Zaccardo si racconta: «Mi voleva Paratici. E quello scambio saltato con Biabiany…»

by Redazione Cronache

Il Campione del Mondo 2006 Cristian Zaccardo si è raccontato in una lunga intervista senza filtri sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Ecco le sue dichiarazioni principali.

FUTURO – «Ho smesso da un annetto e aspetto la chiamata giusta per rientrare in un nuovo ruolo. Mi piacerebbe fare il direttore sportivo, ho preso il patentino e amo il calciomercato: fare trattative e scoprire nuovi talenti. Non ho preferenze: partirei volentieri da una Lega Pro o lavorare in punta di piedi al fianco di un direttore importante».

BAGGIO – «Con tutto il rispetto per tutti e per i fenomeni del 2006 il più grande calciatore italiano è stato Roberto Baggio. Avevo 16 anni e mi allenavo con la Prima squadra del Bologna, dove c’era lui. Era impressionante: scartava tutti con una facilità incedibile. Umanamente è pazzesco: era più umile lui di me. Io gli avrò detto a fatica buongiorno e buonasera dall’emozione, mentre lui era disponibilissimo con tutti. Un esempio a tutto tondo. Fa strano vedere un campione come lui fuori dal mondo del calcio…».

FANTACALCIO – «Il primo di stasera fu quello a Palermo nel 2004/05. Lo vinsi io, battendo Morrone, Zauli, Barzagli. Amavo fare gol e mi prendevo sempre all’asta. Ti racconto questa: Nel 2008/09 andai in sala stampa dopo Livorno-Parma per prendermi un gol che Sky aveva attribuito a Dzemaili, ma in realtà c’era stata la mia deviazione di tacco. Un +3 a cui non potevo rinunciare».

CRESPO – «Ogni tanto mi buttavo in avanti a caccia del gol e invadevo la sua zona in area di rigore, così Hernan scherzando nello spogliatoio mi diceva di stare dietro che ci pensava lui a segnare…».

EUROPEO UNDER 21 – «Eravamo una nazionale fortissima. C’erano Gilardino, De Rossi, io, Barzagli e Amelia che due anni dopo ci diamoci ritrovati al Mondiale in Germania. Erano poi anche altri giocatori importanti come Caracciolo, Bonera, Pinzi, Brighi e Moretti».

ESORDIO IN NAZIONALE – «Si giocava il 17 novembre 2005 a Messina. Ero mezzo infortunato e non so neppure io come feci a stringere i denti e a giocare contro la Finlandia. Ero su una gamba sola, ma per la maglia azzurra questo e altro. Non potevo sprecare la chance di esordire in Nazionale, perciò non dissi nulla e strinsi i denti».

GOL MONDIALE – «Il mio primo gol in nazionale. Si giocava a Palermo: cross dalla sinistra di Grosso e colpo di testa del sottoscritto che finisce in rete. Quel gol ci diede la qualificazione matematica al Mondiale 2006. Ricordo ancora i titoli dei giornali: Zaccardo porta l’Italia al Mondiale».

MONDIALE 2006 – «Dopo l’impresa di Dortmund contro la Germania ho capito che avremmo alzato noi la Coppa, mentre contro l’Australia ho avuto davvero paura di andare a casa prima del rigore di Francesco Totti. Vincerlo giocando due gare è stata una emozione bellissima. Siamo entrati nella storia: come scrivono sui social Zaccardo ha vinto il Mondiale e Messi e Ronaldo no».

CHAT – «Nel gruppo dei campioni del mondo su Whatsapp ci teniamo sempre in contatto per farci gli auguri e iniziative benefiche. Ci prendiamo in giro: i più scatenati? Totti e Gattuso».

PLAY  – «Nesta, Pirlo, Materazzi e Gilardino erano i più forti alla Play. Io giocavo a Ping Pong: che sfide con Buffon e Barone. Adesso i ragazzi si chiudono in camera e vanno su internet, mentre prima nei ritiri si fraternizzava e si passavano le giornate insieme».

IDOLO – «Da bambino ero milanista e impazzivo per Van Basten, mentre il modello come terzino destro era Cafu anche se non spingevo come lui».

WOLFSBURG – «Nel 2008 io e Barzagli andiamo insieme in Bundesliga e vinciamo il campionato al primo colpo, interrompendo il dominio del Bayern. È stata una bella esperienza di vita: poi vincere la Bundes con loro è come vincere lo scudetto in Italia col Sassuolo. Un’annata bellissima, col senno del poi avrei dovuto restare qualche anno in più in Germania ma avevo paura di perdere la nazionale. Guadagnavo un sacco di soldi in più rispetto all’Italia, ma volevo provare a essere convocato per il Mondiale 2010. Feci 5 gol e 2 assist il primo anno a Parma, ma Lippi non mi portò in Sudafrica…».

PARMA – «A 28 anni sono tornato in Serie A per inseguire la nazionale, perché chi giocava all’estero veniva poco considerato all’epoca. A Parma c’era un bel progetto con una società ambiziosa. Poi la presenza di Guidolin in panchina era una garanzia per me. Mi sono trovato molto bene anche con Donadoni: stavo comprendo a casa e pensavo di chiudere la carriera in Emilia, se non fosse arrivata la chiamata del Milan. Ghirardi e Leonardi mi avevano già prospettato un ruolo da dirigente nel club al termine della carriera».

DZEKO – «Era potente e tecnico. Sin dai primi allenamenti impressionò sia me sia Barzagli. Il Dzeko tedesco era ancora più forte di quello che abbiamo visto al City e alla Roma. Aveva fisico e tecnico: sembrava il nuovo Shevchenko. Quante risate ci siamo rifatte a tavola. Eravamo un bel poker: io, Edin, Misimovic e Barzagli».

