la retrocessione, ma almeno ha chiuso come miglior marcatore della squadra. Così ne ha approfittato il Liverpool. Si fa per dire, dato che ha dovuto tirar fuori una trentina di milioni. Un cambiamento repentino, come quello da Parigi («Non sono mai stato completamente felice» ha ammesso) a Roma, all’interno di una carriera dove invece ha sempre fatto le cose con calma. Un passo alla volta. Conquistandosi ogni singolo traguardo e restando a lungo nelle società olandesi dove si è formato, ma anche al Liverpool (2016-2021)

La ginnastica e il nuovo cognome

Addirittura a 7 anni giocava difensore, finché non è stato spostato terzino e ha iniziato a salire sempre più in alto sulla fascia. A quell’età Georginio Wijnaldum, detto “Gini”, di origini surinamesi (e calciatore come i fratelli Giliano e Rogerio e il cugino Royston Drenthe che è stato per tre stagioni al Real) era allo Sparta Rotterdam. Poi ha finito le giovanili al Feyenoord, dov’è diventato il più giovane a esordire in prima squadra (16 anni e 148 giorni) e a segnare un gol, contro l’Heracles Almelo. Non male per uno che era partito con il pallino della ginnastica e delle acrobazie e che ha cambiato idea solo dopo che il cugino lo ha convinto a fare un provino col pallone.

Nel 2011, l’anno in cui si afferma ad alto livello, attira l’interesse del Psv dove riporta il titolo nazionale (nel 2015) e diventa il nuovo capitano ereditando gli oneri di gente come Mark van Bommel e Kevin Strootman. L’estate prima, con la Nazionale, aveva contribuito alla conquista del terzo posto ai Mondiali 2014, segnando il secondo dei tre gol rifilati al Brasile padrone di casa nella “finalina”. Nel suo passato anche un cambio di cognome per prendere quello della madre Maureen dopo il divorzio dal padre. Fino a quel momento era conosciuto come Georginio Boateng. A seconda di come andranno le cose, nei prossimi mesi saranno i tifosi della Roma a “ribattezzarlo” con qualche soprannome più bello. Dipenderà da lui.