Dribbling e applausi: «Questo da dove è uscito?». Così Zakaria stregò tutti a 17 anni

by Francesco Pietrella

A un certo uno degli undici urla qualcosa alla panchina: «Ma con questo ragazzo che vogliamo fare? Lo portiamo con noi? È sprecato in Primavera». Denis Zakaria aveva appena preso a palla ai venti metri, dribblato un paio di giocatori e calciato forte in porta, sfiorando un eurogol alla prima partitella con la prima squadra. Johan Vonlanthen, punta svizzera nata in Colombia, un passato nel Brescia e un gol a 18 anni ad Euro 2004 – il più giovane ad aver segnato nella fase a eliminazione diretta -, prende sottobraccio l’allenatore del Servette e parla chiaro: «Quello lì va portato in mezzo ai grandi». 

Jolly da tre ruoli

Zakaria ha 17 anni e ha sempre giocato nelle giovanili del Servette. Uno dei suoi primi tecnici, William Niederhauser, gli faceva fare l’attaccante esterno: «Nell’U14 segnò 20 gol – racconta a Cronache – Rapido, veloce, tecnico, lo potevi schierare ovunque. Perfino da punta». Curioso, no? Perché oggi Denis è un centrocampista box to box. Uno che randella, ti ferma, ti marca, corre più degli altri e poi fa ripartire l’azione, nuovo innesto della Juve in mezzo dopo 4 anni al Borussia Monchengladbach. «Un piccolo Vieira, le caratteristiche sono quelle, anche se i paragoni di solito non fanno bene. Lui è Denis Zakaria, stop. E la Juve ha preso un talento». Quaranta partite con la Svizzera e 125 in Bundesliga.

Intuizione vincente

Prima di dettare legge a centrocampo, però, è stato un teenager del Servette a Ginevra, dove torna per salutare gli amici: «È rimasto il ragazzo di sempre  – dice Niederhauser -, umile e sincero. Appena può va a cena con gli amici di una vita. È un tipo di cuore». Soprattutto in campo. «L’ho allenato un paio d’anni nell’Under 21. All’inizio faceva l’esterno e segnava, poi inizio a provarlo in mezzo. Prima in difesa, poi a centrocampo. Uno così fisico doveva stare lì». Metamorfosi non facile: «Ci ho messo un po’ per fargli capire l’importanza di dover tenere la posizione. A volte prendeva palla, saltava due avversari e poi la perdeva, lasciando scoperto il centro. ‘Gioca con la testa’, gli dicevo. Dopo pochi mesi aveva già capito tutto». 

«Da dove è uscito?»

Pronto per la prima squadra del Servette, seconda divisione svizzera. Uno degli attaccanti è proprio Vonlanthen. «Eravamo primi in classifica – racconta -, una volta a settimana giocavamo una partitella a tutto campo con qualche ragazzo delle giovanili. Un giorno, a metà marzo, arrivano Denis e altri due teenager. Aveva 17 anni. Dopo dieci minuti sfiora un eurogol dopo un gran dribbling nello stretto. ‘Ma da dov’è uscito?’, ci chiediamo tutti. A fine partita vado dal mister, Kevin Cooper, e gli dico che uno così doveva far parte della prima squadra. Ascoltò il consiglio». Tant’è che Denis segna due gol in 6 partite.

Il Servette arriva secondo, ma non ottiene la licenza per partecipare nuovamente alla Challenge League. Zakaria sceglie lo Young Boys e inizia la scalata: «Ogni tanto ci sentiamo via messaggio – dice Johan -, gli auguro il meglio. La Juve ha fatto un gran colpo. A Ginevra era molto timido. Entrava nello spogliatoio, si metteva in un angolino senza parlare con nessuno. Dovevamo coinvolgerlo noi. Quante risate, bei tempi. Ora è diventato un leader». Non servono le parole.