Wu Lei, il Pallone d’oro cinese che ha salvato l’Espanyol

by Matteo Lignelli
Wu Lei

L’Espanyol è la neopromossa della Liga ad aver conquistato più punti in questo campionato. Trentanove, per la precisione, dopo la vittoria di domenica 10 aprile contro il Celta Vigo. Un successo fondamentale per assicurarsi di aver raggiunto la salvezza con un certo anticipo e non doversi più guardare le spalle fino all’estate. Una vittoria di misura con in copertina il volto del protagonista meno atteso: Wu Lei, attaccante esterno cinese di 30 anni che gioca nella squadra minore di Barcellona dal gennaio del 2019, senza troppa fortuna.

Era arrivato col soprannome di “Maradona cinese” dopo aver infranto ogni record in patria ed esser stato protagonista con la Nazionale di Marcello Lippi; in 120 partite in Spagna, però, ha segnato 16 gol e messo insieme sei assist. Era la sua prima rete nella Liga di questa stagione, in cui ha trovato davvero poco spazio. Se non altro una marcatura pesante. Numeri che comunque non gli hanno impedito di vincere per la terza volta (dopo le edizioni 2018 e 2019) il Pallone d’oro cinese.

Wu Lei, finalmente un gol

«Sono molto contento per lui. Ha una predisposizione brutale nel fare col sorriso tutto ciò che gli chiediamo» ha commentato Vicente Moreno, il suo allenatore. «È vero che non ha avuto un ruolo di primo piano finora, ma se l’è meritato e siamo felici per lui». Entrato dopo l’ora di gioco, all’89’ gli capita sui piedi un pallone buono in area e lo mette dentro con una bordata. La voglia di Wu Lei di spaccare il mondo, iniziando con la porta da calcio, è comprensibile. Prima di essere gettato in campo col Celta Vigo era stato in panchina contro Maiorca e Real Sociedad, aveva giocato 11 minuti in tutto nelle tre partite precedenti, guardandosi seduto al caldo sia il derby col Barça che il big match col Siviglia. L’unica altra soddisfazione che era riuscito a togliersi è il gol segnato a dicembre contro il Palencia Cristo (seconda divisione) in Copa del Rey.

L’importanza di chiamarsi… “Sincerità”

Wu Lei è nato a Nanchino nell’autunno del 1991 con le idee chiare. Evidentemente ereditate dai genitori, che hanno provato a indirizzare il suo carattere già con la scelta del nome. “Lei” significherebbe infatti “onestà”, “trasparenza” e “sincerità”. Ci sono riusciti. A 12 anni, intervistato da una televisione cinese, conferma di non avere peli sulla lingua. Gli chiedono quanto varrà in futuro e lui risponde «Settanta milioni di dollari». È solo un bambino, non può sapere che quella cifra non l’aveva spesa nemmeno il Real Madrid per Ronaldo il Fenomeno, però rende l’idea.

Nel testo del video c’è un errore, è il 2004 e non il 2014

Le origini e l’aiuto di un pittore

Frequenta l’accademia di uno dei migliori allenatori della Cina, Xu Genbao, a Shangai, fondata ispirandosi al Manchester United con l’obiettivo di sviluppare i “diavoli rossi cinesi”. Purtroppo la famiglia fatica a permettersela, così lo stesso Xu Genbao si mette alla ricerca di un “mentore” che finanziasse la giovane promessa, trovandolo nel pittore Cheng Shifa, scomparso nel 2007, che diventerà per lui una sorta di nonno. Anche il padre aveva dato tutto per farlo giocare a calcio, iniziando a lavorare come guardia di sicurezza per avere più tempo durante il giorno da dedicare all’allenamento del ragazzo.

I numeri da star di Wu Lei

Passa allo Shangai SIPG e il 2 settembre del 2006, durante una partita di terza divisione, diventa il giocatore più giovane a esordire nel calcio professionistico cinese, a 14 anni e 287 giorni. Da quel momento l’ascesa di Wu Lei non si è mai arrestata. Dopo la promozione in Chinese Super League del 2013 ha sempre superato i 12 gol a stagione, diventando il più giovane del Paese a raggiungere quota 100. Resterà nella squadra fino a gennaio 2019 vincendo il campionato in tutte e tre le categorie, oltre al titolo di capocannoniere del 2017 con 27 centri. Fino al grande salto in Europa. Il sogno di ogni ragazza e ragazzo che gioca a calcio; anche se non è la Barcellona di Messi, ma la rivale cittadina. Una società che pochi anni prima era stata rilevata dal gruppo cinese Rastar, con Chen Yasheng nel ruolo di presidente e azionista di maggioranza.

L’unico record che ha battuto in Spagna è quello di primo marcatore cinese nella storia della Liga, mentre con il passare del tempo i minuti a sua disposizione sono scesi. Prima di affossare il Celta Vigo non segnava nella massima serie dal 13 giugno del 2020 contro l’Alavés, poi è retrocesso. Il ritorno mediatico, invece, è stato incredibile: la sua prima partita spagnola è stata seguita da 20 milioni di telespettatori asiatici, gli articoli che parlano di lui vanno dalle 100mila al milione di visualizzazioni e la maglietta dell’Espanyol col suo nome e numero andava a ruba.