MILAN – «Arrivo nel gennaio 2013 la chiamata di Galliani e dissi di sì. A Parma stavo molto bene, ma non potevo dire di no ai rossoneri che se in classifica loro erano ottavi e il Parma nono. Poi arrivò Balotelli e col Milan facemmo una cavalcata incredibile conquistando il terzo posto».

ALLEGRI – «È un grande allenatore tagliato alla perfezione per le big. A livello tattico come Lippi non si inventa nulla, ma è straordinario nella gestione del gruppo e dei giocatori, che é quello che fa la differenza in una grande squadra».

BALOTELLI – «Dispiace vedere la sua carriera. Avrebbe potuto fare molto di più sia a livello di club che in Nazionale. Il Mario del Milan era devastante: mostruoso fisicamente, era dominante e con un tiro straordinario. Non ha la fame di essere il più forte come Cristiano Ronaldo e tende a risparmiarsi. Avrebbe potuto diventare un top e invece con tutto il rispetto adesso gioca al Brescia…».

KAKÀ – «Un Fenomeno. Quando partiva palla al piede, andava a cento all’ora. Professionalmente è top, un esempio per tutti nello spogliatoio».

INZAGHI – «Mi ha fatto strano ritrovarmelo allenatore al Milan. Nello spogliatoio davanti a tutti ci si dava del lei, ho fatto solo 3 partite con lui. Era alla prima esperienza e c’erano tanti problemi in quel Milan ed è andato in difficoltà anche lui”.

BERLUSCONI – «Persona eccezionale, carisma e personalità voto 10. Simpaticissimo ed era sempre disponibile nei nostri confronti. Tatticamente quando veniva a Milanello dava qualche indicazione agli allenatori di turno, soprattutto a Pippo Inzaghi. Un presidente straordinario».

CAVANI – «Se sta bene fisicamente, fa la differenza. Sarebbe un grande colpo. Può ancora fare 20 gol a stagione tranquillamente. A parametro zero sarebbe una grande occasione per l’Inter. Come lo vedo in coppia con Lukaku? Sarebbero micidiali, possono coesistere senza problemi. D’altronde Edi a Parigi ha fatto coppia con Ibra, perciò può giocare con chiunque. A Palermo aveva una fame incredibile, correva tantissimo. Mai visto un attaccante così disponibile al sacrificio».

CONTE – «È uno dei migliori al mondo. Mi sarebbe piaciuto essere allenato da lui. Ho avuto Lippi e Allegri e Antonio fa parte dei fuoriclasse della panchina, un vincente nato. Poi i miei ex compagni di nazionale che l’hanno avuto me ne hanno parlato tutti benissimo. Ammiro di Conte la bravura nel tirare fuori cose straordinarie da ogni suo giocatore».

COMPAGNO PIÙ FORTE – «Totti quando faceva certi assist no look era qualcosa di straordinario».

LUCARELLI – «Un grande difensore. La domenica era imbattibile, non tradiva mai anche se certe settimane il giovedì sembrava in condizioni imbarazzanti. Sapeva gestirsi benissimo».

MALTA – «Ho trovato un calcio in crescita, anche se il livello del loro campionato è equiparabile a una nostra Serie C. Volevo portarmi dietro la famiglia e restare lì alcuni anni, però la famiglia ha voluto restare in Italia. Volevo creare una sinergia con un club italiano o cinese per fare una sorta di succursale di una big a Malta».

SAN MARINO – «Avevo ancora voglia di giocare e accettai la chiamata del Tre Fiori. Ho vinto la Coppa di San Marino ma il problema al ginocchio mi tormentava è così ho dovuto mollare».

JUVENTUS – «Nel 2011 sono stato vicinissimo ai bianconeri. Nel mercato di gennaio Paratici mi voleva, ma Delneri scelse un altro giocatore. Peccato perché col mister avevo un buon rapporto e ce l’ho tuttora: avrei giocato ancora con Barzagli e vinto un po’ di scudetti. Ricordo ancora che dopo la vittoria 4-1 col Parma sul campo della Juve con due miei assist, Paratici mi disse di volermi portare in bianconero: tutta colpa di Delneri…».

RETROSCENA – «Una operazione saltata della mia carriera dopo che era già chiusa? Lo scambio con Biabiany tra Milan e Parma, ma poi le visite mediche di Jonathan fecero saltare tutto, nonostante aveva già fatto le foto con la sciarpa del Milan».

TOP 11 CARRIERA – «Buffon in porta. Zaccardo terzino destro. BarzagliCannavaro centrali e Grosso a sinistra. A centrocampo Gattuso, Pirlo e De Rossi. Totti trequartista: davanti Cavani e Baggio».

CARPI – «Passare da Milanello a Carpi non è semplicissimo. Ricordo che mister Castori che mi disse subito di scordarmi tutto a quello in cui ero abituato in rossonero. Mi sono adattato subito e mi hanno dato immediatamente la fascia da capitano. Mi sentivo un ragazzino fisicamente, ho giocato 29 partite segnando un gol. Peccato che per un punto non ci siamo salvati, sarebbe stata un’impresa straordinaria».

VICENZA – «È stato il mio primo anno in B. Non mi sono pentito della scelta, perché resta una grande piazza. Sono contento che stiano tornando in B e spero possano arrivare anche in A di nuovo. Lo meritano i tifosi e la città. Quell’anno in cui ho giocato in biancorosso è stato un disastro, tutto da dimenticare. A livello societario c’era un caos incredibile: un casino di cui preferisco non parlare…».