Zurigo, dalla B al titolo? La capitale del lusso si affida al «bomber scalzo»

by Francesco Pietrella

A Zurigo c’è un dadaismo strano che prova a fare la guerra all’élite. Non usa l’arte e non ricorre all’estetica, al teatro, alla poesia, bensì al pallone, quel gioco dove a volte i giganti inciampano e cadono. Zurigo è la capitale delle banche, degli orologi e del lusso, prima città al mondo per qualità della vita, ma da quest’anno è tornata a far parlare di sé anche grazie al calcio. I ragazzi di Breitenreiter sono primi in classifica davanti a Young Boys e Basilea, danno 10 punti a quelli di Berna e 12 agli altri. Il bello è che questi due club che si sono spartiti tutti i campionati dell’ultimo decennio. Anche di più. L’ultima squadra a vincere prima di loro è stata proprio lo Zurigo, campione nel 2009, prima di andare in Champions e fermare due volte il Milan. Nel 2017 era in seconda serie, mentre l’annata scorsa è arrivata penultimo.

Tutti i segreti

Oggi guarda tutti dall’alto a 15 partite dalla fine. Di nuovo al top. Cent’anni fa, sul lago, tra le vie del lusso, nella solita Svizzera neutrale durante la prima guerra mondiale, nacque il dadaismo. ‘Dada’, cioè? Nulla. Nessun significato particolare, bensì il rifiuto degli standard dell’epoca attraverso opere nuove, anche strane, contro tutto e tutti. Ciò che sta provando a fare lo Zurigo nel pallone.  Breitenreiter ha rifilato 3 reti al Lugano nell’ultimo turno. Guida la classifica con 50 gol fatti, 27 subiti, 10 vittorie di fila e una sfilza di giocatori passati per la Serie A senza troppa gloria.

Bresaola e rughetta

Il primo è Moritz Leitner, tedesco, fantasista dalla buona tecnica passato per Dortmund da giovanissimo, due partite con la Lazio nel 2016/17. Non è un titolare, quest’anno ha giocato solo 10 partite, ma arriva da qualche stagione positiva al Norwich. I tifosi laziali se lo ricordano per un pranzo finito male: il suo trasferimento a Roma rischiò di saltare per colpa di una sfuriata di Lotito, che infastidito dall’affare Candreva, diretto all’Inter, fece volare un piatto di bresaola a Formello. Storia nota raccontata da Repubblica: il patron biancoceleste è a pranzo con Calveri, il segretario della Lazio. I due discutono di Candreva e dei nerazzurri. L’esterno vorrebbe un paio di mensilità arretrate, la Lazio fa muro, Antonio pressa, così Lotito, infastidito, batte i pugni sul tavolo e fa volare rughetta e bresaola davanti ai giocatori. 

I due ‘romani’

Leitner resta così colpito da dire al suo agente che non se ne fa nulla, ma grazie alla mediazione di Tare il tedesco firma con la Lazio. L’avventura dura solo sei mesi. Un altro ‘romano’ a Zurigo è Ante Coric, 24 anni, fantasista croato di cui si parlava bene. C’è stato un tempo in cui i database di tutti i d.s. avevano il suo nome in cima alla lista. Ha esordito tra i pro’ a 16 anni con la Dinamo Zagabria, poi ha segnato a 17 in Europa League (il quinto più giovane). Dopo aver girato varie piazze la Roma l’ha dato in prestito allo Zurigo. Poca continuità, un gol in 10 partite, tutt’altro che enfant prodige. 

Gnonto, bene bene

Oltre a Dzemaili, ‘l’italiano’ più importante, un gol e un assist in 13 partite, gloria per il diciottenne Wilfried Gnonto, arrivato sul lago l’anno scorso dopo 8 stagioni nell’Inter. È il capitano dell’Italia U19. Ala sinistra estrosa, bel dribbling, ha segnato 7 gol in 22 partite tra campionato e coppe. Sta trascinando lo Zurigo alla vittoria. Arrivato a 16 anni, dice che nella vita è «importante prendersi dei rischi». Fin qui gli sta dicendo bene. Tre curiosità: il 10 è Antonio Marchesano, 30 anni, intuibili origini italiane. Con lo Zurigo ha già vinto la Coppa di Svizzera del 2018 e la seconda serie l’anno prima. Sui social posta foto con bandierine azzurre. Il terzo portiere, invece, è Gianni De Nitti, svizzero-italiano. In difesa spazio a Ousmane Doumbia, fratello minore di Seydou, ex bomber del Cska passato per Roma senza fortuna. 

La star: Ceesay

Ultimo appunto per la star. Se lo Zurigo è primo gran parte del merito va ad Assan Ceesay, punta gambiana arrivata in Svizzera in punta di piedi e senza scarpe. Da ragazzino giocava scalzo per le strade di Banjul, la sua città: «In Africa funziona così. Quando la tua famiglia non può permettersi le scarpe giochi senza. Un giorno, prima di una partita con l’Under 17, un compagno mi prestò un paio di scarpini. Io non avevo niente». Ora è il capocannoniere dello Zurigo con 12 gol, due in meno di Cabral. Il tutto dopo i quarti raggiunti in Coppa d’Africa alla prima partecipazione. Del resto il Gambia ce l’ha portato lui: Ceesay ha segnato il gol qualificazione contro l’Angola, in uno stadio così pieno che alcuni tifosi hanno seguito la partita sopra i riflettori. In Italia l’hanno seguito Sassuolo e Bologna, ma tutto è rimandato a fine anno. C’è un titolo da vincere. Un’opera da portare a termine. Strana, ‘dadaista’, svizzera. Sul lago più lussuoso che c’è.