Capre, Lewandowski e… vino. Ecco il Lech Poznań, la sorpresa di Polonia

by Redazione Cronache

Prima della partita tra Lech Poznań e Bruk-Bet Termalika Nieciecza, sabato scorso, lo stadio del Lech spara a tutto volume la playlist di David Kownacki. Lo fanno da anni: la musica del prepartita la sceglie a turno uno dei calciatori. Non è un caso che sia toccato all’ex Sampdoria. Don’t You Worry Child della Swedish House Mafia, Young, Wild & Free di Snoop Dogg e Wiz Khalifa, Thunderstruck degli AC/DC. Poi si scende in campo e il Lech vince 5-0. In gol vanno tre ex Serie A: Mikael Ishak (4 gol nel 2013/14 a Crotone), Bartosz Salamon e proprio Kownacki. Salamon ha giocato a lungo in Italia, Milan, Samp, Cagliari e Spal tra le altre, mentre Kownacki è tornato da poco al Lech. Qui ha iniziato a giocare a calcio nel 2005, è partito nel 2017 per sostituire Patrik Schick alla Samp e oggi, dopo tre anni al Fortuna Düsseldorf in Germania, è tornato a casa dopo 1667 giorni: «Lo conosciamo bene», ha detto di lui il tecnico, Maciej Skorża. E ha ragione.

 

Lech Poznań, ferrovie e Solidarność

Il 19 marzo, il Lech Poznań – oggi in testa alla classifica della Serie A polacca, l’Ekstraklasa – compirà cent’anni. Nasce nel 1922 da un’organizzazione cattolica giovanile come Lutnia Dębiec, ma prima del 1930 cambia due nomi. Sì, perché nel club entrano le Ferrovie statali polacche e molti giocatori parallelamente lavorano tra carrozze e binari. La commistione con le Ferrovie termina nel 1994 ma resta viva nel soprannome Kolejorz, “ferrovieri”, e nel logo che ricorda una locomotiva. In tutto, il club cambia 13 nomi. Ed è il 2006 quando il consiglio d’amministrazione vara l’ultimo, che è quello attuale: KKS Lech Poznań. L’acronimo sta per Kolejowy Klub Sportowy, mentre Lech rimanda a Lech Wałęsa, la guida di Solidarność poi eletto presidente della Repubblica tra 1990 e 1995. Nel mentre, il Lech impiega sessant’anni per trovare la sua dimensione. Nel 1978 arriva terzo in campionato, nel 1980 gioca e perde la finale di Coppa nazionale, nel 1982 invece la vince. Di qui, in bacheca finiscono altre 4 Coppe, 6 Supercoppe e 7 campionati. L’ultimo nel 2014/15, quando il Lech perde però la finale di Coppa col Legia Varsavia.

Due capre e Lewandowski

Gzub ha un pizzetto bianco e un vestito blu. Ejber ha il pizzetto blu e una maglietta a righe biancoblù. Sono due capre e sono le mascotte del Lech. Compaiono prima di ogni partita. Non si chiamano così a caso. Gzub vuol dire “fanciullo”, Ejber vuol dire “mascalzone”. Due capre sono il simbolo di Poznań: quando l’orologio della città segna mezzogiorno, i due ovini sulla torre del Municipio si scontrano con le corna. Due capre, Gzub ed Ejber appunto, sono dal 2011 le mascotte del Lech. Col nuovo millennio, il loro club vanta due figure di spicco. Una è Piotr Reiss, 109 reti in 327 partite col Lech Poznań, con cui vince due Coppe e una Supercoppa, tanto che il club ritira in suo onore la maglia numero 9. L’altra è Robert Lewandowski, che dal 2008 al 2010 segna 41 reti in 82 gare e poi parte per Dortmund. Dopo aver sfiorato il Genoa e aver guardato un derby della Lanterna al Ferraris. Ma questa è un’altra storia.

 

Bottiglie, guerra e Il Professore

In rosa non ci sono solo Ishak, Salamon e Kownacki. Una fucina di storie. C’è João Amaral, attaccante portoghese cresciuto a Oporto che fino a 24 anni giocava a calcio e lavorava in una fabbrica di bottiglie di vino, poi ha sfondato e oggi ha già segnato 10 gol in campionato. Poi c’è Jesper Karlström, che nel 2019 ha vinto il campionato svedese col Djurgården. C’è Dani Ramírez, trequartista cresciuto con Mariano Díaz nel vivaio del Real Madrid: lo chiamano Il Professore per la sua leadership nello spogliatoio, come il personaggio della Casa di Carta appunto. E c’è Antonio Milić, che nell’agosto 2012 batteva l’Inter 2-0 a San Siro nei preliminari d’Europa League, assieme all’ex napoletano Radošević. Infine il 17enne Jakub Kamiński, 8 gol finora, già promesso sposo del Wolfsburg in estate. Il capocannoniere è il sopracitato Ishak, con 11 gol: i suoi genitori sono fuggiti in Svezia dalla guerra in Siria, lui parla fluentemente cinque lingue. È il capitano del Lech Poznań che, primo in classifica, che sogna il campionato a 7 anni dall’ultimo.