Danjuma, il serpente col vizio di mordere le grandi

by Francesco Pietrella
Danjuma

Qualche anno fa sulle distinte c’era scritto «Groeneveld», il cognome di papà. Poi è arrivato un divorzio e allora sai che c’è? «Uso il cognome di mia madre». Ora è Arnaut Danjuma, Danjumagic, il dispensa magia. Si è visto con l’Atalanta, con la Juve e ora anche col Bayern: un gol dell’esterno ha rispedito a casa i ricchi bavaresi. Il Villarreal sogna la semifinale di Champions grazie a lui, schiaffetto a Lewandowski e andata in cassaforte. Chissà. Intanto il ragazzo immagina l’impresa a occhi chiusi, sul suo letto, ripensando ai tempi in cui dormiva in auto fissando il tettuccio.

«Nato di venerdì»

C’è stato un tempo in cui Danjuma non aveva un posto dove andare. «Alcuni giorni ce ne stavamo in macchina, al freddo, tutta la notte». Mamma nigeriana, papà olandese, Arnaut è nato a Lagos e poi si è trasferito a Oss, nel Brabante, uno dei posti più freddi d’Europa. A mezz’ora di macchina c’è Eindhoven. Danjuma è cresciuto dribblando ostacoli sul terreno e nella vita. I suoi genitori si sono separati e lui è rimasto con la madre: «Il mio faro. La mia guida». La ricorda sempre. Il nome, in nigeriano, significa «nato di venerdì», ma a giudicare dal c.v. preferisce i giorni in mezzo alla settimana: fin qui ha segnato 6 gol in 9 partite di Champions. Due alla Dea, uno alla Juve, l’ultimo al Bayern. In campionato è arrivato a 8, tra cui una tripletta contro il Granada e un guizzo contro l’Atletico, 2-2 e punto fondamentale. Contro lo United ha fatto impazzire Dalot, salvo poi chiedere la maglia al suo idolo Cristiano: «Un mito. Giocare a Old Trafford è unico». 

Passo dopo passo

Danjuma è un’ala offensiva di estro e coraggio. Ambizione. Prima della sfida contro i bavaresi il Guardian gli ha chiesto una classifica dei migliori esterni d’Europa. Lui così: «Beh, sarebbe impossibile non considerarmi tra questi. Sto disputando una grande stagione». La fiducia in se stessi prima di ogni cosa. Il Villarreal, campione d’Europa League in carica, l’ha strappato al Bournemouth per 24 milioni. Prima di far bene in Liga ha segnato 17 gol in Championship e altri 10 in Premier. Nel 2019 ha vinto la Supercoppa del Belgio con il Bruges. È uno da ‘step by step’, forgiato dalle difficoltà e reso grande da Emery, di cui tesse le lodi in ogni intervista: «Mi ha migliorato come uomo e come calciatore». 

Il serpente Danjuma

Pillole sparse. Arnaut è il classico esterno da piede invertito, destro che gioca a sinistra e punge. In alcuni aspetti ricorda Antony dell’Ajax. Imprevedibile, frizzante, geniale. Sul suo profilo Instagram c’è un video di dove si libera del marcatore con il tacco. Dribblomane da sempre, esulta mimando il gesto di un serpente. Lo stile di gioco suggerisce il cobra, il morso, la puntura, ma in realtà è un gioco tra amici nato anni prima, quando “Danjumagic” era fantasia.

Meglio l’infrasettimanale

«Lo facevo da ragazzino». Il tempo non ha cambiato le cose. Piuttosto ha forgiato il carattere. A 19 anni è stato scartato dal Psv senza un valido motivo: «Offrivano contratti a tutti, a me no. Ci sono rimasto male, Eindhoven è stata la mia casa, ma ho rialzato la testa». Nel 2018 segna 11 gol al Nec in prima divisione e sbarca a Bruges. Tempo due mesi e debutta in nazionale olandese contro la Germania. Fin qui ha collezionato sei partite e due reti. Il primo è arrivato il 16 ottobre contro il Belgio. Era un martedì sera. Il suo nome dice tutt’altro. Il ‘serpente’ punge in mezzo alla settimana.